Quota 103, Quota 41 e Opzione donna: verso proroghe e correzioni per il 2024. Tuttavia, il vero problema riguarderebbe i lavoratori con un’età compresa tra i 25 e i 40 anni; per loro, la questione previdenziale italiana è un “affare” di poco conto. La delusione nell’istituzione porta oltre 10 milioni di lavoratori al completo disinteresse del dibattito previdenziale. Parliamo di 10.271.680 lavoratori di ambo i sessi, che in base all’attuale ordinamento previdenziale imposto dalla legge Fornero e in vista delle prossime modifiche potrebbero andare in pensione non prima dei 65 e dei 77 anni di età. Vediamo le caratteristiche principali delle modifiche al sistema previdenziale e l’evoluzione della pensione anticipata.

Quota 103, Quota 41 e Opzione donna – pensione anticipata

 La legge Fornero ha reso più rigidi i requisiti di accesso alla pensione; attualmente, il peso maggiore è dato dal meccanismo di flessibilità nell’uscita dal lavoro, il quale comporta una variabile di 7 anni condizionata da contributi, stipendi e carriera lavorativa. Al momento, chi ha iniziato ad accumulare un’anzianità contributiva dopo il 1996, introdotta dalla riforma Monti – Fornero, rischia di andare in pensione sempre più tardi.

Ancora oggi, è possibile ottenere la pensione anticipata contributiva a 64 anni con almeno 20 anni di contributi, purché l’assegno raggiunga almeno 1.200 euro netti. Tuttavia, il vero problema riguarda coloro che non rientrano in questo schema, per i quali la pensione viene posticipata di ulteriori 4 anni. In sostanza, per chi si trova nell’attuale realtà lavorativa, caratterizzata da carriere lavorative discontinue e stipendi bassi, con una previsione pensionistica inferiore a 670 euro netti, il traguardo della pensione viene raggiunto almeno a 71 anni di età.

Un altro aspetto che incide sulle pensioni (e di cui si parla poco) riguarda la riforma Sacconi del 2009. Come spiega il Corriere della Sera, i requisiti previdenziali furono collegati all’aspettativa di vita. Il meccanismo previdenziale si basa sull’aspettativa di vita, il che significa che “più si vive a lungo, più tardi si va in pensione”.

Le previsioni pensionistiche per i giovani under 35 portano a una prospettiva di pensione oltre i 75 anni, poiché si basano sull’andamento del tasso di crescita dell’aspettativa di vita e sulla presenza di carenza contributiva legata a carriere discontinue e stipendi bassi. Il risultato finale è un assegno pensionistico di appena 670 euro netti.

Pensione part time per l’assunzione agevolata degli under 35

 In questo contesto, appare chiaro che l’idea di far lavorare i pensionandi a tempo parziale prima e dopo il pensionamento non è un concetto astratto, ma piuttosto mira a indirizzare i giovani verso un percorso lavorativo. Mancano ancora i chiarimenti su come verrà implementato il lavoro a tempo parziale per i lavoratori prossimi alla pensione e su come verranno coinvolte le persone già in pensione.

L’elemento centrale dovrebbe riguardare il ritorno al lavoro da parte dei pensionati per formare i giovani under 35. Si tratterebbe dell’introduzione id diverse misure che vanno dalla staffetta generazionale alle agevolazioni fiscali, e altre misure di supporto, al fine di garantire la detassazione delle tredicesime e l’aumento delle pensioni minime. Maggiori dettagli riguardanti il lavoro a tempo parziale durante la pensione sono disponibili in un recente aggiornamento.

Chi è nato nel 1962 quando andrà in pensione?

 Le previsioni pensionistiche per il 2024 sono diverse; si parla del rinnovo della Quota 103 con 41 anni di contributi e 62 anni di età. La proroga di questa misura è molto probabile, poiché rientra pienamente nel profilo della sostenibilità finanziaria.

Il motivo è semplice: 41 anni di versamenti contributivi vengono maturati da coloro che hanno una lunga carriera lavorativa stabile e continua. L’altro aspetto riguarda il requisito anagrafico di 62 anni di età, quindi per i lavoratori nati nel 1962.

Chi va in pensione con Quota 41?

Per il 2024, la misura Quota 41 non sarà in vigore. L’INPS ha stimato che questa misura costerebbe approssimativamente tra i 4 e i 9 miliardi di euro nel periodo tra il 2022 e il 2029, il che renderebbe tale opzione insostenibile per i conti pubblici. Anche cercando di applicare un ricalcolo esclusivo basato sul sistema contributivo, si verificherebbe un impatto maggiore sui conti pubblici.

È importante considerare che la pensione anticipata ordinaria richiede un’uscita dal lavoro a 41 o 42 anni e 10 mesi. Si tratta di un traguardo non facilissimo da raggiungere. A partire dal 2027, con l’adeguamento all’aspettativa di vita, questi requisiti potrebbero subire variazioni.

Quando si può presentare la domanda per pensione precoci quota 41?

La Quota 41, destinata ai lavoratori precoci, consente di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro a patto che siano stati maturati 41 anni di versamenti, compresi 12 mesi di contributi prima dei 19 anni di età, a condizione di appartenere a categorie meritevoli di tutela, come caregiver, invalidità al 74%, disoccupazione o svolgimento di lavori usuranti o mansioni gravose.

I lavoratori precoci che soddisfano i requisiti della misura Quota 41, possono presentare la domanda di riconoscimento del beneficio entro il 1° marzo e non oltre il 30 novembre di ciascun anno e solo in caso di esito positivo, presentare la domanda di pensione anticipata.

Opzione donna: addio alla libertà del 2022

 È improbabile che si tornerà ai requisiti del 2022, quando l’uscita con l’Opzione donna era fissata a 58 e 59 anni (per dipendenti e autonome), mentre sta guadagnando terreno la possibilità di introdurre un sussidio a partire dal raggiungimento dei 61 anni di età. In questo modo, coloro che non soddisfano i requisiti dell’Opzione donna potrebbero accedere a un anticipo pensionistico con alcuni anni in più.

Tuttavia, la misura transitoria permetterebbe ad alcune di accedere all’Ape donna. Attualmente, l’Opzione donna consente il pensionamento a 60 anni di età con almeno 35 anni di contributi.

Il requisito anagrafico può scendere a 59 anni se associato alla presenza di un figlio, e a 58 anni con due o più figli. La Legge di Bilancio 2023 ha esteso la possibilità di ottenere la pensione anticipata donna a favore delle lavoratrici che, entro il 31 dicembre 2022, rientrano nelle categorie meritevoli di tutela, come lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese in crisi, caregiver e invalide al 74%.”