Messner non è più il Re degli Ottomila: lo scrive il cronista di alpinismo tedesco Eberhard Jurgalski per il Libro dei Guinness
Il cronista di alpinismo tedesco Eberhard Jurgalski per il Libro dei Guinness toglie la vetta dell’Annapurna a Messner e Kammerlander
Reinhold Messner non è più il Re degli Ottomila: lo scrive il cronista di alpinismo tedesco Eberhard Jurgalski per il Libro dei Guinness. L’alpinista italiano nato a Bressanone il 17 settembre 1944, è entrato nella storia per essere stato il primo scalatore senza l’aiuto dell’ossigeno ad arrivere in cima alle celebri “ottomila”, ovvero le quattordici vette con altitudine sopra gli 8.000 metri. Messner sancì definitivamente l’impresa epica nel 1986, arrivando in vetta al Lhotse. Tra il 1970 e il 1986, l’alpinista scalò le seguenti cime: Everest (8.848 m), K2 (8.611 m), Kangchenjunga (8.586 m), Lhotse (8.516 m), Makalu (8.485 m), Cho Oyu (8.188 m), Dhaulagiri (8.167 m), Manaslu (8.163 m), Nanga Parbat (8.126 m), Annapurna (8.091 m), Gasherbrum I (8.080 m), Broad Peak (8.047 m), Gasherbrum II (8.035 m), Shishapangma (8.027 m). Ora però un colpo di scena: Messner non sarebbe arrivato davvero in cima ad una di queste montagne. Come riporta RAI News, a scriverlo è il cronista di alpinismo tedesco Eberhard Jurgalski, secondo il quale Messner e Kammerlander nel 1985 non sarebbe giunto in vetta all’Annapurna. Di conseguenza ecco che per il Libro dei Guinness Messner non è più il Re degli Ottomila. Stando infatti ai parametri imposti dal Guinness, si deve raggiungere il punto più alto di una montagna in maniera verificata e a piedi. Qui subentra Eberhard Jurgalski, il quale analizzando le prove fotografiche si è espresso scrivendo che Reinhold Messner e Hans Kammerlander raggiunsero a piedi l’effettiva cima dell’Annapurna nel 1985 ma si fermarono a 65 metri dall’effettiva vetta. Le mete sarebbero così tredici e non più quattordici ed addio record, assegnato ora all’americano Edmund Viesturs.
Il Libro dei Guinness toglie la vetta dell’Annapurna a Messner: la risposta dell’alpinista italiano
Alla notizia del Libro dei Guiness pronto a “spodestare” Reinhold Messner e toglierli la sua storica impresa, è arrivata la risposta del diretto interessato, il quale ha subito minimazzato la questione dichiarando all’ANSA:
“Sciocchezze. In primis non ho mai rivendicato nessun record, perciò non mi possono disconoscere nulla. Inoltre, le montagne cambiano. Sono passati quasi 40 anni, se qualcuno è salito sull’Annapurna di certo siamo stati io e Hans”.
Il compagno di quell’impresa, è Hans Kammerlander, nato il 6 dicembre 1956 a Bolzano e con Reinhold Messner ha condiviso – oltre la vetta contestata dal Guinness – le altre epiche scalate del Cho Oyu, Gasherbrum I e II, Dhaulagiri, Makalu e Lhotse. Messner poi si è espresso riguardo la decisione del giornalista alpino tedesco Eberhard Jurgalski, spiegando:
“La montagna cambia, come ogni cosa in natura. Soprattutto sull’Annapurna basta che crolli la cornice di neve e la vetta si abbassa di cinque metri. La cresta che porta alla vetta è lunga 3 chilometri, Jurgalski ha semplicemente confuso la cima est con quella principale. Qui evidentemente qualcuno vuole farsi notare senza avere la minima competenza”
Dopo essersi espresso su quale possa essere l’ipotetico errore commeso dal cronista tedesco, Messner ha parlato di come sia combiato l’alpinismo, sottolineando per lui quale fosse il vero senso della parola “impresa”:
“L’alpinismo è cambiato negli anni. Prima tutto girava intorno alla conquista, ovvero le prime scalate delle vette inviolate, poi invece si è iniziato a puntare sulla difficoltà dell’impresa, come abbiamo fatto io e Hans scalando l’Annapurna da una parete interminabile e difficilissima durante una tempesta, che di per sé era già un’impresa”.
Concludendo che:
“L’alpinismo non è uno sport e per questo non esistono né competizioni né vincitori, per questo motivo le gare nelle palestre artificiali di roccia non sono alpinismo”.