Apparterrebbe a un senzatetto di origine iraniana di circa 60 anni, il cadavere trovato appeso al guardrail di una superstrada di Trieste con le mani e i piedi legati. Gli inquirenti non escludono che possa essersi tolto la vita.
I traumi, le mani e i piedi legati: cosa sappiamo del cadavere appeso al guardrail della superstrada a Trieste
Impiccato al guardrail con le mani e i piedi legati con una camicia e un nastro adesivo in una zona poco visibile dai guidatori. Così, nella mattinata del 23 settembre scorso, il cadavere di un senzatetto iraniano di circa 60 anni era stato trovato da alcuni operai impegnati in dei lavori di manutenzione su una superstrada di Trieste.
Stando ai primi accertamenti effettuati sulla salma dal medico-legale, si trovava lì già da qualche giorno. Sul suo corpo c’erano tagli da trauma e segni circolari da bruciatura, ma anche da saponificazione, a causa dell’esposizione alle piogge; niente comunque che, a differenza di quanto emerso in un primo momento, potrebbe far pensare a episodi di tortura.
Per ora non si esclude nessuna ipotesi, neanche quella del suicidio. Sembra infatti che, nonostante fossero legate, le mani dell’uomo si trovassero a una distanza tale da potergli permettere di muoversi. L’altra pista è quella di un’esecuzione. A parlarne è il Quotidiano Nazionale, che cita il parere dell’ex comandante del Ris Luciano Garofano, secondo cui potrebbe anche essersi trattato di un omicidio.
Se è stato un omicidio, è una modalità che mira anche all’umiliazione della vittima. Ma qui mi fermo. Anche perché non mi voglio avventurare su un terreno che non è di mia competenza – ha spiegato -. Spero e voglio essere sicuro che sia stata svolta un’attività di recupero completa, su quella scena. Non solo del cadavere ma anche di tutti gli altri elementi indispensabili per arrivare a decifrare la storia.
Accanto al corpo erano stati trovati del nastro adesivo, alcune corde, una bottiglia, una borsa e dei fogli scritti in italiano e in persiano. Nuovi elementi potrebbero emergere dall’analisi dei filmati delle videocamere di sorveglianza installate sulla via, che dovranno anche fare chiarezza su come l’uomo abbia raggiunto il luogo del ritrovamento. Ci è arrivato a piedi dalla città? Oppure qualcuno ce lo ha portato? Se sì, come? Per fare luce sulla vicenda la Procura aprirà un apposito fascicolo d’inchiesta.
Trovato legato seminudo al letto: l’omicidio di Alessandro Gozzoli a Casinalbo di Formigine
Lo scorso marzo in provincia di Bologna il corpo di Alessandro Gozzoli era stato trovato con le mani e i piedi legati al letto, seminudo. Le indagini che avevano riguardato la sua morte e che, all’inizio, avevano ipotizzato un gioco erotico finito male (per via delle modalità del ritrovamento), hanno infine portato all’arresto di due persone, due uomini di nazionalità romena che, secondo gli inquirenti, avrebbero ucciso il 40enne, originario di Bazzano, al culmine di una rapina.
La sua vicenda, che ricorda, in parte, quella dell’uomo trovato senza vita a Trieste, aveva per tempo riempito le pagine di cronaca. Stando a quanto emerso finora, i due responsabili – che si sono sempre avvalsi della facoltà di non rispondere – sarebbero stati incastrati dai video di alcune telecamere installate nei pressi dell’abitazione della vittima.
Scappando dalla scena del crimine avevano portato con loro la Lancia Y di Gozzoli e le sue carte di credito, lasciando in giro gli indizi che avrebbero poi portato alla loro cattura all’estero.
Chiediamo giustizia per Alessandro e speriamo che arrivi presto. Siamo più sereni sapendo che adesso non soffre più,
aveva dichiarato, dopo la loro estradizione in Italia, la sorella dell’uomo deceduto: colei che, preoccupata di non sentirlo, aveva dato l’allarme.