Accadde oggi, 21 settembre 1990: la Stidda uccide Rosario Livatino. Rosario Livatino è stato un magistrato antimafia italiano nato a Canicattì nel 1952 e assassinato 33 anni fa ad Agrigento. Come detto, lo uccise la stidda: un’organizzazione criminale siciliana di tipo mafioso, attiva in particolare nelle province di Agrigento, Caltanissetta e Ragusa. Stidda in siciliano significa “stella” ma anche “sfortuna”. Impegnato nell’Azione cattolica, laureato in Giurisprudenza presso l’università di Palermo, superato il concorso in magistratura, Livatino fu uditore giudiziario presso il Tribunale di Caltanissetta, e poi dal 1979 al 1989 sostituto procuratore della Repubblica al Tribunale di Agrigento; occupandosi con rigore di indagini antimafia e di episodi di corruzione, noti al tempo come “Tangentopoli siciliana”.
Accadde oggi, 21 settembre 1990: la Stidda uccide Rosario Livatino
Dal 1989 al 1990, Rosario Livatino fu poi giudice a latere presso il Tribunale di Agrigento, interessandosi di misure di prevenzione. La Stidda lo freddò sul viadotto Gasena lungo la SS 640 Agrigento-Caltanissetta. Papa Giovanni Paolo II definì Livatino “martire della giustizia ed indirettamente della fede”. Nel 2011 cominciò il processo per la sua beatificazione. Rosario Livatino venne beatificato il 9 maggio 2021; primo magistrato beato nella storia della Chiesa cattolica. La sua festa da Santo sul calendario cade il 29 ottobre.
L’agguato e l’esecuzione mafiosa
Un commando criminale uccise Rosario Livatino mentre si stava recando in tribunale, senza quella scorta che aveva rifiutato. Ad aprire il fuoco furono quattro sicari assoldati dalla Stidda agrigentina; un’organizzazione mafiosa, lo ricordiamo, in contrasto con Cosa nostra. Quello che l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga ribattezzò “giudice ragazzino”, si trovava a bordo della sua vecchia Ford Fiesta color amaranto, quando fu speronato dall’auto dei killer. Tentò disperatamente una fuga a piedi attraverso i campi limitrofi ma, già ferito da un colpo d’arma da fuoco a una spalla, venne raggiunto dopo poche decine di metri e finito a colpi di pistola (nella foto: l’auto di Livatino crivellata di colpi).
Falcone e Borsellino sul luogo del delitto
Tra i primi a giungere sul luogo del delitto: il presidente del Tribunale di Agrigento Salvatore Bisulca, il procuratore Giuseppe Vaiola e i magistrati colleghi di Livatino, Roberto Saieva e Fabio Salamone. Mentre da Palermo arrivarono: il procuratore capo Pietro Giammanco e i procuratori aggiunti Giovanni Falcone ed Elio Spallitta. Da Marsala corse sul posto il procuratore Paolo Borsellino. Falcone e Borsellino, altre due vittime eccellenti di Mafia. Rosario Livatino è sepolto nel cimitero di Canicattì (Agrigento).