La Fiom Cgil si ritrova a Roma, a piazza del Popolo, per l’assemblea nazionale che ha come titolo ‘I sentieri della dignità’. Molte le personalità presenti del mondo sindacale, tra tutti Michele De Palma, segretario generale Fiom, e Maurizio Landini, segretario generale Cgil.

‘I sentieri della dignità’, l’assemblea nazionale della Fiom Cgil a Roma, De Palma (segretario Fiom): “A governo chiediamo di rimettere al centro l’industria perché ad oggi non ha fatto nulla” | VIDEO

Si ritrovano a Roma, a piazza del Popolo, migliaia di lavoratori iscritti alla Fiom Cgil per l’assemblea nazionale di oggi, 22 settembre 2023. Un appuntamento fondamentale, in virtù delle molte sfide che il mondo del lavoro è costretto ad affrontare negli ultimi tempi, e che sarà la rampa di lancio della manifestazione indetta per il 7 ottobre.

Il titolo scelto per l’assemblea di oggi è eloquente, ‘Sentieri della dignità’. Quando i cronisti gli chiedono di spiegare il motivo di questa scelta, il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, risponde senza esitazioni che i lavoratori italiani stanno perdendo la dignità e che bisogna ricostruire strade per ridargliela.

“In questi ultimi anni il lavoro ha subito sconfitte molto importanti. Sono diminuiti i salari, le persone muoiono sul luogo di lavoro. Quando questo succede, si perde la dignità delle persone. Noi oggi iniziamo una campagna per costruire ‘sentieri della dignità’ per le persone che per vivere devono lavorare. Migliaia di delegati dei metalmeccanici iniziano un percorso che ci porterà sulla via maestra della manifestazione della Cgil del 7 ottobre”.

De Palma cita tutto ciò che ha contribuito a questa perdita della dignità dei lavoratori, parlando di sicurezza sul lavoro quasi assente – come testimoniato dal tragico incidente ferroviario di Brandizzo, costato la vita a cinque operai – e di condizioni economiche sempre più difficili, per le quali i sindacati chiedono da tempo un incontro con il governo presieduto da Giorgia Meloni, senza successo.

Proprio al governo, De Palma chiede una considerazione maggiore per il comparto industriale, senza il quale non c’è futuro per il paese.

“Al governo chiediamo di rimettere al centro l’industria perché farlo significa ridare futuro al nostro paese. Le lavoratrici e i lavoratori che hanno difeso l’economia di questo paese durante la pandemia, ora subiscono gli effetti, da un lato, della guerra e dell’inflazione che ne consegue, e dall’altro dei processi di ristrutturazione che rischiano di portare al loro licenziamento. Il governo aveva detto che ci sarebbe stato un piano industriale per la siderurgia, per il settore automobilistico e per quello degli elettrodomestici ma, ad oggi, non c’è nulla.”

De Palma commenta anche la situazione dell’ex Ilva di Taranto, sulla quale la Fiom, insieme con le altre firme sindacali Fim Cisl e Uilm, ha scritto una lettera alla presidente Meloni chiedendo urgentemente un incontro.

“Negli stabilimenti dell’ex Ilva non ci sono più neanche le manutenzioni ordinarie e stanno mettendo a rischio di incidente le lavoratrici e i lavoratori. Questa è una responsabilità del governo e di ArcelorMittal. Abbiamo scritto la lettera per organizzare un incontro ma se non ci sarà, ci autoconvocheremo. Tra un mese o due mesi sarebbe troppo tardi, perché lo stabilimento di Taranto rischia di cadere a pezzi“.

Delegato Fiom Emilia Romagna Bologna: “Situazione Marelli responsabilità collettiva, serve risposta”

Nella piazza del Popolo gremita di lavoratori che indossano la casacca rossa del sindacato, l’inviato di Tag24 Thomas Cardinali raggiunge un delegato della Fiom Emilia Romagna. La sua è una testimonianza fondamentale per capire il dramma dei lavoratori della Marelli, dopo la chiusura dello stabilimento di Crevalcore, in provincia di Bologna, costato il posto a 230 dipendenti.

Il delegato Fiom parla di “situazione pesante” per il significato che lo stabilimento ha in quel territorio nella provincia di Bologna, “un presidio anche in termini di dignità” che oggi vede “la prospettiva del futuro cancellata“. “Ci siamo messi davanti ai cancelli e ci resteremo finché non avremo una risposta rispetto alla tenuta occupazionale dello stabilimento“, promette, sostenendo di aspettarsi un intervento anche da parte delle istituzioni, che hanno “un dovere di responsabilità sociale verso i lavoratori di quel territorio, che per vivere hanno bisogno di quel lavoro“.

La responsabilità di quanto avvenuto, secondo il delegato Fiom, “è collettiva, politica e industriale. Politica – spiega – perché le istituzioni devono dare risposte rispetto a una de-industrializzazione. Poi c’è anche una responsabilità industriale, perché siamo di fronte a un grande gruppo industriale che decide di non fare gli investimenti per la transizione all’elettrico, causando la perdita di posti di lavoro“.

Per questo, la richiesta al governo è semplice e netta: “Ci aspettiamo che prenda posizione“, dichiara il delegato della Fiom. “Non è il momento di essere equidistanti: o si sta con i lavoratori o non si sta con loro. Ovviamente – conclude – ci aspettiamo che sia dalla parte dei lavoratori e che faccia tutto il possibile per non perdere questo stabilimento di Crevalcore“.

Assemblea nazionale Fiom Cgil ‘I sentieri della dignità’, il delegato FIOM dello stabilimento Stellantis di Melfi: “”

Rosario Palandre è, invece, un delegato Fiom delle stabilimento Stellantis di Melfi, in stato di agitazione con scioperi che si susseguono da tempo.

Raggiunto dal nostro inviato Michele Lilla, Palandre sottolinea l’importanza della parola “dignità” che campeggia sul palco dell’assemblea nazionale di oggi. Dignità che, racconta, viene attualmente privata ai lavoratori di Melfi, dove “dietro la falsa maschera dell’efficienza, stanno peggiorando i ritmi e i carichi di lavoro in maniera impressionante“. Il motivo risiede nelle decisioni dell’azienda, che fanno sì che “mentre si aumentano le produzioni, si tolgono operai da sopra le linee, generando ritmi insostenibili“.

Quando gli viene chiesto di commentare lo sciopero del settore auto indetto negli Stati Uniti e che ha bloccato la produzione anche di Stellantis, il delegato Fiom si congratula con i suoi colleghi, perché “ogni volta che ci sono iniziative dei lavoratori, non può che farci piacere” e sottolinea come anche a Melfi continuano le iniziative di lotta e che “lo stato di agitazione resta permanente” a causa delle tremende condizioni di lavoro. “Sono un delegato che lavora lì da 30 anni – commenta Palandre – e neanche agli inizi ho mai visto una mancanza di rispetto della persona a questi livelli così esagerati“.

‘I sentieri della dignità’ della Fiom Cgil, a Roma anche due lavoratori dalla Tunisia: “Dobbiamo avere possibilità di sviluppo”

Presenti in piazza anche due lavoratori provenienti dalla Tunisia, per i quali, raccontano a Thomas Cardinali, “è normale per noi essere qui ed essere solidale con i lavoratori italiani“.

Quando gli viene chiesto quale sia la condizione dei lavoratori in Tunisia, i due rispondono che, proprio come in Italia i problemi sono molti, “problemi politici ma anche globali, perché mancano le grandi industrie che danno le opportunità di lavoro e mancano anche gli investimenti pubblici“.

Inevitabile, poi, un commento sulla questione dei flussi migratori. Per i due lavoratori tunisini, la soluzione risiede nel risolvere “il problema principale, ovvero dare la possibilità che i paesi africani si sviluppino autonomamente“. In questo senso, l’accordo tra Unione Europea e Tunisia “è importante, ma servono altri meccanismi perché il decreto flussi o la ‘legge Bossi-Fini’ vanno abolite, perché non danno dignità alle persone che arrivano in Italia nel rispetto delle regole e delle leggi“.

Infine, un attacco diretto al presidente francese Emmanuel Macron: “Oggi la Francia respinge i migranti, ma lui sa che è il primo a sfruttare i paesi africani. Se l’Africa venisse riconsegnata agli africani, non ci sarebbe nessun migrante“.

L’intervento di Maurizio Landini, segretario generale Cgil: “Bisogna ridare dignità al lavoro e ai lavoratori”

Alla fine, è arrivato il momento più atteso dai molti lavoratori arrivati a Roma da ogni parte d’Italia: l’intervento del segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

Landini, nel suo discorso, sottolinea più volte quanto grave e anomala sia la situazione vissuta dai lavoratori italiani in questo periodo storico.

“Una situazione così difficile e piena di contraddizioni non l’ho mai vissuta e i nodi stanno venendo al pettine tutti assieme. Ci siamo trovati da una pandemia nel pieno di una guerra, e ora siamo nel pieno di un cambiamento climatico ma anche di un cambiamento tecnologico e digitale che sta cambiando il lavoro e anche il sistema”.

“Prevalsa una cultura politica e sociale in cui dignità del lavoro e delle persone è stata calpestata”

Per Landini, tale situazione si è verificata a causa dell’affermazione di un modello sociale ed economico che “ha calpestato la dignità del lavoro e delle persone.

“Questo è successo perché è passata una cultura politica per la quale i problemi si risolvevano se si cancellavano quei vincoli sociali che danno una dignità alle persone, e che riteneva che il mercato libero potesse fare tutto da solo”.

Una logica che, per il segretario della Cgil, è anche alla base dei “disastri” mondiali che caratterizzano la nostra epoca, come il cambiamento climatico, generato proprio da modelli produttivi ingiusti e intollerabili.

“Il cambiamento climatico non avviene per sfortuna ma anche per i modelli di sviluppo e sistemi di produzione che si sono affermati negli ultimi 20-30 anni, seguendo una logica che ha messo al centro il profitto fine a se stesso e non più la persona che lavora. Si è cancellato l’elemento di fondo: il lavoro e i lavoratori”.

La perdita di centralità e di dignità del lavoro e di chi lo realizza, porta all’ingiustizia sociale che caratterizza le società industrialmente avanzate in questo 21° secolo. Un dramma che Landini esplicita parlando delle morti sul lavoro (“Ormai non passa giorno che non ci sia la notizia della morte di un lavoratore o di una lavoratrice. È inaccettabile, questa cosa va cambiata. E per farlo bisogna cambiare i modelli con cui si lavora e si produce“) e citando i numeri del sistema fiscale prodotto da tale logica.

“Tutto ciò ha prodotto un sistema fiscale ingiusto, caricato solamente sui lavoratori dipendenti e i pensionati, e che favorisce la rendita finanziaria. Siamo di fronte alla contraddizione che mentre un lavoratore dipendente paga sul suo stipendio il 30 o 40% di contributi e di tasse, i profitti che quegli stessi lavoratori generano per le imprese vengono tassati al 20%. Imprese che poi, eventualmente, spostano anche la propria sede fiscale nei paradisi fiscali”.

Una situazione così drammatica richiede un cambiamento urgente. È a questo proposito che il segretario della Cgil passa dalla denuncia dei problemi al richiamo all’azione per risolverli, dando appuntamento alla manifestazione organizzata per il 7 ottobre, che vedrà la Cgil affiancata da moltissimi soggetti della società civile.

“Il 7 ottobre è un appuntamento importantissimo perché mette assieme un mondo vastissimo, di oltre 200 associazioni, reti di cittadinanza, persone che si sono rese conto che è venuto il momento di cambiare. Il messaggio che arriva da quella manifestazione è che se si vuole cambiare la situazione, abbiamo bisogno di unire tutto quello che in questi anni è stato diviso, di ricostruire quell’unità sociale nel paese”.

“Dobbiamo difendere la democrazia, praticandola”

Infine, Landini chiude il suo discorso con il passaggio forse più politico di tutto il suo intervento.

Il leader Cgil denuncia, infatti, la “crisi democratica” in cui si trovano il mondo – “che si basa sulla violenza e sul ritorno della guerra” – il paese, dove “ormai più della metà dei cittadini italiani non va a votare perché non si sente rappresentato da nessuno“. Di fronte a questo stato di cose, Landini individua come compito della Cgil quello di farsi da guida di un processo di cambiamento, che riparta dalla difesa della democrazia.

“Noi la democrazia la dobbiamo difendere praticandola. E mettendo al centro un elemento di fondo: si deve ripartire dalla Costituzione, dal lavoro, dalla centralità delle persone. Questa battaglia abbiamo intenzione di farla, non solo perché abbiamo ragione ma perché siamo convinti che così possiamo davvero rappresentare la maggioranza di questo paese”.