Inizia la scuola in tutta Italia tra nuovi e vecchi problemi. Abbiamo parlato con il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, riguardo alle criticità e alle novità che riguardano la scuola italiana. E’ necessario, racconta Gianelli, cambiare anche il meccanismo d’assunzione dei docenti per poter risolvere il problema del precariato.
Come avete accolto la riforma che coinvolge i tecnici e i professionali?
Favorevolmente anche se bisognerà attendere qualche anno per vedere i risultati. Si affronta e si risolve positivamente una criticità ben nota nell’ordinamento cioè il fatto che istituti tecnici e professionali avessero una prevalenza di materie generaliste rispetto a quelle più concrete e laboratoriali. Con questa riforma si incrementa il peso delle materie tecniche e d’indirizzo e si riuscirà ad orientare e formare meglio questi ragazzi per il mondo del lavoro. La presenza di persone che vengono dal mondo del lavoro permette inoltre insegnamenti molto aggiornati.
Quali sono le criticità della scuola all’inizio di questo nuovo anno?
Un po’ quelle di sempre. La difficoltà maggiore del nostro sistema è quella dei divari di apprendimento, come sappiamo in diverse aree geografiche i livelli di apprendimento sono molto diversificati e questo significa che le modalità di apprendimento non sono le stesse per tutti i ragazzi che frequentano le nostre scuole: questo è un vulnus molto grave che va sanato. C’è un piano e ci sono le risorse però per sanare questa situazione.
Ci sono poi una serie di altri problemi come gli edifici spesso fatiscenti e le aule che sono tradizionali con un occhio al passato. Sono poche le aule che sono state trasformate in aree di apprendimento adatte alla didattica moderna. C’è anche il problema della presenza dei docenti che non sempre è conforme al criterio della continuità didattica: molti sono precari e rischiano di cambiare tra un anno e l’altro. E’ un problema anche la carenza di docenti di sostegno per i quali vale il discorso della continuità.
L’impostazione didattica spesso rispecchia il passato cioè la cultura gentiliana e la lezione frontale. Oggi sarebbe preferibile adottare una didattica più partecipativa basata sull’apprendimento cooperativo in modo da stimolare interesse e partecipazione.
Il voto di condotta ora tornerà ad avere un peso. Cosa ne pensa?
Sono favorevole rispetto a questo cambiamento e non lo vedo come uno stravolgimento. Già prima si potevano bocciare gli alunni con un voto di condotta insufficiente però era più difficile applicare il regolamento di disciplina, si è trovato probabilmente un equilibrio migliore – ovviamente aspettiamo la riprova dei fatti. Va detto che cambiare le regole va bene però poi devono essere i docenti ad utilizzarle al meglio perché l’autorevolezza del docente compete in primo luogo al docente stesso. Penso che l’aggiornamento possa essere utile da questo punto di vista.
E’ stato fatto abbastanza di recente per supplenti e docenti di sostegno?
Il ministro Valditara si è impegnato nell’aumentare il numero di nomine fatte dall’inizio dell’anno. Ritengo però che se non si cambia il meccanismo d’assunzione attribuendo alle scuole la facoltà di assumere direttamente il docente come si fa in quasi tutti i Paesi esteri non risolveremo mai il problema del precariato. I concorsi centralizzati non sono in grado di garantire una tempistica abbastanza veloce al momento del pensionamento che avviene ogni anno il 31 agosto. Per capire di che numeri parliamo: il numero dei dipendenti del comparto è di circa un milione ed ogni anno vanno in pensione circa 30mila o 40mila unità di personale di cui 4\5 sono docenti e non si è mai riusciti a fare i concorsi per 30mila-40mila posti l’anno espletati entro il 31 agosto. Se non si passa all’assunzione diretta da parte delle scuole continueremo a portarci dietro il problema del precariato.
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