Un 24enne italiano di origine tunisina è stato arrestato a Cesena con l’accusa di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale: sembra che da un po’ fosse in contatto con alcuni esponenti dell’Isis e si stesse addestrando per la jihad. Se non fosse stato fermato, presto sarebbe partito per unirsi ai combattenti dello Stato Islamico tra Iraq e Siria. Pochi mesi fa in Puglia un 23enne era finito in manette per lo stesso reato dopo essersi avvicinato a un’organizzazione terroristica suprematista attiva negli Usa.

24enne arrestato per arruolamento con finalità di terrorismo a Cesena: si addestrava con l’Isis

Di lavoro faceva l’elettricista, ma tra le mura di casa la sua passione era la jihad: per questo un 24enne di Cesena è stato tratto in arresto con l’accusa di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale. Da un po’ era finito nel mirino degli investigatori: sul web intratteneva rapporti con gli esperti religiosi dell’Isis, l’organizzazione mediorientale fondata sul ritorno a una dottrina islamica integralista – nota in Occidente per i suoi attentati e le sue esecuzioni capitali -, guardando ossessivamente video della jihad e ascoltando i “nasheed”, canti di stampo religioso dedicati al martirio.

Presto, se non fosse stato fermato, sarebbe partito per unirsi ai combattenti tra Iraq e Siria: aveva già preso contatti con una persona che ne avrebbe agevolato il viaggio e il reclutamento. La stessa che nelle ultime settimane l’avrebbe anche addestrato fisicamente – da remoto -, per fare in modo che fosse pronto alla “guerra”. Secondo la Procura di Bologna, che già a luglio aveva aperto un fascicolo d’inchiesta per fare luce sulla vicenda, il giovane sarebbe condannabile perché, benché non ancora arruolatosi, avrebbe fatto di tutto per raggiungere gli scopi dell’associazione, di cui, evidentemente, condivideva i princìpi.

Dimostrando, in pratica,

 la messa a disposizione incondizionata alla commissione di atti terroristici.

In cosa consiste il reato contestato al giovane

Il reato di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale è regolato nel nostro ordinamento dall’articolo 270 quarter del Codice penale che punisce, con la reclusione da cinque a dieci anni, chiunque partecipi – arruolandosi – ad associazioni che

si propongono il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico,

come lo Stato Islamico.

Il precedente in Puglia

Alla fine del 2022 un 23enne originario di Bari era finito in manette con la stessa ipotesi di reato perché entrato a far parte dell’organizzazione terroristica suprematista “The Base”, nata da qualche anno negli Stati Uniti, promuovendo sul web contenuti antisemiti, misogini e di matrice neonazista. Nella sua abitazione gli inquirenti avevano trovato una carabina, una pistola a pallini, una balestra, armi da taglio e mazze con iscrizioni runiche e nomi di famosi suprematisti bianchi, tra cui Traini, Breivik e Tarrant.

Se non l’avessero fermato sarebbe “entrato in azione”, come lui stesso aveva dichiarato. Le persone con cui si era messo in contatto sul web – in modo simile al giovane di Cesena – lo avevano indottrinato e speravano che diffondesse i valori e gli obiettivi del movimento anche in Italia, portando avanti attività di proselitismo sul territorio.

Secondo gli esperti, per tanti giovani si tratta di un modo per esprimere la propria personale “rivolta” contro la società. Rivolta di cui essi sentono il bisogno per motivi diversi: solitudine, condizioni economiche sfavorevoli, cause personali varie. Un fenomeno in crescita, su cui molto si sta studiando: l’obiettivo è capire perché sempre più persone siano attratte da movimenti simili, arrivando a bramare di farne parte pur essendone apparentemente lontane nei valori.

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