I Carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro sono impegnati da questa mattina in una grande operazione ai danni della ‘Ndrangheta. Arrestate 44 persone con le accuse di estorsione, rapina a mano armata, ricettazione, riciclaggio e intestazione fittizia di beni, aggravate da modalità mafiose. In arresto anche il sindaco del paese di Cerva, Fabrizio Rizzuti: è agli arresti domiciliari.

Arresti per l’Ndrangheta di Catanzaro: anche il sindaco di Cerva coinvolto

Impegnati nell’operazione antimafia “Karpanthos”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, i Carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro hanno arrestato 44 persone. Diverse accuse a loro carico: associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con l’uso di armi, estorsione, rapina a mano armata, ricettazione, riciclaggio e intestazione fittizia di beni, aggravati dalle modalità e finalità mafiose.

Nell’operazione hanno lavorato più di 300 agenti e questi si sono diretti al confine fra Catanzaro e Crotone, dove operava un insieme di famiglie ‘ndranghetiste fra Petronà e Cerva. Queste avevano pure creato agganci nelle città di Lecco e Torino, cercando nuovi canali per lo spaccio di stupefacenti ed armi.

Spicca fra le persone raggiunte di un avviso di custodia cautelare Fabrizio Rizzuti, sindaco del piccolo paese di Cerva. Qui operava la cosca di ‘ndrangheta “Carpino” insieme a quello dei “Cervesi“, alleatisi per taglieggiare i commercianti locali con la richiesta del pizzo, per vendere e comprare armi illegali e per rapinare banche o esercizi commerciali. Durante le elezioni comunali di Cerva nel 2017 le indagini hanno mostrato che l’elezione del sindaco fosse avvenuta tramite voto di scambio politico-mafioso.

Per il sindaco di Cerva, Fabrizio Rizzuti, sono stati disposti i domiciliari. Sorte analoga per l’assessore Raffaele Scalzi e il consigliere comunale di maggioranza Raffaele Borelli, accusati di aver promesso in caso di elezione (cosa avvenuta nel 2017 e nel 2022) dei favori in denaro e degli appalti pubblici senza controlli.

Infine, è stato scoperto che un impiegato dell’Agenzia delle Entrate aveva permesso che nel suo ufficio un affiliato alla cosca di Petronà lì falsificasse documenti e dichiarazioni sulla propria IMU.

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