Alla ricerca di se stesso, Luka Jovic è arrivato al Milan nelle ultime ore di mercato in prestito secco dalla Fiorentina che lo aveva scaricato. La punta sembrava l’astro nascente del calcio serbo nel 2018/19 con una stagione eccellente con la maglia dell’Eintracht Francoforte, un talento destinato a dominare la scena internazione con il Real Madrid che sborsa 60 milioni di euro per portarlo in Spagna. L’inizio di un cammino trionfante con la maglia del club più titolato del mondo che è diventato un incubo fra prestazioni insufficienti e tante panchine. L’anno scorso arriva in soccorso la Fiorentina per rilanciare la sua carriera, numeri interessanti ma un feeling mai sbocciato con Vincenzo Italiano che non ci ha pensato troppo nel preferire nuovi profili e quindi l’approdo in rossonero.

Jovic al Milan: la presentazione

Moncada e Furlani hanno cercato un centravanti per l’intera estate, Pioli chiedeva un vice Giroud dopo la fallimentare esperienza di Origi. Una miriade di nomi accostati, altrettanti agenti visti a Casa Milan ma nessuna ufficialità fino alle ultime ore quando l’affondo per Taremi sembrava essere andato a buon fine salvo poi ritrattare tutto. Per cui l’ultimo giorno di calciomercato è arrivata la decisione di virare su Luka Jovic messo ai margini della rosa da Vincenzo Italiano.

È un grande onore e una grande soddisfazione giocare per un club così grande, farò di tutto per realizzare gli obiettivi. Maldini mi contattò tre anni fa quando ero al Real Madrid, ma le cose non si misero in ordine. Ora però sono qui. C’erano stati dei contatti ad inizio estate, poi la situazione si è sviluppata diversamente. Il mio desiderio era venire qui. Aspettavo il Milan, ho rifiutato tutte le altre offerte. Ero pronto a restare anche alla Fiorentina, ma ho atteso affinché arrivasse il Milan: sono molto contento.

Questo è un grande passo in avanti per me dalla Fiorentina al Milan, è un livello superiore. Al Real ho avuto un crollo, le cose non sono andate nel migliore dei modi, ma ora sono parte di uno dei migliori club al mondo. Spero di avere fortuna e di tornare ai miei vecchi livelli. Da piccolo ero tifoso del Milan. Mio padre e miei amici erano tifosi del Milan, è un desiderio che si realizza. Spero di dare il mio contributo.

Le gerarchie al Milan sono chiare. Olivier Giroud è il titolare inamovibile con Pioli che difficilmente ci rinuncia, Jovic dovrà essere bravo almeno inizialmente a sfruttare gli spezzoni di partita per conquistare il tecnico e l’ambiente. Il francese ha già cominciato alla grande la stagione ma gli impegni saranno tanti e servirà quindi anche il supporto del serbo che ha mancato per pochi giorni Ante Rebic, suo vecchio compagno all’Eintracht Francoforte.

Giroud è un grande giocatore, è il miglior cannoniere della Francia ed ha giocato in grandi club, avendo sempre grande successo. Sono sicuro che ogni giorno potrò imparare qualcosa da lui e mi impegnerò per farlo, in modo da sostituirlo quando sarà necessario nel modo migliore possibile. Con Rebic invece ero a Francoforte. Ci siamo sentiti quando sono giunto qui, mi ha augurato buona fortuna e mi ha raccontato alcune cose molto belle.

Avrei bisogno di un po’ di tempo, ma non so quanto tempo ho a disposizione. Non sono al 100% fisicamente, quindi dovrò lavorare con molto impegno per essere pronto per le partite. Ho iniziato a lavorare seguendo un programma particolare, faccio qualcosa in più rispetto al resto della squadra, altre meno. Pioli mi ha detto che crede in me, devo ascoltarlo. Mi ha detto che sono sicuro che avremo un’ottima collaborazione. È un grande piacere lavorare con lui, sono stato accolto benissimo

Classe 1997, Luka Jovic ormai non è più una giovane stella pronta ad esplodere. Il Milan diventa l’opportunità per rilanciare la propria carriera sfruttando anche la vetrina Champions League per riconquistare anche la nazionale serba che al momento gli preferisce Mitrovic e Vlahovic. Eppure il centravanti vuole sottolineare che nella scorsa stagione il suo bottino personale non è stato così avaro andando in doppia cifra con la maglia della Fiorentina grazie soprattutto ai sei gol messi a segno in Conference League.

Se conoscessi questo segreto segnerei di più anche oggi. Tutto quell’anno andava secondo i piani: Hutter mi ha dato tanto, la squadra mi ha dato tanto. Spero con Pioli di fare lo stesso. Lo scorso anno non vorrei dire che qualcosa non ho funzionato. Non ho segnato molti gol, ma non ho giocato per tre anni e mi aspettavo una stagione con salite e cadute. 13-14 gol e 5-6 assist: è una buona resa per uno che non ha giocato per così tanto tempo. Cercherò di migliorare questi numeri