Gli scontri nella notte tra 20 il e il 21 settembre hanno interessato soprattutto il Mar Nero e la penisola di Crimea, dove le azioni russe hanno portato all’abbattimento di 19 droni ucraini. La notizia è arrivata direttamente dal ministero della Difesa russo tramite il canale ufficiale Telegram, evidenziando i dettagli anche di altri tre obiettivi in altrettante aree del paese (regioni di Kursk, Belgorod e Orel), facendo salire il computo totale a 22.
Alle prime luci del mattino, circa le 4 a Kiev, l’intero territorio ucraino si è svegliato con l’allarme anti-aereo, con diverse esplosioni avvertite anche nella regione attorno alla capitale dello stato. Anche in questo caso la fonte è un’autorità ufficiale: il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, il quale ha affermato che la difesa della capitale è al lavoro dalle 6 del mattino. Per il momento si contano sei attacchi russi, concentrati principalmente nei quartieri di Darnytskyi e Holosiivskyi, con le zone lasciate senza acqua ed elettricità. Sempre su Telegram non sono però stati annunciate vittime ma solo danni a infrastrutture, oltre ad almeno 7 feriti, anche se non paiono in gravi condizioni.
Guerra in Ucraina, il bilancio a Kherson
Diverso è invece il bilancio per quanto riguarda Kherson, con numeri in aggiornamento ma che al momento evidenziano 2 morti e 5 feriti, di cui una in gravi condizioni. L’attacco russo aveva come obiettivo un edificio residenziale della città ucraina: in questo caso la fonte è il governatore della zona, Oleksander Prokudin.
Guerra in Ucraina, in corso le riunioni all’ONU
Nel frattempo, a diverse migliaia di chilometri di distanza, al palazzo di vetro dell’ONU si sta svolgendo uno storico incontro in cui, per la prima volta, siedono insieme il presidente Zelensky e Lavlov, il ministro russo. Il leader ucraino, nel proprio discorso, ha usato toni forti contro la Russia richiedendo la piena solidarietà globale per quanto riguarda il salvataggio di vite umane.
Sulla mancata abilità dell’ONU di garantire la pace a livello internazionale si è espresso anche il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, il quale è stato recentemente protagonista di una mediazione (fallita) riguardo l’accordo sul grano. Al momento non si ritrova unanimità nelle mosse da effettuare a sostegno dell’Ucraina: se da un lato il presidente Joe Biden confermerà oggi l’invio di nuovi aiuti militari a Kiev, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha evidenziato come la Polonia non trasferirà più armi all’Ucraina.