Anticipo del trattamento di fine rapporto (Tfr) o di fine servizio (Tfs) dei dipendenti del pubblico impiego, è partita la caccia a ottenere la buonuscita senza dover attendere i lunghi tempi della procedura ordinaria. Con l’anticipo, la liquidazione viene versata in un’unica soluzione dall’Inps attraverso un finanziamento. Infatti, il tetto di quota finanziabile è pari al 100% dell’importo spettante, al netto del tasso di interesse e delle spese necessarie per l’anticipo stesso.
Di vantaggioso, dunque, c’è un tasso di interesse di gran lunga inferiore alle condizioni praticate – per lo stesso anticipo – dalle banche, soprattutto in un periodo di forte rialzo dei tassi di interesse deciso dalla Banca centrale europea. Gli ex dipendenti del pubblico impiego possono ottenere le somme in tempi relativamente brevi, fissati comunque in almeno sei mesi dalla richiesta di anticipo del Tfr o Tfs.
Anticipo Tfr dipendenti pubblici, in quanto tempo si ha la liquidazione sul conto corrente?
Sull’anticipo del trattamento di fine rapporto (Tfr) o di fine servizio (Tfs) dei dipendenti del pubblico impiego sono in pagamento le prime quote relative alle domande presentate al debutto della misura di finanziamento dell’Inps. Le istanze in lavorazione da parte dell’Istituto di previdenza sono quelle di febbraio 2023. Hanno potuto presentare domanda i dipendenti pubblici che hanno maturato una prestazione di liquidazione relativa a un rapporto di lavoro giunto a conclusione. L’anticipo può essere richiesto per gli importi maturati, disponibili e non ancora esigibili.
La misura di anticipo è stata introdotta nel mese di novembre 2022 e si chiama “Anticipazione ordinaria del trattamento di fine servizio (Tfs) o di fine rapporto (Tfr)”. Dallo scorso 1° febbraio, gli ex dipendenti del pubblico impiego possono richiedere l’anticipo purché siano iscritti al fondo credito.
Dietro domanda di anticipo, l’Inps versa la buonuscita in tempi più brevi rispetto all’attesa ordinaria. In quest’ultimo caso, infatti, i tempi possono variare in ragione della causa della cessazione dal servizio (ad esempio, pensionamento, raggiungimento dei limiti di età o dimissioni) e dell’importo spettante. Infatti, al di sopra dei 50.000 euro, l’Inps paga il Tfr viene a rate e non in un’unica soluzione.
I tempi, dunque, variano da un minimo di 3 mesi per i casi di pensionamento per inabilità, fino a oltre 7 anni, considerando che il termine per il pagamento della liquidazione decorre dalla maturazione della pensione di vecchiaia dei 67 anni. Chi, pertanto, va in pensione anticipatamente, deve prima attendere la maturazione della vecchiaia.
Anticipo Tfr o Tfs, quanto costa?
Una capitolo a parte riguarda quello di quanto costi a un ex lavoratore del settore pubblico l’anticipo del Tfr o del Tfs con l’Istituto di previdenza. Sulla quota anticipata dall’Inps sono da pagare gli interessi al tasso nominale fisso all’anno dell’1 per cento. Inoltre, le spese della pratica coprono un altro 0,50 per cento di spesa. Per fare un esempio, su un anticipo di tre anni del trattamento di fine rapporto di 100.000 euro, tra spese e interessi l’Inps farà una trattenuta di 3.500 euro. Tale somma deriva dagli interessi per tre anni dell’1 per cento (pari a 3.000 euro), più le spese che si attestano sui 500 euro.
Liquidazione dipendenti pubblici, è più conveniente la banca o l’Inps?
Il tasso di anticipo praticato dall’Inps è, tuttavia, più vantaggioso rispetto a quello praticato dalle banche che, di interesse, chiedono mediamente il 4,3%. Nel periodo di innalzamento dei tassi di interesse della Banca centrale europea (Bce), l’incremento è quadruplicato in un anno e mezzo. Nel 2021, per lo stesso anticipo, l’interesse richiesto dalle banche era pari allo 0,3 per cento.
Tra i costi per la richiesta dell’anticipo del Tfr all’Inps c’è da considerare la necessaria iscrizione al fondo credito. Il costo di iscrizione è pari allo 0,35 per cento dello stipendio o dello 0,15 per cento della pensione.