Il generale Roberto Vannacci continua a girare per i talk show, sollecitato sulle posizioni espresse nel suo libro Il mondo al contrario, e questa volta è il turno di È sempre Cartabianca, condotto su Rete 4 da Bianca Berlinguer.

Il generale Vannacci a È sempre Cartabianca: “Diritto all’odio perché è sentimento libero come l’amore”

Il generale Roberto Vannacci è intervenuto come ospite da Bianca Berlinguer a È sempre Cartabianca, coinvolto in un nuovo, ennesimo dibattito sul suo libro Il mondo al contrario e sulle argomentazioni in esso contenute che hanno animato e non poco il dibattito nazionale.

Continua, dunque, l’esplosione mediatica del caso, e Vannacci non si tira certo indietro, dal momento che viene sollecitato, nel tentare di spiegare il suo pensiero. In primo luogo, su un passaggio in cui difende il diritto all’odio, per lui imprescindibile e non regolamentabile con una legge.

“L’odio è un sentimento e non si può imbrigliare, è libero come l’amore. Per questo dico che non c’è alcuna legge che può vietare l’odio“.

E, quando gli viene chiesto verso chi sarebbe giusto provare odio, Vannacci risponde così.

“Nei confronti di uno stupratore di bambini o di chi sevizia gli anziani. Ma anche nei confronti del nemico: da militare non può esistere l’amore per il nemico”.

Sugli omosessuali: “Perché usare il termine straniero ‘gay’ per definirli? Per le donne usiamo ‘lesbiche’ che è bellissimo”

Dopo questa introduzione, si arriva presto al vero nodo del contendere, ovvero le affermazioni del generale sulle minoranze che, dal suo punto di vista, starebbero imponendo il loro dominio sulla maggioranza delle persone. Vannacci elenca le minoranze cui fa riferimento, dai “graffitari che imbrattano le nostre città, obbligandoci a vivere in città sporche“, ai “delinquenti, che ci fanno vivere nelle case dietro le sbarre per paura“, fino agli “occupatori di case abusivi” e, addirittura, agli “animalisti, i vegani“.

Categorie diverse, tra le quali precisa di non aver voluto creare correlazioni.

Tra queste, quella che ha avuto maggior risalto nel dibattito mediatico è stata, però, quella degli omosessuali. Anche in questo caso, il generale risponde tranquillamente.

“Ribadisco la mia tolleranza verso queste persone e lo scrivo nel libro. Trovo, però che ci sia prevaricazione quando si vuole inondare un mondo eterosessuale con immagini omosessuali“.

Quando, però, la Berlinguer gli fa notare un altro passaggio nel libro in cui elenca alcuni termini con cui gli omosessuali sono chiamati in Italia – termini considerati offensivi come ‘finocchio’ o ‘pederasta’ – Vannacci specifica che averli citati non significava, per lui, volerli giustificare e ritiene che alcuni non siano affatto offensivi.

Non c’era istigazione a chiamare quelle persone con quei termini. Quello contenuto nel libro è un elenco che ho trovato sul vocabolario perché molte di quelle parole non le conoscevo. Tra quelle, alcune non sono offensive. Il termine ‘pederasta’, ad esempio, che un tempo riguardava gli omosessuali che adescavano i bambini ma che oggi si può riferire tranquillamente agli omosessuali”.

Il generale spiega che lo scopo di tale elenco fosse solamente di indicare l’anomalia di una condizione umana che, per essere descritta nel nostro paese, ha addirittura bisogno di un termine straniero (‘gay’). Insomma, il problema, per Vannacci, è lessicale.

“Il problema per me è andare a cercare un termine straniero per definire gli omosessuali, senza inventarne uno italiano, come fatto, invece, per le donne, che hanno un termine bellissimo che è ‘lesbiche’“.

Vannacci a È sempre Cartabianca sulle sue frasi sulle donne: “Stigmatizzo un modello familiare che impone a entrambi i genitori di lavorare”

L’altro tema ampiamente discusso del suo libro riguarda la condizione della donna, che in molti hanno visto come un elogio della tradizionale ‘custode del focolare’, cui è preclusa la possibilità di una realizzazione lavorativa.

Anche in questo caso, Vannacci dice che il significato delle sue parole è stato frainteso e che il suo fosse in realtà un attacco a un modello familiare che impone a entrambi i genitori di lavorare per mantenere la famiglia, senza lasciargli possibilità di scelta. Una condizione contro la quale il generale arriva a proporre un “reddito di maternità“.

“Trovo sbagliato ridurre una coppia a una necessità economica, cioè lavorare entrambi per riuscire a sbarcare il lunario, togliendo spazio alla gioia di curare i bambini. Una delle due persone si dovrebbe occupare della gestione ed educazione dei figli. Ideale sarebbe consentire a uno dei due una libera scelta, magari un ‘reddito di maternità’, che non mi sembra così strano in un paese che ha avuto il reddito di cittadinanza”.

Infine, sulla sua ipotetica discesa in politica, Vannacci risponde come ha sempre fatto finora, lasciando aperta la porta a un’alternativa che, evidentemente, non gli dispiace affatto.

“Faccio il soldato e continuo a fare il soldato, le alternative me le tengo nello zaino. Ne parleremo in futuro“.