Che cosa significa coma irreversibile? Questa particolare condizione medica consiste in uno stato di morte cerebrale nel quale si sono arrestate tutte le funzioni del cervello e del resto del corpo. Di fatto l’attività elettrica è cessata, anche se persiste quella cardiaca con il sangue che però non riesce più ad affluire al cervello.
Per far respirare il paziente è necessario il supporto della ventilazione meccanica, pertanto chi si trova in questo stato può essere mantenuto in vita solo dai macchinari.
Il coma è diviso in quattro stadi:
- superficiale: dura pochi giorni e solitamente il soggetto tende a risvegliarsi;
- secondo stadio: i tempi del risveglio sono lunghi;
- terzo stadio: diventa difficile che il soggetto si risvegli;
- coma irreversibile: il paziente non può risvegliarsi.
Per capire che questa condizione è realmente irreversibile bisogna osservare le pupille del paziente che non reagiscono più alla luce. Un soggetto in questo stato infatti non ha più la padronanza di nessuna delle sue funzioni vitali.
Quando ci sono soggetti in coma irreversibile, nonostante il nome si viene creando attesa e speranza di un risveglio che però non corrisponde alla realtà.
Che cosa significa coma irreversibile: le cause
Una persona può entrare in coma irreversibile a causa di un arresto cardiocircolatorio prolungato indipendentemente dall’origine che l’ha scaturito.
L’arresto cardiocircolatorio provoca infatti nel soggetto un mancato apporto di ossigeno nei tessuti, intossicazione dell’organismo, shock emorragico e infarto.
Questo stato può derivare, ad esempio da traumi cranici, ictus gravi, coma infettivo, tumorale, coma epilettico, metabolico o un’alterazione forte della termoregolazione.
Il coma traumatico risulta quello più diffuso e viene determinato da una commozione cerebrale.
Il concetto di coma irreversibile, in queste ore, è strettamente legato alle condizioni di salute del boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro latitante per 30 anni e catturato lo scorso Gennaio proprio a causa della sua malattia. L’uomo ha chiesto espressamente di evitare l’accanimento terapeutico e dalla sera di ieri non viene più alimentato.
Gli stessi medici del reparto detenuti dell’ospedale de L’Aquila, dove Messina Denaro è ricoverato ormai da qualche tempo, hanno dichiarato che la morte dovrebbe sopraggiungere nelle prossime ore.
Differenze con la morte cerebrale
La differenza tra coma irreversibile e morte cerebrale è molto sottile e difficile da comprendere ed è strettamente legata alla presenza di attività cardiaca nel soggetto.
Un paziente che si trova in coma irreversibile è infatti tecnicamente ancora vivo, mentre chi si trova in uno stato di morte cerebrale viene considerato legalmente morto e per questo alcune volte non viene più nemmeno considerato paziente.
Determinare il livello e la gravità di un paziente che si trova in uno stato comatoso è una procedura molto complessa, perciò è necessario l’apporto di un team multidisciplinare, composto da neurologi, medici legali e cardiologi che hanno il compito di monitorare e studiare la situazione clinica del soggetto.
Per monitorare l’attività cerebrale verrà più volte svolto l’elettroencefalogramma, che nei casi di coma irreversibile rimarrà piatto.
Per determinare la gravità del coma molti neurologi usano una scala inversa chiamata Glasgow Coma Scale o GCS. Questo metodo si basa su tre criteri: capacità di aprire gli occhi, risposta verbale e risposta al movimento. Il punteggio massimo è di 15 mentre il minimo, che corrisponde al coma profondo, è 3.
Il coma, in ogni caso e ad ogni livello, non va confuso con lo stato vegetativo. Nello stato vegetativo infatti il paziente risulta essere sveglio, è in grado di aprire gli occhi o avere delle reazioni, anche se non è consapevole di ciò che lo circonda. Tuttavia può diventare permanente quando supera i 3 o i 12 mesi.
Il Ministero della Salute sottolinea che nel caso di morte cerebrale:
“Si riscontra la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo. Questa cessazione irreversibile delle funzioni dell’intero encefalo determina l’assenza assoluta per il soggetto in morte cerebrale di respiro autonomo, della coscienza e del controllo cerebrale delle funzioni motorie e vegetative (temperatura, pressione arteriosa ecc.). Nei casi di morte cerebrale accertata, non si parla più di ‘pazienti’ poiché la persona non è più viva e, quindi, non può più essere curata”.