Il boss malavitoso Matteo Messina Denaro è morto all’ospedale de L’Aquila, e le cause della morte sono da rintracciare nella malattia che aveva caratterizzato gli ultimi anni della sua vita. Quella stessa malattia che fu una delle ragioni della sua cattura, il 16 gennaio scorso.

Matteo Messina Denaro, la causa della morte di uno degli ultimi ‘padrini’ della mafia siciliana del secolo scorso

Matteo Messina Denaro è morto. Il boss malavitoso è deceduto oggi, 25 settembre 2023, nell’ospedale de L’Aquila dove ha trascorso l’ultimo periodo della sua prigionia, a seguito del grave peggioramento delle sue condizioni di salute.
Il boss non riceverà i funerali in chiesa, come da lui richiesto in un pizzino ritrovato dopo l’arresto e da lui scritto nel 2013.

Messina Denaro aveva 61 anni, di cui 30 trascorsi in latitanza. Era stato arrestato il 16 gennaio di quest’anno in una clinica di Palermo dove era seguito per la sua malattia, un cancro al colon che ora lo ha portato alla morte.

Messina Denaro, dalle stragi alla vita da latitante, così è morto l’ultimo boss

Matteo Messina Denaro può essere considerato, a buon diritto, l’ultimo ‘padrino’. L’ultimo esemplare, cioè, di una mafia ancorata a ‘valori’ della tradizione, prima di essere rimpiazzata dalle forme più complesse, internazionali e colluse con politica e affari degli anni recenti. Un ‘anti-Stato’ di cui lui, insieme con altri nomi quali Totò Riina e Bernardo Provenzano, fu a capo per anni.

Una vita sfuggente, al punto che gli stessi pentiti di mafia arrivarono a dubitare, di fronte agli inquirenti che gli davano la caccia, della sua stessa esistenza.
Eppure, a suo nome devono essere ascritte alcune delle pagine più nere e terribili della vera e propria guerra che si consumò nella prima metà degli anni Novanta: le stragi di Capaci e via D’Amelio, dove persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma anche gli attentati del 1993 a Roma, Milano e Firenze, dopo i quali si diede alla latitanza, durata fino al gennaio di quest’anno.

Una latitanza di quasi trent’anni che, forse, sarebbe durata anche di più se non fosse stato per la sua malattia. Messina Denaro venne, infatti, arrestato lo scorso 16 gennaio nella clinica ‘La Maddalena’ di Palermo, dove si era recato per un tampone anti-Covid, in vista di un ricovero in day hospital. Diabolik – questo uno dei soprannomi del boss – era seguito da anni dalla struttura, dove si sottoponeva anche a sedute di chemioterapia, a causa di un tumore al colon, che lo ha poi portato alla morte.

Il corpo di Messina Denaro sarà ora sottoposto ad autopsia, prima di essere riconsegnato alla famiglia, che lo seppellirà nella sua città natale, Castelvetrano.

Matteo Messina Denaro, il commento alla sua morte da parte del sindaco de L’Aquila: “Il punto su una vicenda dolorosa della nostra storia”

Il primo a commentare il decesso di Messina Denaro è stato Pierluigi Biondi, sindaco de L’Aquila. Il primo cittadino del capoluogo abruzzese, su Twitter, descrive la morte del boss mafioso come il capitolo conclusivo di una storia terribile quanto importante per il nostro paese, ricordando l’esempio di figure come Falcone e Borsellino.

“È il punto su una vicenda che racconta di violenza e sangue, sofferenze ed eroismi. L’epilogo di una esistenza vissuta senza rimorsi né pentimenti. Un capitolo doloroso della storia recente della nostra Nazione che non possiamo cancellare ma di cui oggi possiamo narrare la fine grazie al lavoro delle donne e degli uomini che hanno dedicato la loro vita alla lotta contro la criminalità mafiosa. Il 1992 per me, e tanti come me, ha segnato un nuovo inizio dell’impegno politico: non avremmo ceduto al ricatto, ci saremmo battuti per un’Italia forte, orgogliosa, libera e coraggiosa. Oggi continuiamo su quella strada e consapevoli dell’importanza di trasmettere principi sani, anche grazie a iniziative, come il premio intitolato a Paolo Borsellino, utili a far sì che i nostri giovani abbiano memoria di chi ha reso l’Italia un luogo migliore. Di cosa è male e di cosa è bene”.

Un ultimo ringraziamento, il sindaco de L’Aquila lo rivolge a tutti gli agenti del carcere ‘Le Costarelle’ de L’Aquila e al personale sanitario, “per non aver mai fatto mancare professione e umanità“.