I sindacati dei lavoratori dell’ex Ilva di Taranto hanno annunciato uno sciopero di 24 ore di tutto il personale per il 28 settembre, in occasione di un evento organizzato da Acciaierie d’Italia.

Ex Ilva, i sindacati annunciano uno sciopero di tutto il personale per il 28 settembre: “Mancano requisiti minimi per garantire vita dignitosa ai lavoratori”

Tanto tuonò che piovve“, si diceva una volta. E, nel caso dell’ex Ilva di Taranto, si può dire che ai tuoni e fulmini dei mesi e delle settimane passate, ora si è passati definitivamente alla pioggia.

I sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm hanno, infatti, proclamato uno sciopero di 24 ore per il prossimo 28 settembre, al quale aderirà tutto il personale dell’azienda. Una presa di posizione durissima, anche perché la data non è stata scelta a caso: quel giorno, Acciaierie d’Italia terrà un evento commerciale nel quale convergeranno su Taranto possibili partner dell’industria dell’acciaio e i clienti dell’azienda.

Insomma, l’ascia di guerra sembra esser stata ufficialmente dissotterrata da parte delle firme sindacali.

Sindacati ex Ilva: “Vite dei lavoratori a rischio per assenza di manutenzione”

La decisione è dovuta, ancora una volta, allo stato di abbandono e declino in cui versa la fabbrica di Taranto.

Solo pochi giorni fa, infatti, i sindacati avevano scritto una lettera alla presidente Meloni e ai ministri Urso (Imprese e del Made in Italy), Pichetto Fratin (Ambiente e sicurezza energetica), Giorgetti (Economia e Finanze), Calderone (lavoro e politiche sociali) e Fitto (Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNNR), denunciando la gravità della situazione in quella che, una volta, era un fiore all’occhiello dell’industria italiana.

Oggi rincarano la dose, citando nuovamente il rischio per l’incolumità dei lavoratori dell’azienda, costretti a operare in condizioni di sicurezza ormai quasi del tutto assenti, come dimostrato dall’incendio di pochi giorni fa.

“Il sito è ormai privo dei requisiti minimi per garantire una vita dignitosa ai lavoratori sugli impianti produttivi dove l’assenza di manutenzioni ordinarie e straordinari compromette la salvaguardia delle vite umane che ci lavorano. Tutto questo nonostante i copiosi finanziamenti pubblici ricevuti qualche mese fa”.

L’attacco riguarda i 650 milioni di euro che il governo ha messo a disposizione di Acciaierie d’Italia, in virtù della sua quota di partecipazione all’azienda, gestita per il 62% da ArcelorMittal e per il 38% da Invitalia, che fa capo al Mef.
Una situazione intollerabile, che non intende più aspettare provvedimenti o promesse che somigliano sempre più a parole vuote.