Nelle prossime ore la Procura di Firenze potrebbe decidere di ascoltare la donna che a Repubblica aveva raccontato di aver sentito un soggetto femminile chiamare la piccola Kata poco prima della sua scomparsa, avvenuta a Firenze il 10 giugno scorso. Un racconto che si unisce a quello di una bambina che era solita giocare con lei nel cortile dell’ex hotel Astor di via Maragliano, che alla mamma avrebbe detto:
Il lupo ha preso Kata.
Di chi si tratta? Potrebbe entrarci l’occupante di origine romena che secondo la madre della bimba sarebbe a conoscenza di qualcosa? Finora Lidia, l'”amministratrice” dello stabile occupato, ha sempre riferito di trovarsi nella sua stanza, al momento dei fatti. Il sospetto però è che sappia più di quanto voglia far credere.
Kata scomparsa a Firenze, spunta una nuova testimone chiave: una donna che avrebbe visto la bambina poco prima che sparisse
Io abito accanto all’albergo. Per un periodo ci ho anche lavorato, prima che chiudesse per la pandemia – ha raccontato la donna al quotidiano romano -. Quel giorno (il giorno della scomparsa di Kata, ndr) ero andata a correre e sono passata davanti ai cancelli dell’Astor. Ricordo bene di aver visto la bambina che usciva, c’era anche il suo fratellino. In quel momento una donna che si trovava nel cortile l’ha chiamata. Kataleya si è voltata indietro quasi piangendo. Forse perché voleva restare fuori. Poi la donna ha chiuso il cancello. Perché l’ha chiamata?
Sono in tanti a chiederselo e a chiedersi chi sia la donna citata nel racconto, che sembrerebbe collimare con i filmati delle telecamere di sorveglianza, che riprendono la bambina mentre, attorno alle 15, risale le scale della struttura dopo essere uscita, prima di sparire. Tra le ipotesi più accreditate ci sono quella del rapimento per vendetta e dello scambio di persona, ma nessuna pista è esclusa.
Trovate tracce di sangue in una stanza dell’ex hotel
Nel corso dei primi accertamenti tecnico-scientifici eseguiti dal genetista Ugo Ricci è emerso, intanto, che le tracce rinvenute su uno dei lavandini delle tre stanze frequentate dai familiari di Kata all’interno dell’ex hotel, la 104, sarebbero tracce di sangue. Potrebbe appartenere a Kata? È ciò che si sta cercando di capire, attraverso l’esame del Dna.
Sui borsoni e sui trolley sequestrati a tre dei cinque indagati per il rapimento – tra cui figurano anche i due zii della bimba, quello materno, Abel, e quello paterno, Marlon, entrambi detenuti – non ci sarebbero, invece, tracce di sangue. Uno dei sospettati, l’occupante di origine romeno, avrebbe addirittura fornito agli inquirenti un alibi: il giorno della scomparsa di Kata con la valigia sarebbe andato in lavanderia. A dimostrarlo è il tragitto da lui compiuto, registrato dalla geolocalizzazione del suo smartphone.
Verso il nuovo sopralluogo
Dagli ultimi sviluppi della vicenda deriva la necessità di rientrare nell’edificio in cui la bimba viveva ed è stata avvistata per l’ultima volta, quantomeno per escludere che non si trovi ancora al suo interno. Nel corso del nuovo sopralluogo, a cui prenderanno parte anche i “cacciatori di Calabria”, si procederà con l’abbattimento di muri e pavimenti e con alcuni scavi.
I genitori di Kataleya all’Astor sono già tornati, insieme agli avvocati Filippo Zanasi e Sharon Matteoni e al loro consulente di parte, l’ex comandante del Ris Luciano Garofano. Dopo aver ripercorso i corridoi dell’edificio – con l’intento di trovare indizi che potessero portare alla bambina -, ai microfoni dei giornalisti la madre aveva detto:
Ho ricordato particolari che non posso riferire.
La speranza è che le indagini possano essere alle battute finali e che la bimba possa tornare presto a riabbracciare i suoi cari.
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