Davanti agli inquirenti che lo hanno interrogato, l’uomo costituitosi per l’omicidio di Liliana Cojita a Tombolo, in provincia di Padova, ha dichiarato di non sapere cosa gli sia successo. Dopo aver strangolato la compagna a mani nude, nella giornata di ieri, 21 settembre, era uscito di casa per recarsi in caserma e confessare l’accaduto. Stando a quanto ricostruito finora, avrebbe compiuto il delitto al culmine di una lite. La vicenda segue di appena qualche ora quella di Maria Rosaria Troisi, uccisa a coltellate dal marito Marco Aiello a Battipaglia, in provincia di Salerno. E fa salire ulteriormente il numero delle vittime di femminicidio.

Omicidio di Liliana Cojita a Tombolo (Padova): la confessione del compagno killer

Si chiama Youssef Maid, ha 49 anni ed è di origine tunisina, l’uomo che nelle scorse ore ha confessato di aver ucciso la compagna Liliana Cojita, trovata morta in casa, a Tombolo, lo scorso giovedì. Ai carabinieri di Padova l’ex operaio ha raccontato di averla soffocata a mani nude al culmine di una lite.

Sono stato io – ha confessato -, abbiamo litigato e ho perso la testa. Non so cosa mi sia capitato.

Sembra che i due stessero attraversando un periodo particolarmente difficile: da un po’ si erano messi alla ricerca di una nuova sistemazione perché il prossimo novembre avrebbero dovuto lasciare la stanza in cui vivevano in affitto. A causa delle ristrette possibilità economiche di entrambi, la sfida era diventata, però, più complicata del previsto, rendendoli agitati e inquieti.

Ieri, nel corso di una discussione particolarmente accesa, l’uomo avrebbe messo le mani al collo della compagna stringendo fino a soffocarla. Dopo essersi reso conto che la donna era morta si era recato spontaneamente in caserma, per costituirsi. Ora dovrà chiarire il motivo del litigio.

È in uno stato di non serenità – ha rivelato un investigatore al Resto del Carlino -, è apparso disperato.

Chi era la vittima

Liliana avrebbe compiuto 56 anni tra qualche giorno. Era nata e cresciuta in Romania; poi, agli inizi del 2000, si era trasferita in Italia, dove sperava di potersi costruire un futuro migliore. Senza occupazione, non aveva precedenti. Maid invece sì: regolare sul territorio nazionale, per tempo avrebbe lavorato come operaio di una ditta. Con loro in casa vivevano un italiano e la sua compagna, entrambi assenti al momento dei fatti.

Il precedente di Battipaglia

Si tratta dell’ennesimo caso di femminicidio registratosi in Italia dall’inizio dell’anno. Ed è avvenuto appena qualche ora dopo quello di Battipaglia, in provincia di Salerno, dove un uomo ha ucciso a coltellate la moglie di 37 anni, Maria Rosaria Troisi. Stando a quanto ricostruito finora, prima del delitto – consumatosi nel corso di una lite -, l’uomo aveva chiesto ai due figli della coppia di lasciare temporaneamente l’abitazione di via Flavio Gioia, dove vivono anche i genitori di lui, ora affidatari dei minori.

Chi indaga sta cercando di capire se avesse premeditato ciò che ha fatto oppure volesse semplicemente evitare che i bambini assistessero a una discussione tra lui e la donna. Sembra che fosse particolarmente geloso e che, da un po’, sospettasse (senza motivo) che la donna lo avesse tradito. Ai carabinieri ha raccontato di aver chiamato il 112 perché la moglie lo aveva minacciato con un coltello. Prima dell’arrivo dei soccorsi, però, era stato lui ad uccidere lei.

Oggi, 22 settembre, in carcere Aiello ha provato a togliersi la vita ferendosi alla gola. Immediatamente soccorso, è stato trasportato all’ospedale di Salerno, dove adesso è ricoverato nella sezione detenuti.

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