Affitti brevi, già nel Consiglio dei ministri di lunedì prossimo, 25 settembre 2023, potrebbe arrivare il decreto che riforma il numero minimo di notti di pernottamento nelle Città metropolitane, oltre a prevedere nuovi obblighi di apertura della partita Iva e, ovviamente, ulteriori requisiti di sicurezza e antincendio.

Nel testo in arrivo a Palazzo Chigi, sarebbe confermato il numero minimo di pernottamenti di due notti. A questa regola dovrebbero fare eccezione le famiglie numerose, ovvero quelle composte da almeno tre figli.

Le norme sono in arrivo per contrastare, a livello nazionale, il fenomeno dell’abusivismo nel settore del turismo. Il disegno di legge, che confluirà in un decreto legge, andrà a fissare anche requisiti di tipo igienici e sanitari degli immobili adibiti agli affitti brevi.

Affitti brevi, in arrivo il decreto che riforma il numero di notti e quando scatta l’obbligo di partita Iva

In arrivo forse già dal Consiglio dei ministri del governo di Giorgia Meloni di lunedì prossimo, 25 settembre, il decreto legge che riformerà il settore degli affitti brevi. La principale novità riguarda, in particolare, il numero minimo delle notti per la locazione, che dovrà essere non inferiore a due.

La regola vale per le Città metropolitane e offre una deroga per le famiglie numerose quali conduttrici dell’immobile. Si può fare un’eccezione alle due notti se la famiglia ha almeno tre figli. In altre parole, l’affitto breve deve essere di non meno di due notti, a meno che non si hanno almeno tre figli.

Un’attenzione particolare dovranno riservarla i proprietari degli immobili adibiti ad affitti brevi. Nel caso in cui siano proprietari di più di due immobili, è obbligatoria l’apertura della partita Iva.

Affitti brevi riforma, cosa sono i codici Cin e Cir?

A tutela della concorrenza e anche del rispetto delle regole, inoltre, chi affitta il proprio immobile per breve tempo è tenuto a rispettare norme di sicurezza, di igiene e anti incendio. A tal proposito, entrerà a regime il sistema del Cin e del Cir. Si tratta di un codice identificativo nazionale (Cin), che il ministero del Turismo assegna agli immobili a uso abitativo adibiti ad affitti brevi e, pertanto, a finalità turistiche.

Per ottenere il codice Cin è necessario presentare domanda on line il quale, tuttavia, deve prima munirsi del codice Cir, ovvero l’identificativo assegnato da ogni Regione o dal Comune dove è situato l’immobile. Con questa procedura, il decreto di riforma degli affitti brevi mira a mappare gli immobili che offrano il servizio di affitto breve, nonché a verificare che siano rispettati i parametri di igiene e sicurezza richiesti.

Il settore turistico in Italia di chi affitta la propria casa

Il settore degli affitti brevi in Italia interessa sempre più soggetti che si spostano per svariati motivi, da quelli lavorativi a quelli di svago o per ragioni sanitarie. Secondo alcune stime dei sindacati e delle associazioni del settore, quest’anno il comparto degli affitti brevi raggiungerà la cifra di prenotazioni pari a 11 miliardi di euro, con un indotto sul Prodotto interno lordo (Pil) di altri 44 miliardi di euro. Il settore, quindi, è in netta crescita ma ha delle potenzialità esponenziali.

Infatti, rispetto alle seconde case che non sono utilizzate – quantificate in 9,5 milioni in tutta Italia – ad oggi gli immobili presenti nel circuito degli affitti brevi sono pari a 640mila, corrispondenti all’1,5 per cento degli edifici a livello nazionale. Delle case adibite per gli affitti brevi, 200.000 sono gestite a livello aziendale, dando luogo a una classe di operatori professionali del turismo su tutto il territorio nazionale.