Novità pensioni donne: mentre l’elaborazione della Manovra sta procedendo lentamente, in attesa che la Nadef definisca le linee guida contabili, tra le varie proposte in esame dal governo spunta l’idea di introdurre l’Ape Donna per le pensioni. Questa ipotesi prevede di offrire un’agevolazione sociale alle donne, consentendo loro di ricevere l’indennità di accompagnamento verso la pensione a partire dai 61/62 anni anziché dai 63 attualmente previsti.
Novità pensioni donne: cos’è e come funziona l’Ape Donna 2024?
La proposta del governo Meloni per le pensioni anticipate delle donne prevede quindi di consentire loro di andare in pensione a 61 anni e di offrire la possibilità di utilizzare la pensione integrativa per ritirarsi dal lavoro a 64 anni.
Nel frattempo, si sta valutando l’opzione del part-time per gli ultimi anni di lavoro, con l’assunzione di giovani lavoratori, al fine di consentire l’anticipo pensionistico a partire dai 61/62 anni anziché aspettare fino ai 63 anni attualmente previsti. Tali misure mirano principalmente a beneficiare le donne che si trovano in situazioni di disagio:
- licenziate,
- con un grado di invalidità pari almeno al 74%,
- caregiver,
- coloro che svolgono lavori gravosi.
Età e calcolo dei contributi di Ape Donna 2024
È inoltre previsto uno sconto aggiuntivo di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni, come parte delle misure di sostegno alle famiglie.
L’idea è di consentire alle donne di utilizzare i contributi nella previdenza integrativa per raggiungere il requisito minimo e ritirarsi già a 64 anni, anche per coloro che hanno iniziato i versamenti a partire dal 1996 e sono quindi completamente nel sistema contributivo.
L’Ape Sociale, noto anche come Anticipo Pensionistico, rappresenta un’indennità erogata dallo Stato tramite l’Inps per i lavoratori di specifiche categorie o in situazioni di difficoltà.
Il governo sta valutando la possibilità di ulteriori agevolazioni per le donne che si trovano in una situazione di disagio, come quelle licenziate, con una percentuale di invalidità pari almeno al 74%, caregiver o impegnate in lavori gravosi, che si aggiungerebbe allo sconto già in vigore di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni. Queste donne potrebbero iniziare il percorso verso la pensione già a partire dai 61/62 anni.
L’ipotesi di Ape Donna sostituirebbe il programma Opzione Donna, che attualmente consente alle donne di ritirarsi dal lavoro a 58 anni con almeno due figli e 35 anni di contributi. Con l’Ape Donna, sarebbero richiesti meno anni di contribuzione (tra 28 e 30) per ottenere l’indennità di accompagnamento. È importante notare che, a differenza dell’Opzione Donna, il calcolo dell’indennità non sarebbe basato esclusivamente sui contributi versati.
In sintesi, se queste proposte venissero adottate, si aprirebbe la possibilità per un gruppo specifico di donne di accedere all’Anticipo Pensionistico a partire dai 61/62 anni, riducendo così i requisiti di contributi richiesti rispetto all’Opzione Donna. L’indennità relativa all’Ape Sociale sarebbe erogata dall’Inps per 12 mesi all’anno, rispetto ai 13 mesi previsti per la pensione. Questa indennità corrisponderebbe all’importo della rata mensile della pensione, calcolata al momento dell’accesso alla misura. Tuttavia, è importante sottolineare che il sussidio erogato fino al momento dell’accesso alla pensione di vecchiaia non potrebbe superare i 1.500 euro lordi al mese, e tale importo non sarebbe rivalutabile nel tempo.
Nel frattempo, il programma Quota 103, che consente a tutti di andare in pensione a 62 anni con almeno 41 anni di contributi, verrà prolungato. Inoltre, l’Ape Sociale verrà estesa anche a coloro che svolgono lavori gravosi e usuranti.
Per quanto riguarda una vera e propria riforma delle pensioni, sarebbero necessari almeno 4 miliardi di euro, rendendo difficile attuare tale riforma nell’attuale legge finanziaria. Tuttavia, sembra più realistico perseguire l’obiettivo di aumentare le pensioni minime come parte delle misure pensionistiche.