L’autunno, con la sua tavolozza di colori caldi, la fresca brezza e la sottile nostalgia nell’aria, è una stagione che ha ispirato poeti di tutto il mondo per secoli. Questa stagione di transizione tra l’estate e l’inverno è stata celebrata e immortalata in molte opere letterarie, con poesie che catturano la sua bellezza, la malinconia e l’atmosfera unica. Ecco alcune delle poesie più famose che celebrano l’autunno.

Autunno, poesie famose

“All’Autunno” di John Keats

John Keats, uno dei più grandi poeti romantici inglesi, ha scritto una delle poesie più iconiche sull’autunno. In “All’Autunno,” Keats dipinge un quadro vivido della stagione, descrivendo il frutteto carico di mele mature, i grilli che cinguettano e le api che ronzano intorno ai fiori. Questa poesia è un inno alla bellezza dell’autunno e alla sua sensazione di abbondanza.

Stagione di nebbie e morbida abbondanza,
tu, intima amica del sole al suo culmine,
che con lui cospiri per far grevi e benedette d’uva
le viti appese alle gronde di paglia dei tetti,
tu che fai piegare sotto le mele gli alberi muscosi del casolare,
e colmi di maturità fino al torsolo ogni frutto;
tu che gonfi la zucca e arrotondi con un dolce seme
i gusci di nocciola e ancora fai sbocciare
fiori tardivi per le api, illudendole
che i giorni del caldo non finiranno mai
perché l’estate ha colmato le loro celle viscose:

chi non ti hai mai vista, immersa nella tua ricchezza?
Può trovarti, a volte, chi ti cerca,
seduta senza pensieri sull’aia
coi capelli sollevati dal vaglio del vento,
o sprofondata nel sonno in un solco solo in parte mietuto,
intontita dalle esalazioni dei papaveri, mentre il tuo falcetto
risparmia il fascio vicino coi suoi fiori intrecciati.
A volte, come una spigolatrice, tieni ferma
la testa sotto un pesante fardello attraversando un torrente,
o, vicina a un torchio da sidro, con uno sguardo paziente,
sorvegli per ore lo stillicidio delle ultime gocce.

E i canti di primavera? Dove sono?
Non pensarci, tu, che una musica ce l’hai.
Nubi striate fioriscono il giorno che dolcemente muore,
e toccano con rosea tinta le pianure di stoppia:
allora i moscerini in coro lamentoso, in alto sollevati
dal vento lieve, o giù lasciati cadere,
piangono tra i salici del fiume,
e agnelli già adulti belano forte del baluardo dei colli,
le cavallette cantano, e con dolci acuti
il pettirosso zufola dal chiuso del suo giardino:
si raccolgono le rondini, trillando nei cieli.

“Mattino d’autunno” di Federico Garcia Lorca

Le poesie brevi sono le più ardue da comporre, poiché richiedono la selezione attenta delle parole essenziali per evocare un’immagine o un’emozione. In questo caso, Garcia Lorca riesce, in soli cinque versi, a trasmettere pienamente le sensazioni legate all’autunno: l’immersione in un bosco, la percezione del sole che filtra tra le foglie ingiallite, conferendo loro uno splendore unico. Riesce anche a far emergere le intricate trame tessute dai ragni e a permettermi di assaporare la quiete e il silenzio che pervadono l’ambiente circostante.

Che dolcezza infantile
nella mattinata tranquilla!
C’è il sole tra le foglie gialle
e i ragni tendono fra i rami
le loro strade di seta.

“Canzone d’autunno” di Paul Verlaine

I violini dell’autunno, celebrati da Paul Verlaine, ci affascinano ormai con la loro malinconia non appena il primo vento settentrionale inizia a soffiare. “Canzone d’autunno,” scritta dal poeta francese nel 1866, rappresenta uno dei più straordinari e riusciti esempi di poesia simbolista.

È praticamente impossibile per il lettore non associare il sibilo dell’aria autunnale al suono struggente dei violini dopo aver assaporato questa opera di Verlaine. Tale connessione è diretta, capace di penetrare l’anima e di toccare il cuore, simile all’effetto che solo alcune note musicali possono generare, eludendo qualsiasi filtro della mente e superando la barriera della razionalità. Paul Verlaine è stato in grado di dar voce e di plasmare in un’immagine nitida quel sentimento indefinibile di malinconia che l’autunno trascina con sé.

I lunghi singulti
dei violini
d’autunno

mi lacerano il cuore
d’un languore
monotono.

Pieno d’affanno
e stanco, quando
l’ora batte

io mi rammento
remoti giorni
e piango.

E mi abbandono
al triste vento
che mi trasporta

di qua e di là
simile ad una
foglia morta.

“San Martino” di Giosuè Carducci

La poesia “San Martino” è stata inclusa nel terzo volume di “Rime Nuove,” che rappresenta la più esaustiva raccolta di poesie scritte da Giosuè Carducci, il rinomato poeta verista noto per la sua adesione al classicismo.

Questa poesia presenta alcune similitudini lessicali con un componimento datato 1858 di Ippolito Nievo, patriota e scrittore italiano. Questa similitudine ha portato numerosi studiosi a sostenere che Carducci possa essersi ispirato direttamente a Nievo per la creazione del suo testo.

Tuttavia, è importante notare che l‘estate di San Martino è un tema che ha affascinato molti poeti del XIX secolo. Anche Gabriele D’Annunzio ha dedicato una riflessione a questo periodo dell’anno nella sua poesia “Novembre.” Questo suggerisce che l’ispirazione per esplorare il motivo dell’estate di San Martino era condivisa da diversi autori dell’epoca.

La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri,
Nel vespero migrar.

“In questa notte d’autunno” di Nazim Hikmet

Il poeta e drammaturgo turco Nazim Hikmet ci fa immergere nella magia delle notti autunnali, quando l’oscurità sembra espandersi senza fine, avvolgendo l’universo e suggerendo significati nascosti. Il crepuscolo avanza rapidamente, divorando il giorno pezzo per pezzo fino a inghiottirlo completamente sotto il suo vasto mantello notturno.

Nell’arrivo della sera, si percepisce una malinconia sottile che porta con sé il profumo della terra appena baciata dal sole e la rugiada che si posa delicatamente. Le notti d’autunno sono ricche di silenzi pregni di aspettative, carichi di messaggi mai pronunciati; sembrano vere e proprie voragini spalancate sull’arcano stupore del mondo. on

In questa notte d’autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.

Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.

Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini.