L’INPS sta valutando di ricalcolare la pensione tenendo conto della longevità, del luogo di residenza e del reddito. Lo studio condotto dall’INPS ha portato a nuovi parametri che comportano assegni pensionistici più alti per chi vive di meno. Il futuro previdenziale potrebbe cambiare all’improvviso, senza nemmeno che ce ne rendiamo conto.
Le pensioni degli italiani non saranno più le stesse di ieri, di oggi e ancor meno di domani. Questa evoluzione nel sistema previdenziale corre spedita su strade poco conosciute, rivoluzionando i parametri previdenziali previsti per tutti i lavoratori.
La base di questa possibile riforma nasce da uno studio condotto dall’INPS sull’aspettativa di vita dei pensionati, insieme a diverse considerazioni correlate alla speranza di vita, al profilo lavorativo e al luogo di residenza. Ogni tassello sembra incastrarsi perfettamente, tutto sembra avere un filo logico, eppure emerge un’altra possibile soluzione previdenziale per mitigare i tagli sulle pensioni. Vediamo insieme le caratteristiche principali di questo aggiornamento degli assegni calcolati sulla longevità, residenza e reddito.
L’INPS ricalcola la pensione sulla longevità, residenza e reddito: ecco cosa c’è di vero
Non c’è tanto da girarci intorno: il sistema previdenziale barcolla, ma non molla, e alla fine i problemi noti sulla longevità della popolazione, alla diminuzione delle nascite, alle mansioni gravose e usuranti, all’inflazione galoppante e al peso delle pensioni, si fanno sentire.
Secondo numerosi esperti, l’INPS potrebbe aver inquadrato una soluzione, e uno studio potrebbe aprire le porte a nuove prospettive previdenziali. Vediamo come.
Blocco aspettativa di vita fino al 2026
Prima di analizzare lo studio dell’INPS sul calcolo della pensione, è importante chiarire fin da subito che, gli adeguamenti alle aspettative di vita per l’età pensionabile sono bloccati per legge fino al 31 dicembre 2026.
La burrascosa idea dell’Istituto di ridurre l‘assegno pensionistico per chi vive di più, sta facendo molto discutere. D’altronde, non disponendo della “sfera di cristallo” che dica la data di trapasso per tutti, si palesa l’introduzione certa di nuovi vincoli che si aggiungerebbero alle rigide norme imposte dalla riforma Fornero.
È importante sottolineare che questa non è un “ipotesi” casuale, ma piuttosto uno studio approfondito eseguito dai tecnici dell’INPS.
Parliamo di uno studio che potrebbe trovare spazio tra le misure pensionistiche da approvare per il 2024 e gli anni successivi e rappresenterebbe un cambiamento significativo per i lavoratori. Secondo i dati diramati dall’Osservatorio sulle pensioni dell’Inps, ci saranno nuovi fattori che influenzeranno l’importo delle pensioni, tra cui la residenza, l’attività lavorativa, la longevità e il costo della vita.
“Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”, mai locuzione latina fu più appropriata. In altra parole, è possibile che un lavoratore che ha svolto un lavoro usurante riceva una pensione più alta rispetto ad altri. Tuttavia, l’importo della pensione potrebbe anche essere calibrato in base alle Regioni, quindi un lavoratore che vive in Lombardia avrebbe diritto a una pensione più alta rispetto a chi vive in Sicilia, dove il costo della vita è più basso.
Aspettativa di vita Italia 2023 ISTAT
L’ISTAT ha diramato il rapporto 2023, sulla longevità, che indica un’aspettativa di vita alla nascita corrisponde a 80,5 anni per gli uomini e di 84,8 per le donne.
Attualmente, ai fini pensionistici l’aspettativa di vita resta invariata per tutti i lavoratori, in base alla misura previdenziale di cui si richiede l’accesso.
Secondo lo studio dell’INPS, sarebbe opportuno considerare anche altri fattori dando precedenza a chi a un’aspettativa di vita ridotta rispetto a chi vive di più. A rigor di logica, potrebbe sembrare una proposta equa dal punto di vista sociale.
Tuttavia, il vero fine, sembra più legato all’ennesimo taglio sulle pensioni. Appare chiaro che andando in questa direzione si potrebbe mettere a rischio le condizioni sociali.
D’altronde, la prima modifica sarebbe diretta ai coefficienti di trasformazione, che dovrebbero essere modificati tenendo conto dei nuovi fattori.
Una questione non di poco conto, considerato che l’unico vantaggio previdenziale riguarda i requisiti anagrafici e contributivi agevolati previsti per i lavoratori impiegati in mansioni gravose o appartenenti alle categorie di maggior tutela, come Ape sociale e Opzione donna.
Per i lavoratori che non rientrano in queste casistiche, valgono i requisiti ordinari di pensionamento, a prescindere dal luogo di residenza.