Quale sarà il futuro di Gigi Datome? A quanto pare, lontano dei campi da gioco. L’ormai ex giocatore dell’Olimpia Milano che ha annunciato il ritiro qualche mese fa, deve ora fare i conti con la sua carriera fuori dai parquet. In questo senso, la prima ipotesi da scartare è quella di diventare un allenatore come ha invece fatto coach Pozzecco. In una lunga intervista rilasciata ai microfoni del Corriere dello Sport, Datome ha sostanzialmente ribadito la necessità di ‘staccarsi’ momentaneamente dalla parte tecnica del gioco, per comprendere meglio le dinamiche della gestione di una società sportiva di alto livello, facendo intendere di poter lavorare nel front office di Milano.

Futuro Gigi Datome, l’ex giocatore non vuole entrare nello staff tecnico dell’Olimpia

Datome, come detto poco fa, non vuole intraprendere (almeno sin da subito) la carriera di allenatore:

Non mi vedo portato per quel ruolo. Forse perché, venendo da tanti anni di gioco, ora sento il desiderio di stare più dietro le quinte, per staccare un po’ dal campo. In questo momento vorrei imparare come funziona una macchina societaria di alto livello com l’Olimpia. E, per farlo bene, non posso lavorare nello staff tecnico.

Datome sulla rivalità tra Olimpia Milano e Virtus Bologna

Poi, Gigi è stato incalzato rispetto alla qualità del campionato italiano che vede ormai da diversi anni un duopolio tra Virtus Bologna e Olimpia Milano, per via dei budget molto più imponenti rispetto a tutte le altre squadre di Serie A. Un fattore che rischia di far calare l’interesse sulla lega tricolore? Secondo Datome, la presenza di grandi squadre di questo tipo è necessaria, invece, per attirare l’attenzione:

Proviamo a pensare alla nostra pallacanestro senza Milano e Bologna: sarebbe un campionato migliore? Secondo me, le formazioni di alto livello nobilitano i campionati. Provate a togliere l’Olympiacos e il Panathinaikos al basket greco, il Partizan e la Stella Rossa a quello serbo, o il Barcellona e il Real Madrid alla Spagna: diverrebbero tutti altri campionati. Inoltre, visto che per competere con Milano e Bologna la sfida deve essere per forza grande, ritengo che anche le altre società siano spinte a puntare verso l’alto. Insomma, alla fine Armani e Segafredo per forza di cose alzano il livello dei club.

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