Opzione donna nuove regole nel 2024? È partita la corsa alla rimodulazione della misura Opzione donna. Era solo questione di settimane prima dell’arrivo delle prime ipotesi di riforma della pensione anticipata donna. La misura, modificata nel 2023, è stata resa (quasi) impossibile da raggiungere per molte lavoratrici, che sono state escluse dall’uscita senza la possibilità di accedere al trattamento.

Ora che il tempo stringe, le ipotesi di riforma di Opzione donna si accavallano, e tra le diverse iniziative c’è chi ipotizza l’introduzione dell’Ape donna o Rosa. Sicuramente, il principale conduttore che coinvolge le lavoratrici, le cui preoccupazioni sulla pensione anticipata Opzione donna hanno peggiorato le aspettative future e hanno inflitto una doppia mazzata a causa dei nuovi paletti e dell’opzione del solo sistema contributivo, avrà una prospettiva previdenziale diversa a partire dal 2024.

Pensione Opzione donna regole 2024

 Ora, l’Ape donna potrebbe non essere la scelta più adatta per il ritiro dal lavoro, a causa della perdita di diversi diritti che saranno riconquistati con il cambiamento del periodo di transizione per l’erogazione del beneficio in pensione di vecchiaia.

Secondo diverse indiscrezioni, la pensione donna subirà ulteriori modifiche nei requisiti anagrafici e contributivi. La nuova uscita previdenziale permetterà ad alcune lavoratrici di ritirarsi dal lavoro a 61 anni, con un accumulo contributivo presumibilmente di 30 anni.

Una cosa è certa: anche agganciando l’uscita all’anticipo pensionistico Ape sociale, non tutte le lavoratrici potranno accedere al trattamento a causa della presenza di diverse condizioni riservate alle categorie meritevoli di tutela, come ad esempio disoccupate, caregiver, invalide e lavoratrici con mansioni gravose.

È possibile che questa categoria venga ampliata, consentendo l’accesso al trattamento a una vasta platea di aventi diritto. Inoltre, sono previste modifiche riguardo al requisito legato ai figli. Vediamo insieme tutte le ultime novità sulla riforma della pensione donna.

Chi può andare in pensione nel 2024 con opzione donna?

 Attualmente, l’Opzione donna permette di accedere alla pensione anticipata a 60 anni di età con un accumulo contributivo di 35 anni. Il requisito anagrafico può scendere a 59 anni se abbinato alla presenza di un figlio, e a 58 anni con due o più figli.

La Legge di Bilancio 2023  ha esteso la pensione anticipata donna nei confronti delle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2022, si trovano in una delle seguenti condizioni:

  • assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità (articolo 3, comma 3, Legge 104). In questo caso, l’accesso al beneficio è condizionato dall’assistenza di un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
  • hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74%;
  • sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale. Peraltro, in tale ultima ipotesi la riduzione massima di due anni del requisito anagrafico di 60 anni si applica a prescindere dal numero di figli.  

Quando si può andare in pensione oggi?

L’ordinamento previdenziale prevede il rilascio della pensione di vecchiaia ordinaria a 67 anni per tutte le categorie di lavoro e senza distinzione di genere.

Il requisito anagrafico è stato congelato a 67 anni fino al 2026. Tuttavia, potrebbe subire delle modifiche in base ai rilevamenti dell’ISTAT sull’incremento dell’aspettativa di vita.

Opzione donna a 61 anni per tutte senza vincoli

 Il governo Meloni dovrà prendere in considerazione una misura per le donne, e certamente la scelta sarà influenzata dalle risorse disponibili. Sicuramente, si punterà al ripristino del principio di uguaglianza, per cui è possibile che venga eliminato il requisito legato alla genitorialità. Tuttavia, è improbabile che vengano ripristinati i requisiti del 2021.

Tornare indietro all’età di 58 e 59 anni (per dipendenti e autonome) comporterebbe un’impraticabile esposizione finanziaria per l’Esecutivo, mentre l’idea dell’introduzione dell’Ape donna a 61 anni di età sembra più realizzabile.

È importante notare che il passaggio da Opzione donna all’Ape sociale comporta un aumento del requisito anagrafico da 60 a 63 anni. Introdurre una misura transitoria permetterebbe ad alcune lavoratrici di accedere all’indennizzo a 61 anni di età.

Le ipotesi sul trattamento anticipato per le donne sono davvero molte, anzi troppe, tanto che non sfugge l’idea di ridurre la finestra mobile da 12 mesi a 6 mesi.

In questo modo, si permetterebbe l’accesso al trattamento con una riduzione dell’agevolazione per le madri con figli. In questo modo, tutte le donne che soddisfano i requisiti di legge potrebbero ritirarsi dal lavoro a 60 anni di età.”