Davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Brescia il pm Caty Bressanelli ha chiesto oggi l’ergastolo per Paola e Silvia Zani, le due sorelle accusate – insieme all’amante di entrambe, Mirto Milani – dell’omicidio della madre Laura Ziliani, consumatosi a Temù l’8 maggio del 2021. Nel corso dell’ultima udienza del processo a loro carico lo psichiatra Giacomo Filippini li aveva dichiarati “totalmente capaci di intendere e di volere” e aveva escluso che possano aver agito spinti da qualche disturbo.

Omicidio di Laura Ziliani a Temù, chiesto l’ergastolo per le figlie e per Mirto Milani

Secondo il pubblico ministero, al “trio criminale” andrebbe riconosciuta l’aggravante della premeditazione: Paola e Silvia Zani e Mirto Milani avrebbero programmato per tempo, nei minimi dettagli, l’omicidio dell’ex vigilessa di Temù Laura Ziliani, con l’obiettivo di impossessarsi dell’eredità ricevuta dalla donna – madre delle due ragazze – alla morte del marito, scomparso a 53 anni nel 2012 dopo essere finito sotto una valanga in montagna.

Il tutto senza pensare alla terza delle sorelle, Lucia, affetta da un grave disturbo cognitivo e quindi bisognosa delle cure materne. Non solo: dopo il delitto, nonostante la confessione (arrivata in seguito al ritrovamento del corpo della vittima), nessuno dei tre si sarebbe mostrato realmente pentito per l’accaduto.

Nel corso dell’ultima udienza del processo a loro carico il professionista incaricato di effettuare la perizia psichiatrica li aveva dichiarati “totalmente capaci di intendere e di volere” e aveva escludo che possano aver agito mossi da qualche disturbo. Fin dall’inizio loro sostengono di aver ucciso la 55enne perché convinti che lei volesse avvelenarli. Ma, secondo l’esperto,

sussiste la concreta possibilità che si sia trattato di una sorta di linea difensiva preordinata concordata dai tre e sostanzialmente mantenuta ferma fino ad oggi. 

La confessione di Paola e Silvia Zani e dell’amante di entrambe

Sia Paola che Silvia Zani hanno confessato di aver preso parte al delitto. Il 24 settembre 2021, a circa un mese dal ritrovamento del corpo della madre – riemerso dalle acque dell’Oglio dopo una piena -, erano state arrestate insieme all’amante di entrambe. Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, avrebbero stordito la vittima con degli ansiolitici, stringendole un sacchetto di plastica attorno al collo e seppellendola in un terreno sul greto del fiume.

Fondamentale, per la ricostruzione del delitto, è stata la testimonianza del compagno di cella di Milani, che agli inquirenti aveva detto:

Mirto mi ha raccontato che quella sera lui, Paola e Silvia preparano dei muffin e riempiono quello destinato a Laura di benzodiazepine. Lei lo mangia però non crolla come previsto nei primi 10 minuti: aveva un fisico forte. Laura a un certo punto è ormai rintronata e va in cucina per prendere da bere dal frigorifero. A quel punto scatta la furia di Silvia che prende da dietro la madre. Laura cade sulla figlia, le salta sopra Paola per tenerla ferma, ma la mamma non muore. Con Mirto le mettono il sacchetto di plastica sulla testa e lo chiudono con una fettuccia e una porzione di prolunga […]. Mi ha detto che c’è il dubbio che sia stata seppellita viva, senza che loro ne fossero certi.

Avevano già provato ad ucciderla prima, somministrandole una tisana avvelenata. Ma non ci erano riusciti. Nel tempo hanno provato ad addossarsi a vicenda la colpa dell’omicidio, ma secondo il pm è chiaro come tutti e tre abbiano avuto un ruolo in questa storia. Ecco perché per tutti e tre è stato chiesto il massimo della pena.

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