Ci sono diverse novità in arrivo in ambito fiscale: in particolare, uno strumento innovativo sta emergendo con l’obiettivo di modernizzare e semplificare le dinamiche tra contribuenti e Amministrazione Finanziaria: stiamo parlando del concordato preventivo biennale. Che sarà esteso anche ai forfettari. Questo meccanismo promette di influenzare sia le piccole che le grandi entità imprenditoriali, delineando un nuovo percorso verso la trasparenza fiscale e l’efficienza amministrativa.

Concordato preventivo biennale forfettari: cos’è e come funziona

Il concordato preventivo biennale (ne abbiamo parlato qui) è un accordo tra l’Agenzia delle Entrate e il contribuente, attraverso il quale viene proposta una stima del reddito per i successivi due anni. Questo accordo, una volta accettato, determina le imposte e i contributi da versare, indipendentemente da eventuali variazioni del reddito reale. L’adempimento agli obblighi fiscali rimane imperativo, con l’IVA gestita secondo la normativa ordinaria.

Originariamente destinato ai contribuenti soggetti agli ISA, il concordato è in fase di estensione anche ai contribuenti in regime forfettario. Tuttavia, l’applicazione pratica presenta diverse sfide, soprattutto per la mancanza di un quadro statistico solido per i contribuenti forfettari e l’implementazione di un contraddittorio semplificato con un numero così elevato di contribuenti. Infatti, l’ampio numero di soggetti coinvolti solleva dubbi sulla fattibilità di un contraddittorio efficace sulla cifra proposta, considerando anche le limitate risorse dell’Agenzia delle Entrate.

Cambiamenti in arrivo nel 2024 per i forfettari

Dal 2024, sono attesi importanti cambiamenti, inclusa l’obbligatorietà della fattura elettronica per i contribuenti forfettari. Questi sviluppi potrebbero posticipare l’ingresso di alcuni contribuenti nel concordato, in attesa della disponibilità di dati statistici più affidabili. Inoltre, per assicurare l’attuazione tempestiva del concordato, saranno necessarie scelte strategiche e l’emanazione di decreti attuativi e ministeriali.

Una strategia in discussione prevede di iniziare con i contribuenti considerati più affidabili, basandosi sul punteggio ISA. Tuttavia, restano dubbi sulla incentivazione dei contribuenti a partecipare, in assenza di chiari vantaggi e di flessibilità in caso di variazione dei ricavi.

Per facilitare l’attuazione del concordato, è in sviluppo un software dedicato, che interesserà contribuenti con un fatturato fino a 5,1 milioni di euro, compresi quelli in regime forfettario. Per questi ultimi, verranno studiati nuovi criteri di calcolo, considerando la diversità delle informazioni disponibili rispetto ai contribuenti ISA.

Concordato preventivo biennale forfettari: obiettivi a lungo termine e fattori chiave

L’obiettivo è di implementare il concordato preventivo biennale a partire dal biennio 2024-2025, nonostante gli ostacoli presenti. Il lavoro prosegue, con un’attenzione particolare all’analisi di rischio e all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la rielaborazione dei dati.

Il concordato si articola in tre elementi chiave principali:

  • Proposta fiscale: il fisco, dopo un semplificato processo di contraddittorio, propone un reddito prestabilito ai contribuenti di minori dimensioni per due anni.
  • Accettazione e dichiarazione: il contribuente che accetta non paga imposte e contributi sul reddito eccedente, ma è tenuto a dichiarare tutti gli introiti e ad applicare le regole ordinarie dell’Iva.
  • Decadenza: la decadenza dal concordato avviene se il contribuente non documenta correttamente i ricavi o commette gravi violazioni.

Chi sarà incluso? Un po’ di numeri

La commissione guidata da Vincenzo Carbone è orientata ad includere sia chi presenta gli Isa, che conta 2,4 milioni di soggetti nel 2022, sia chi è sotto il regime forfettario, ovvero oltre 2 milioni di professionisti e autonomi con ricavi fino a 85 mila euro. Questa inclusione amplia significativamente la platea dei potenziali aderenti al concordato.

Incentivi e rischi

Per chi prevede di incrementare i propri guadagni, l’adesione al concordato è allettante. Tuttavia, la sfida maggiore sta nell’attirare chi evade il fisco. La possibilità di incentivare l’adesione è cruciale: se da un lato serve attirare i contribuenti, dall’altro le Entrate non possono avere le mani legate, mantenendo la possibilità di effettuare accertamenti.

L’introduzione di software e intelligenza artificiale rappresenta inoltre un significativo passo avanti nel processo di accertamento tributario. La delega fiscale mira a semplificare le verifiche, attendendo però l’implementazione del Regolamento Ue AI Act prevista tra il 2025 e il 2026.

Un focus particolare viene posto sull’analisi di rischio, con l’introduzione di software semiautomatizzati che collezioneranno dati dalle analisi tributarie e informazioni online. Questi dati saranno utilizzati per generare alert su categorie di contribuenti o singoli soggetti.

Parallelamente, si sta esplorando la possibilità di anticipare le verifiche prima della dichiarazione dei redditi, seguendo modelli già sperimentati in altri ambiti, come le cessioni dei crediti d’imposta sui bonus casa.