C’è un rischio di conflitto più aspro tra Armenia ed Azerbaigian e come nascono le pretese per il Karabakh? L’analista e dottoranda di ricerca Valentina Chabert ha parlato a Tag24.it di quanto avvenuto questo pomeriggio tra i due Paesi.

Una guerra in Karabakh: cosa potrebbe succedere

Oggi pomeriggio il governo di Baku ha avviato un’operazione antiterrorismo capace di far preoccupare l’Europa, la Turchia e la Russia. Le modalità sono sembrate da subito quelle di un’invasione. I timori sono tanti e tra tutti c’è quello di trovarsi una nuova guerra non troppo distante dall’Europa. Avviamo parlato con Valentina Chabert, analista e dottoranda di ricerca, di quello che sta succedendo in queste ore.

Quali sono i motivi alla base del conflitto?

Questa regione che si chiamava oblast del Nagorno Karabakh durante il periodo dell’Unione Sovietica è abitata in maggioranza da armeni ma si trova in territorio azerbaigiano. Sono scoppiate già due guerre: la prima negli anni ’90 vinta dall’Armenia che ha conquistato anche sette distretti attorno alla capitale del regime separatista installato a Khankendi – dai separatisti chiamata Step’anakert. A questa guerra sono seguite alcune escalation (2014 e 2016) e nel 2020 l’Azerbaigian armato anche con il sostegno della Turchia è stato capace di riconquistare i sette distretti persi nella prima squadra. Poco dopo è stato firmato un accordo trilaterale tra le due parti in conflitto e la Russia che poneva fine alle ostilità militare e il ritorno dei sette distretti all’Azerbaigian lasciando però il corridoio di Lachin sotto il controllo di 2000 peacekeepers russi stanziati nel Karabakh occupato dall’Armenia.

Il corridoio di Lachin doveva collegare la parte occupata del Karabakh dove è installato un regime filoarmeno e l’Armenia. Il regime separatista non è riconosciuto da nessuno e nemmeno dall’Armenia, quest’ultima invoca dal punto di vista giuridico il principio dell’autodeterminazione per gli armeni che abitano quella regione mentre l’Azerbaigian punta sull’integrità territoriale. Le Nazioni Unite riconoscono il Karabakh come parte dell’Azerbaigian.

Più di qualcosa lasciava pensare che un’escalation ci sarebbe stata…

Qualcosa si avvertiva già da dicembre dell’anno scorso quando alcuni ambientalisti e membri della società civile hanno protestato contro il traffico illegale di materie prime– minerali soprattutto- da parte dei separatisti del Karabakh che trasportavano materiali per contrabbandarli. L’Azerbaigian ha istituito un checkpoint dopo aver scoperto contrattanti di armi. La parte armena ha allarmato la comunità internazionale dicendo gli azerbaigiani con il blocco che avevano istituito volessero perpetrare una pulizia etnica della regione ed è stato convolto l’ex procuratore della Corte Penale Internazionale Ocampo che ha prodotto un report – scoperto poi essere confezionato ad hoc – al quale l’Azerbaigian ha risposto facendo intendere che non c’era nessuna intenzione di mettere in atto un genocidio.

La questione è diventata più calda quando sono iniziati a scarseggiare i farmaci anche se gli azerbaigiani avevano istituito una strada alternativa per la connessione tra i Paesi (tra tutte va citata la Aghdam-Khankendi). Le due strade sono state riaperte ieri e la Croce Rossa è passata per portare aiuti umanitari nella capitale del regime separatista. Nelle scorse settimane l’Azerbaigian ha fatto esercitazioni militari al confine ma anche l’Armenia assieme agli Stati Uniti.

La Francia invoca il CdS, la Russia vuole fare da mediatrice: quanto è grave la situazione per arrivare a proporre questo?

La Francia invoca il Consiglio delle Nazioni Unite perché accoglie una grande parte di diaspora armena ed ha invitato aiuti umanitari dall’istituzione del blocco della strada di Lachin. Non sono quanto la Russia possa porsi come mediatrice in questo momento perché ha 2000 peacekeepers che sono stati informati da Baku dell’operazione. Ricordiamo che negli scorsi giorni sono morti diversi azerbaigiani a causa di mine trasportate illegalmente attraverso il corridoio di Lachin e L’Armenia ha affermato al quotidiano “Repubblica” che affidare la propria sicurezza alla Russia é stato un errore strategico. La Russia ha criticato l’avvicinamento dell’Armenia all’Occidente.

Si tratta di dichiarazioni che si sommano alla mancata volontà da parte dell’Armenia di prendere parte alle esercitazione dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva. L’Armenia voleva addirittura uscire tutto questo potrebbe essere anche una mossa per ottenere più potere negoziale con la Russia. In questo momento il Cremlino sembra sostenere l’integrità territoriale dell’Azerbaigian.

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