La MotoGP vola in Asia dove resterà per quasi due mesi: il GP d’India fa da apripista ad una serie di appuntamenti come Giappone, Indonesia, Australia, Thailandia, Malesia, Qatar prima della classica chiusura a Valencia.

Ritmo folle per l’ultima parte di stagione, si correrà tutte le domeniche salvo una pausa tra Thailandia e Malesia.

Si parte appunto a Nuova Delhi, dove ai margini della giungla urbana è stato costruito il Buddh International Circuit che ha già ospitato la Formula 1 nel 2011 e nel 2013 prima di diventare una vera e propria “Cattedrale nel deserto” soprattutto a causa di alcuni problemi fiscali.
Ora la costosissima struttura, 250 milioni di dollari e 110 mila spettatori di capienza, deve tornare a splendere e la prima occasione sarà la MotoGP di questo weekend.

Cinque chilometri di tracciato medio-ampio su cui nessun pilota MotoGP ha girato fino ad ora ma che gli esperti hanno etichettato molto simile a Red Bull Ring e al GP della Thailandia.

La corsa al titolo riparte dall’India

L’incognita India sarà teatro di una corsa al titolo ancora aperta, soprattutto a causa dell’incidente di Bagnaia a Montmelò, con Martin a inseguire a soli 36 punti dall’azzurro. Menzione d’onore per un altro azzurro che è più distante da Pecco, 65 punti, ma che sta disputando un campionato di tutto rispetto.

Ora sarà compito di ingegneri e piloti trovare un set-up ideale per le moto in vista del weekend di gara che si prospetta più aperto del solito, considerando che si tratta di una pista completamente nuova per tutti.

Qualche dubbio sicurezza per alcuni piloti, considerato che il tracciato non è ancora omologato dalla FIM con in particolare Aleix Espargarò che ha dichiarato.

Noi piloti ci confronteremo tra noi giovedì, dopo aver visto la pista. Voglio essere ottimista e pensare che Dorna sta lavorando per la nostra sicurezza

Gli fa eco Luca Marini, ancor più cauto.

È tutto come prima, per loro va bene così. Ma vedremo se qualche pilota andrà a sbattere contro il muro, se ci saranno conseguenze

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