Riforma pensioni 2024 quasi sicuramente senza quota 41 che rappresenterà un obiettivo di difficile realizzazione anche entro la fine della legislatura: le ultime novità che arrivano dagli ambienti governativi a una settimana dalla presentazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanze (Nadef) riguarderebbero esclusivamente il sistema di calcolo della pensione del contributivo, anche con un passaggio da altri sistemi previdenziali che risultano, in ogni mdo, più convenienti. 

In questo senso, non vi è ancora una presa di posizione netta del governo guidato da Giorgia Meloni. Si attendono i risultati degli studi del nuovo Osservatorio della spesa previdenziale, la task force istituita presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali di Marina Elvira Calderone dalla quale, tuttavia, non trapelano buone notizie in tema di costi delle pensioni sui conti pubblici. 

Riforma pensioni 2024 senza quota 41: flessibilità uscita anticipata solo col contributivo

A tal proposito, una riforma delle pensioni vera a propria non è auspicabile nella legge di Bilancio che verrà varata durante il prossimo autunno. Sui conti pubblici, e sul rapporto tra spese pensionistiche e Prodotto interno lordo (Pil), incombe l’indicizzazione degli assegni previdenziali al tasso di inflazione. Quest’ultimo, per il secondo anno consecutivo, l’aumento dei prezzi si assesterà su cifre molto più alte rispetto al passato. Dall’8,1% del dato definitivo dell’Istat del 2022 (del quale, lo 0,8% deve essere ancora recuperato con arretrati nei cedolini di pensione), nel 2023 è probabile che l’Istituto di statistica certifichi una crescita dei prezzi non al di sotto del 6 per cento

Il dato significa che la corsa della spesa previdenziale in rapporto al Pil, come certificato anche dall’Osservatorio, continuerà imperterrita, incrementandosi dal 16,2 per cento calcolato per gli anni 2023 e 2024. Insieme al quadro demografico di invecchiamento della popolazione emerso dai dati Istat, l’andamento non potrà che essere di risparmio della spesa pubblica sulle pensioni e di investimenti flessibili solo per i lavoratori rientranti nel contributivo. 

Riforma pensioni senza quota 41, verso la bocciatura anche la versione con ricalcolo contributivo

In questa direzione si muovono alcune ipotesi di riforma che avevano coinvolto anche quota 41 per tutti. La misura era stata ipotizzata con ricalcolo contributivo dei versamenti rientranti nei periodi di meccanismo misto o retributivo, come succede attualmente per l’opzione donna. Tuttavia, l’ipotesi non ha raccolto i favori del governo a eccezione della Lega di Matteo Salvini. È quindi probabile che non solo la quota 41 secca non si farà quest’anno e nei prossimi anni, ma che anche la misura con ricalcolo contributivo potrebbe essere messa da parte definitivamente. 

Pensione anticipata contributiva, verso nuove regole per uscire a 64 anni 

I meccanismi meno rigidi che dovrebbe delineare la legge di Bilancio 2024 in tema di pensioni anticipate dovrebbe riguardare i lavoratori del sistema contributivo, ovvero quelli che abbiano iniziato a versare dopo il 31 dicembre 1995. E sconti, in tal senso, arriverebbero ai giovani che adesso non hanno superato i 35 anni di età.

Per tutti, l’obiettivo è quello di raggiungere la pensione anticipata contributiva, con requisito anagrafico a 64 anni e contributivo di 20 anni. Tuttavia, quest’ultimo requisito deve integrarsi con l’attuale vincolo della futura pensione che dovrà essere di almeno 2,8 volte il trattamento previdenziale minimo.

La stessa pensione di vecchiaia dovrà essere conseguita a 67 anni e con 20 di contributi, ma con un importo di almeno 1,5 volte il trattamento minimo. Su entrambi i vincoli (2,8 e 1,5) il governo punta a favorirne il raggiungimento mediante azioni contributive che riguarderebbero, anche, un mix di interventi tra pensione pubblica (Inps) e previdenza integrativa (fondi pensione).