«Una manovra economica omeopatica»: è questa la previsione di Antonio Misiani, senatore e responsabile Economia e Finanze del Partito Democratico, circa gli esiti della prossima e imminente legge finanziaria.

Il punto, secondo Misiani, non è solo il deficit di risorse «noto oramai da mesi», ma la «scelta delle priorità» del governo Meloni, chiamato oggi ad assumersi la piena responsabilità di una delle manovre economiche più difficili degli ultimi anni.

Il primo punto sulla Legge di bilancio arriverà, in ogni caso, la prossima settimana quando il Governo – che ha già annunciato le quattro priorità entro le quali si concentrerà la manovra: lavoro, redditi bassi, sanità e natalità – presenterà la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. Le risorse, tuttavia, sono ancora tutte da trovare. Quale spazio potranno trovare, allora, interventi più decisi per imprimere un reale cambiamento al mercato del lavoro?

Settimana corta lavorativa di 4 giorni, il parere di Misiani

Antonio Misiani, senatore di lunga esperienza e responsabile del Pd per i temi di Economia e Finanza, ha affrontato in questa intervista per Tag24 diversi temi di attualità economica, tra cui quello della possibilità di accorciare la settimana lavorativa da 5 a 4 giorni.

Senatore Misiani, la segretaria del Pd Schlein ha rilanciato l’ipotesi della settimana lavorativa di quattro giorni. Lei che ne pensa?

«Sono molto d’accordo. Alcune aziende stanno sperimentando la settimana corta con risultati interessanti anche dal punto di vista della produttività. Bisogna incentivare questo percorso».

Come commenta le esternazioni fatte ieri da Beppe Grillo a proposito del Pd e di Elly Schlein?

«Credo di essermele perse. Che ha detto?»

Sostanzialmente che il Pd non ha una visione e che la segretaria Schlein non sia in grado di lasciare il segno.

«Sono convinto che Grillo sarà smentito. Come hanno sottovalutato Elly Schlein durante la campagna congressuale vinta contro tutte le previsioni la sottovalutano oggi. La segretaria saprà consolidare la leadership del Pd, che è già tornato a essere la principale forza di opposizione».

Misiani (Pd): “La coperta corta di questa manovra finanziaria è anche il risultato di scelte poco coraggiose del Governo. Il Pd ha presentato proposte concrete, Meloni ascolti”

Nessuno degli interventi previsti nella manovra finanziaria consentirà un cambio di passo per il Paese. Questa, almeno, è l’analisi di Antonio Misiani.

Rispondendo alle domande della nostra redazione, infatti, il senatore dem ha fatto il punto su quelle che dovrebbero essere le priorità del Governo e sulle proposte avanzate dal Partito democratico per intervenire al caro vita che sta mettendo in ginocchio diverse famiglie italiane.

Senatore Misiani, si avvicina il momento in cui il governo dovrà presentare la sua prima manovra. Trova che l’esecutivo sia pronto?

«Secondo noi no. Mancano ormai pochi giorni alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza e non molto tempo ai termini di presentazione della legge bilancio. L’impressione è che il ministro Giorgetti e l’esecutivo brancolino nel buio.

Sicuramente c’è un problema di deficit delle risorse, ma altrettanto c’è un tema di selezione della priorità. Il timore è che questa manovra sia omeopatica, ovvero un brodino riscaldato del tutto inutile a rilanciare l’economia di un Paese che si è fermato e ad affrontare i nodi sociali aggravati dall’inflazione di questi due anni»

Questo «brancolare nel buio» deriva dalla difficoltà di reperire le risorse o da un’incapacità del Governo di essere decisivo su certe tematiche?

«Che la coperta sia corta lo si sapeva da tempo: bastava infatti leggere i numeri del Documento di economia finanza ad aprile. Se allora si fosse impostata un’azione coraggiosa contro l’evasione fiscale, invece procedere con i condoni – l’ennesimo arriverà lunedì – o si fosse affrontato il tema della revisione della spesa.. forse la coperta sarebbe oggi meno corta.

Il secondo problema è che noi temiamo la gara delle forze politiche della maggioranza a piantare bandierine, spendendo risorse in mille rivoli anziché concentrarle dove serve, ovvero su lavoro, scuola e sanità.

Senza tralasciare, infine, l’utilizzo delle risorse che già abbiamo sul Pnrr e sulla programmazione europea per far ripartire gli investimenti».

Secondo l’Inps dal prossimo primo gennaio 11 milioni di dipendenti subiranno nella busta paga una perdita netta di quasi 100 € al mese. Il taglio del cuneo fiscale a cui lavora il Governo è condiviso dal Pd?

«Noi condividiamo il taglio del cuneo e ne chiediamo non solo la proroga, ma la trasformazione in misura strutturale. Questa è una delle scelte indispensabili per non peggiorare la situazione.

Come lei ricordava, se non verrà prorogata il taglio ben 11 milioni di dipendenti avranno ben 100 euro in meno al mese in un tempo in cui l’inflazione rende difficilissimo fare la spesa. Se ciò si verificasse sarebbe una pietra tombale sull’economia del Paese».

Le cinque proposte recentemente presentate dal Pd per combattere il carovita sono state ascoltate dall’Esecutivo?

«Le nostre sono proposte concrete e di buon senso, in molti casi a costo zero. L’auspicio è che siano recepite, almeno in parte.

Noi chiediamo che vengano restituiti agli italiani i soldi dell’extra gettito sui carburanti. In questi mesi lo Stato, con la benzina a 2 €, ha incassato molti soldi che devono essere restituiti agli automobilisti e messi sul trasporto pubblico e locale.

Proponiamo, poi, il regime di maggior tutela sulle bollette di luce e gas, altrimenti dal primo gennaio 2024 ben 10 milioni di famiglie vedranno i costi dei loro consumi raddoppiati. Serve la proroga del bonus sociale luce e gas che il governo Draghi aveva esteso alle famiglie fino ai 15mila euro di ISEE.

Bisogna intervenire anche sul caro scuola: l’avvio dell’anno scolastico pesa purtroppo gravemente sui bilanci delle famiglie.

Come Pd abbiamo posto, inoltre, il tema del congelamento degli affitti. Noi sappiamo che in Italia vivono in affitto 5 milioni di famiglie che in molti casi vivono una grande difficoltà che non fa che aumentare con l’inflazione».

A proposito di nuclei familiari, alcune misure del governo – come la Carta “Dedicata a te” si rivolgono solo ai nuclei familiari composti da più di tre persone. Si tratta di una scelta corretta a suo giudizio?

«Dipende dalla finalità delle misure. È chiaro che alcune misure di sostegno contro il caro vita debbano essere selettive perché le risorse non sono infine. Certamente però sarebbe giusto coinvolgere anche le famiglie composte da un solo componente. Se l’obiettivo di queste politiche è aumentare la natalità – dato che l’Italia è quintultima al mondo per tasso di nascite – ha senso privilegiare chi vuole generare figli».

Dato il contesto economico, la preoccupa la tenuta sociale del Paese dopo il taglio al reddito di cittadinanza?

«Sì, molto. Certamente serviva una riforma del reddito di cittadinanza che intervenisse sugli aspetti che non hanno funzionato in questi anni. La scelta del Governo di cancellare il reddito per sostituirlo con uno strumento che presenta gli stessi difetti, coinvolgendo meno persone e lasciando centinaia di migliaia di famiglie senza alcun sostegno è stata però sbagliata.

Per non parlare di quell’SMS in cui si è comunicato, mi lasci dire in modo freddo, ai percettori della perdita del contributo. Non è questo il modo di affrontare una povertà che l’inflazione ha aggravato. Serviva una riforma del reddito di cittadinanza, non la cancellazione».