Gli studenti italiani tornano a scuola, per la prima volta dal 2020 senza restrizioni: ciononostante il Covid non è svanito nel nulla e il buonsenso impone alcune regole. Il virus sembra tornato a correre e per questo insegnanti, alunni e famiglie devono restare in guardia.

A impartire le prime linee guida per fronteggiare la situazione era stato il ministro della Salute Orazio Schillaci nei giorni scorsi. Impegnato all’assemblea mondiale dell’Onu negli Stati Uniti, dove si toccherà anche l’argomento pandemie, nei giorni scorsi Schillaci aveva tracciato la rotta da seguire.

I ragazzi sono quelli che hanno sofferto di più durante il lockdown. È giusto che continuino ad andare a scuola.

Dal canto suo, però, la Società italiana di pediatria predica calma e ricorda ai genitori che un bambino con una malattia infettiva costituisce “una fonte di contagio” se va a scuola. Per questo motivo, i bambini sintomatici “dovrebbero stare a casa“.

Covid a scuola, le regole da seguire. Dal ministero della Salute: “Evitare assolutamente mascherine e Dad”

La volontà del governo, anche alla luce delle parole di Schillaci, resta quella di garantire agli studenti la frequenza in presenza. Niente didattica a distanza, dunque, almeno per il momento. Una soluzione caldeggiata anche dal direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia.

Secondo lui, bisogna “evitare assolutamente” il ritorno delle mascherine a scuola e della Dad.

Per fare questo abbiamo istituito un tavolo interdisciplinare tra ministero della Salute, Istruzione e merito, Pubblica amministrazione e con il ministero del Lavoro per verificare insieme quali misure adottare per dare serenità ai ragazzi, al corpo docente e non docente e ai familiari a casa.

Anche l’infettivologo del San Martino di Genova Matteo Bassetti sottolinea come il Coronavirus sia “impegnativo o grave soprattutto negli anziani”. Per questo motivo i ragazzi “non dovrebbero essere più vessati”.

Non c’è ragione di non lasciarli liberi.

Anche guardando ai numeri si evince un certo aumento dei casi in Italia, seppur con infezioni lievi. Da fine agosto ad oggi, stando all’ultimo bollettino del ministero della Salute, i contagi sono passati da poco più di 21mila a circa 30mila.

Seppure l’impatto sugli ospedali rimanga “limitato“, dai dati si evince un aumento dell’occupazione dei letti in area medica e nelle terapie intensive.

I nuovi casi sono correlati in prevalenza alla variante Eris: a contrasto dell’ultima arrivata subentrano i nuovi vaccini, efficaci nel proteggere dalle forme più gravi di Covid.

I pediatri: “Virus nei bambini non dà sintomi gravi”

Più prudenti i pediatri, che nonostante ribadiscano che il virus Sars-CoV-2 “circola nei bambini sani”, sottolineano come l’infezionenon dà sintomi gravi“.

Nonostante ciò, occorre proteggere anche i fragili, come spiegato da Rino Agostiniani, della Società italiana di pediatria.

Un bambino con una malattia infettiva è una fonte di contagio se va a scuola, non solo per il Covid, ma anche per altri virus circolanti come influenza, ecc. Non avendo ancora una direttiva particolare, ci rimettiamo anche al buon senso dei genitori: i bambini sintomatici dovrebbero stare a casa, indipendentemente dal tipo di virus che provoca la malattia.

Agostiniani ribadisce la necessità di una “maggiore ventilazione delle aule“, con la scuola che rimane comune “un fattore di rischio per le malattie infettive”, a prescindere dalla loro entità.