L’Europa, negli ultimi decenni, non ha mai sviluppato una politica energetica in grado di garantire al vecchio continente una propria sicurezza energetica.

Con un vasto apparato industriale, considerato tra i più efficienti e diversificati dell’Occidente, per Bruxelles la sicurezza energetica è stata considerata come una priorità.

Per troppi decenni il sistema di produzione dell’energia elettrica, nel vecchio continente, è stato basato sull’utilizzo dei combustibili fossili, come vettori energetici primari, per la produzione di energia elettrica.

Considerate le insufficienti risorse di petrolio, gli approvvigionamenti di gas naturale, proveniente dalla Russia con prezzi resi competitivi da accordi di fornitura per lunghi periodi, Bruxelles ha stretto una forte dipendenza energetica con Mosca.

Con l’invasione dalla Russia ai danni dell’Ucraina e con le sanzioni economiche internazionali imposte all’export di gas e petrolio russo, la dipendenza energetica di Bruxelles da Mosca si è trasformata in una spada di Damocle, che incombe sulla sicurezza energetica del vecchio continente.

Con la road-map imposta dal Green New Deal, che permetterebbe all’Europa di raggiungere la de-carbonizzazione entro il 2050, Bruxelles potrebbe svincolarsi dalla dipendenza energetica dei combustibili fossili.

Il vecchio continente, per affrontare la transizione energetica, ha bisogno di ampie risorse di materie prime e di Terre Rare necessarie all’industria tecnologica.

Dai sistemi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, agli accumulatori elettrici necessari per lo stoccaggio dell’energia elettrica e per la mobilità green, Bruxelles ha bisogno di approvvigionamenti costanti e sicuri.

Con risorse insufficienti di materie prime e di Terre Rare, necessarie per sostenere l’industria della transizione energetica e con la dipendenza dall’export della Cina, il vecchio continente rischia di svincolarsi dalla dipendenza del gas russo vincolandosi alle materie prime del dragone.

Europa, tra materie prime e Terre Rare:

La transizione energetica, con l’obiettivo della de-carbonizzazione entro il 2050, è una sfida ardua per il vecchio continente.

Ridurre progressivamente le emissioni inquinanti, fino a ottenere la neutralità climatica nel 2050, permetterebbe di mitigare gli effetti del cambiamento climatico e di annullare la dipendenza dalle importazioni dei combustibili fossili.

Per affrontare una transizione, non solo energetica ma dell’intera filiera industriale, il vecchio continente ha bisogno di approvvigionamenti costanti e sicuri di materie prime e di Terre Rare, necessarie all’industria tecnologica.

Attraverso la tecnologia associata alle fonti energetiche rinnovabili, come il fotovoltaico, l’eolico e l’idroelettrico, Bruxelles ha la possibilità di attuare un processo di ristrutturazione del sistema elettrico.

Per attuare una transizione strutturale, dalle fonti fossili interamente verso le fonti rinnovabili, sono necessarie ampie risorse sia economiche sia di materie prime.

Bruxelles ha ingenti risorse economiche necessarie a sostenere la transizione energetica, ma al contrario non ha sufficienti risorse di materie prime e Terre Rare necessarie all’industria.

Approvvigionamenti, la diversificazione può essere la strategia decisiva:

La Cina, a livello globale, è tra i maggiori produttori ed esportatori di materie prime e Terre Rare, necessarie all’intera filiera tecnologica della transizione energetica.

Con ampie risorse di Litio, necessarie per la produzione degli accumulatori elettrici, di Silicio, indispensabile per produrre pannelli fotovoltaici e componenti essenziali per le turbine eoliche, Pechino ricopre un ruolo da leader indiscusso nell’export globale delle risorse necessarie alla transizione energetica.

Il dragone, per il vecchio continente, è un fornitore indispensabile per sostenere la transizione energetica intrapresa da Bruxelles.

Affinché la transizione energetica possa offrire l’opportunità all’Europa di svincolarsi dalla dipendenza dei combustibili fossili, senza vincolarsi ad accordi commerciali per la fornitura di materie prime e di Terre Rare, sarà necessario diversificare gli accordi commerciali con diversi partner internazionali.

Tensioni internazionali, l’ago della bilancia:

Tra Pechino e Bruxelles le differenze nella gestione della politica internazionale, influenza molto i rapporti diplomatici tra i due paesi.

Storicamente la Cina è più vicina alla dottrina politica adottata dalla Russia, rispetto al liberalismo occidentale che condividono Europa e USA.

Per l’Europa, stringere un legame commerciale caratterizzato da troppi vincoli con la Cina, in un settore tanto strategico quanto fondamentale come la transizione energetica, potrebbe rilevarsi dannoso e controproducente.

In un contesto geo-politico internazionale, con differenze di veduta tra Bruxelles e Pechino nella gestione di possibili tensioni future, permetterebbe al dragone di utilizzare gli accordi commerciali come arma di ricatto verso il vecchio continente.

Anche se l’import di materie prime e di Terre Rare provenienti dalla Cina sono fondamentali per l’industria tecnologica europea, il vecchio continente dovrà essere in grado di sviluppare, in tempi relativamente brevi, accordi commerciali con diversi fornitori internazionali.

Gianni Truini