Ha deciso di metterci la faccia e raccontare ciò che ha subìto, Stefania Loizzi, una delle vittime di Ubaldo Manuali, il netturbino arrestato a Roma per violenza sessuale plurima. Intervistata dal Corriere della Sera, la donna ha ripercorso gli attimi trascorsi insieme all’uomo, confessando di aver sempre diffidato di lui e del suo sguardo. Aveva scoperto di esserne stata abusata dopo una visita: nel suo sangue c’era la droga dello stupro.

La testimonianza di Stefania Loizzi, prima vittima di Ubaldo Manuali, il netturbino violentatore arrestato a Roma

Ogni volta che uscivamo insieme si vantava con me di aver avuto mille donne. Era ossessionato dalla propria bellezza, dal mettersi in mostra. Ma poi mi scattava foto in continuazione e mi ripeteva: ‘Guarda che io sono un uomo serio, sono loro che mi cercano’.

Così la donna ha iniziato il suo racconto al quotidiano, spiegando di aver scoperto di essere stata sedata e abusata dall’uomo il giorno successivo alle violenze, durante una visita in ospedale. Si era sentita improvvisamente poco bene e, ricordando di aver visto l’uomo nudo, la sera prima, aveva deciso di recarsi dal medico: nel suo sangue erano state trovate tracce della famosa droga dello stupro. Secondo gli inquirenti è la prima delle almeno tre vittime mietute dal 59enne, netturbino di professione.

Fra noi c’è stata solo una frequentazione da amici – ha spiegato Loizzi -, la sera della violenza è venuto a casa mia presentandosi con una bottiglia di vino e di prosecco. ‘Dai festeggiamo’, mi ha detto, ma io ho ribattuto che non c’era niente da festeggiare perché mia madre era morta da poco. Ho letto di cene romantiche. Con lui non c’è stato nulla di romantico: i suoi occhi, il suo sguardo, non mi sono mai piaciuti, ma un’amica mi aveva assicurato che era una persona perbene. Non era così.

Finito agli arresti domiciliari, l’uomo è accusato di violenza sessuale plurima e diffusione illecita di materiale pornografico (foto e video che scattava alle sue vittime mentre erano incoscienti e poi condivideva con gli amici online). Stando a quanto ricostruito finora, adescava le donne sui social. Poi, nel corso dei loro incontri, sommistrava loro dei farmaci sedativi. Facendo in modo che non ricordassero i successivi abusi.

Le denunce, le accuse, le possibili altre vittime

Sono in tante ora a chiedersi se possano aver subìto la stessa sorte delle donne che hanno trovato il coraggio di denunciarlo. Alcune si sarebbero già fatte avanti, raccontando agli inquirenti di averlo incontrato e di avere ora il dubbio di esserne state violentate.

Anche a me aveva invitato a casa sua. Meno male che non ci sono andata,

scrive qualcuna sul suo profilo Facebook. Solo uno dei tanti che l’uomo, nel tempo, avrebbe aperto per contattare le varie vittime. Spesso approfittando della sua somiglianza con l’attore Keanu Reeves. Da quando è finito in manette continua a dichiararsi innocente, sostenendo che le donne fossero consenzienti.

Ma a suo carico ci sarebbero già gravi indizi di colpevolezza.

La deve pagare. Chiedo giustizia per me e per le altre vittime – ha detto ancora Loizzi -. Una l’ho conosciuta e l’ho anche rimproverata: ‘Perché non hai denunciato? Perché accettare tutto in silenzio? È proprio quello che pensava, sapeva di farla franca’.

Secondo lei anche la figlia – che ora lo difende – potrebbe esserne stata vittima.

Un giorno mi inviò delle sue foto mentre provava biancheria intima nel camerino. Spero si faccia chiarezza anche su questo,

ha detto.

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