La Corte d’Assise del tribunale di Busto Arsizio, presieduta da Giuseppe Fazio, ha deciso che accetterà la richiesta di Davide Fontana di poter accedere a un programma di giustizia riparativa. L’uomo, 44 anni, è stato condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio della 25enne Carol Maltesi. I suoi genitori avevano già fatto sapere di non volerlo incontrare. Difficilmente riusciranno a perdonarlo per ciò che ha fatto.

Omicidio Carol Maltesi, Davide Fontana ammesso al programma di giustizia riparativa

Qualche giorno fa, tramite il legale che lo difende, l’avvocato Stefano Paloschi, Fontana aveva presentato un’istanza di accesso al programma – lo stesso recentemente chiesto in aula (con esito negativo) anche da Benno Neumair -. Si tratta di un istituto entrato in vigore con la riforma Cartabia, che prevede

una forma di risoluzione del conflitto, complementare al processo, basata sull’ascolto e sul riconoscimento dell’altro (le parti lese, ndr) con l’aiuto di un terzo imparziale chiamato ‘mediatore’.

E che, nel caso del 44enne, dovrebbe prevedere anche un percorso psicologico. L’obiettivo finale sarebbe, almeno sulla carta, raggiungere

un esito riparativo, consistente nella ricostruzione del legame spezzato tra vittima, reo e comunità.

Ma la prospettiva ha suscitato “sconcerto e indignazione” nei genitori di Carol Maltesi, costituitisi parti civili al processo.

Riavvicinarsi e incontrare l’assassino? I nostri assistiti non lo accetteranno mai, impossibile perdonare tale e tanta efferatezza e crudeltà. Impossibile soprattutto ipotizzare un contatto, tantomeno un incontro, tra il figlioletto di Carol e chi lo ha reso orfano con una simile spregiudicatezza e senza un briciolo di pietà,

avevano fatto sapere, come riporta il Corriere della Sera, le avvocate Manuela Scalia, Annamaria Rago e Veronica Villani.

La ricostruzione del delitto e la condanna shock

Tutto è iniziato la mattina del 10 gennaio 2022. Stando a quanto ricostruito dall’accusa, vittima e carnefice si erano dati appuntamento a casa della ragazza per girare dei video hard da caricare online. Approfittando del fatto che fosse legata (a scopi sessuali), il 44enne, preso dall’ira, l’aveva colpita ripetutamente con un martello, prima alla testa, poi sul resto del corpo, finendola con un coltello mentre riprendeva tutto con il telefonino.

Qualche tempo prima avevano avuto una relazione e da un po’ Carol gli aveva confessato di voler lasciare Rescaldina, dove entrambi vivevano, per raggiungere il figlio, a Verona con il padre. Una decisione che lui non aveva preso di buon grado. Dopo il delitto ne aveva fatto a pezzi il corpo con un seghetto, tenendolo per giorni all’interno di un freezer acquistato allo scopo online.

Solo mesi dopo, a marzo, ne aveva abbandonato i resti in un terreno della Val Camonica, attirando l’attenzione di un passante, che aveva dato l’allarme, permettendone il ritrovamento. Nel frattempo si sarebbe finto Carol, rispondendo ai messaggi di chi la cercava e pagando l’affitto dal suo conto corrente. Il tutto con lucidità e freddezza.

Per questo era stato chiesto che fosse condannato all’ergastolo. Alla fine, invece, gli sono stati riconosciuti 30 anni. Il motivo? Secondo i giudici avrebbe agito perché “ne era perdutamente innamorato” e non poteva accettare, di conseguenza, che si allontanasse da lui. Una senteza scioccante, che aveva definito addirittura la vittima “troppo disinibita”, quasi addosandole la colpa dell’accaduto.

Sconvolge il giudizio morale che trasuda dalla sentenza – aveva dichiarato l’avvocata Rago -. Di fatto i giudici non hanno ritenuto legittima la volontà di Carol di allontanarsi da Fontana e vivere la propria vita secondo i propri desideri, ma al contrario hanno valorizzato la prospettiva di Fontana di sentirsi frustrato per l’imminente abbandono, giustificando per tale via l’insussistenza dei motivi abbietti e futili.

Presto si andrà quindi avanti con l’Appello.