Cos’è il Dop, il Disturbo Oppositivo Provocatorio? Questo tipo di disturbo appare solitamente in età scolare o prescolare e comporta, atteggiamenti di rabbia e rifiuto di adeguarsi alle regole condivise dagli altri.

Tutto questo può avvenire in classe e spesso sono proprio gli insegnanti a non sapere come comportarsi perché non conoscono i sintomi e per questo non sanno come aiutare questi alunni.

I bambini che soffrono di questo disturbo in molti casi mostrano un umore collerico, alterabile e con comportamenti vendicativi verso gli altri.

Bisogna però prestare attenzione prima di parlare di disturbo oppositivo provocatorio perché questo particolare atteggiamento può succedere a chiunque. Prima di sbilanciarsi in una diagnosi è opportuno monitorare i modi e il periodo in cui questi affiorano.

Cos’è il disturbo oppositivo provocatorio: quali sono le cause

Secondo gli esperti è abbastanza difficile stabilire quanti bambini soffrano di questo disturbo. Ad oggi le stime cambiano con grande velocità proprio perché i criteri diagnostici sono soggettivi. Si può dire che generalmente, il disturbo colpisca circa il 15% dei bambini e degli adolescenti.

I maschi, prima della pubertà sono molto più colpiti rispetto alle femmine, dopo questa fase però la differenza tra loro diminuisce notevolmente.

Non è di fatto possibile individuare un’unica causa di questo disturbo anche se è possibile analizzare alcuni fattori di rischio che in alcuni casi possono portare allo sviluppo del Dop come fattori di rischio genetici o ambientali.

Questi fattori infatti possono essere legati alla presenza dello stesso disturbo nel contesto famigliare, ma anche all’abuso di un bambino, all’avere un’educazione particolarmente rigida o dal lato opposto del tutto inconsistente, all’assenza di supervisione, all’instabilità familiare e all’aver vissuto cambiamenti di vita stressanti.

Esistono però anche fattori di protezione in grado di aiutare il bambino a non sviluppare tale disturbo come:

  • una buona qualità delle relazioni affettive;
  • un’educazione familiare costante e che abbia alla base la fiducia.

Come si tratta questo disturbo

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio nei più piccoli non è definitivo, si può infatti, trattare grazie ad alcune pratiche o percorsi psicologici in grado di aiutare il soggetto che ne è affetto e chi gli sta intorno.

Per trattare questo disturbo in modo utile è necessario agire sia sull’individualità del bambino, sia sul contesto in cui vive. Per fare ciò è essenziale la collaborazione anche da parte della famiglia, degli insegnanti e del personale specializzato.

Necessaria è una psicoterapia che aiuti a comprendere i diversi meccanismi che precedono le risposte aggressive e che, allo stesso tempo, possa potenziare i comportamenti finalizzati a gestire la rabbia.

In questo processo i genitori dovranno effettuare un percorso per imparare a dosare i comportamenti anomali del bambino e gestirli al meglio. Lo stesso intervento, tra le altre cose, può essere presentato anche agli insegnanti in questo modo saranno pronte nel caso dovesse succedere un episodio particolarmente rabbioso in classe.

Nei casi più gravi, si può si può anche ricorrere all’uso di psicofarmaci in grado di ridurre l’aggressività e l’impulsività del bambino.

Si deve ricorrere all’insegnante di sostegno?

Se in classe vi è un bambino che soffre di Disturbo Oppositivo Provocatorio non è necessario l’aiuto di un insegnante di sostegno dato che questo disturbo non riguarda condizioni di vera e propria disabilità.

In presenza di casi certificati da una diagnosi, è però necessario predisporre il piano didattico personalizzato. Questo avviene perchè ci si trova in presenza di diagnosi riconosciute e dunque di bisogni educativi speciali anche dette “Bes” che richiedono interventi educativi speciali.

Importante ricordare che il Piano didattico personalizzato, è il documento da redigere entro il primo trimestre dell’anno scolastico, quindi entro il mese di Novembre, in questo modo le scuole si prendono in carico le problematiche relative ai bambini o ai ragazzi con disturbi specifici di apprendimento.