La delicata collaborazione tra l’Unione Europea e la Tunisia sta attraversando una fase particolarmente critica negli ultimi tempi. Un accordo che doveva garantire un controllo efficace dei flussi migratori è ora in bilico, in gran parte a causa di questioni finanziarie. Una notizia non certo positiva per il governo, che già sta gestendo a fatica la complessa situazione dei migranti in arrivo sulle nostre coste.
Crisi accordo Ue-Tunisia: i dettagli del memorandum
Nel luglio del 2023, un memorandum venne firmato dai leader europei, inclusi la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni e il premier olandese Mark Rutte. Questo documento aveva come obiettivo principale la gestione dei flussi migratori. Infatti, nel 2023, la Tunisia è responsabile di quasi il 50% degli sbarchi migratori in Europa. L’accordo, in sostanza, prevedeva un sostegno finanziario all’economia tunisina in cambio di un controllo più efficace della migrazione.
La questione economica
La Tunisia sostiene che l’Unione Europea non abbia mantenuto le sue promesse finanziarie. Sono state promesse due tranche di finanziamenti, una da 150 milioni di euro “senza condizioni” e una seconda da 200 milioni di euro legata alla presentazione di specifici progetti. Tuttavia, la Tunisia ha chiesto che anche questa seconda tranche venga erogata senza vincoli specifici, per poterla utilizzare secondo le necessità del bilancio nazionale. A complicare ulteriormente le cose, la procedura di approvazione di queste somme coinvolge vari organi dell’Ue e non tutti gli Stati membri sembrano d’accordo sul modo in cui l’accordo è stato negoziato.
Crisi accordo Ue-Tunisia: le ripercussioni politiche
La situazione ha causato tensioni anche all’interno dell’Unione Europea. Mentre alcuni chiedono la sospensione del memorandum, altri sostengono la sua applicazione e sollevano preoccupazioni sui rischi di non rispettarlo. L’alto rappresentante dell’UE per la politica estera, Josep Borrell, ha manifestato la sua preoccupazione per come è stato gestito l’accordo, alludendo al fatto che diversi Stati membri dell’Ue hanno espresso incomprensione per la scelta della von der Leyen di collaborare con la Tunisia stringendo un accordo sulle migrazioni. Inoltre:
La partecipazione ai negoziati e alla cerimonia di firma di un numero limitato di capi di governo dell’Ue non compensa l’equilibrio istituzionale tra il Consiglio e la Commissione.
Il ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, ha invece insistito sul rispetto delle condizioni stabilite:
Noi vogliamo che si parli di immigrazione. Siamo stati i primi a sollevare la questione Tunisia. Mi auguro che il memorandum che è stato firmato dalla Commissione europea – e il Consiglio europeo era informato – venga rispettato. Non vorrei che ci fosse dall’alto rappresentante un’azione di non condivisione delle scelte fatte dalla Commissione europea. Quando la Commissione firma un accordo, quell’accordo deve essere rispettato.
Nessun problema giuridico, quindi:
Mi pare che la Commissione europea abbia smentito questa posizione dell’alto rappresentante, perché il Consiglio era informato e sapeva tutto ciò che accadeva.
E ora che succede?
Alcuni Stati membri dell’UE stanno valutando altre soluzioni in risposta alla crisi migratoria. La Germania, ad esempio, ha proposto un’operazione di sorveglianza militare. Allo stesso tempo, la Francia ha espresso solidarietà all’Italia per la situazione a Lampedusa, ma ha chiarito che non si farà carico degli arrivi extra-comunitari sull’isola.
La Commissione Europea ha manifestato la sua disponibilità a discutere ulteriori missioni navali, ma la decisione finale sarà degli Stati membri. La situazione rimane complessa e, se non risolta, potrebbe influenzare non solo le relazioni tra l’UE e la Tunisia, ma anche la coesione all’interno dell’Unione Europea.
L’afflusso migratorio dalla Tunisia
Recentemente, la Tunisia è stata al centro di importanti discussioni riguardanti l’afflusso migratorio. Le principali città coinvolte in questa problematica sono Sfax e Mahdia. Il presidente tunisino, Kaïs Saïed, in una recente riunione con figure chiave del governo, ha espresso la sua preoccupazione riguardo a questi movimenti migratori. In un incontro ufficiale tenuto nella sede presidenziale di Cartagine, infatti, la discussione si è concentrata principalmente sulla situazione migratoria. In particolare, l’attenzione era rivolta alla regione di Sfax e alle isole Kerkenna.
Le autorità tunisine hanno quindi adottato misure severe contro l’immigrazione irregolare. Circa 500 migranti, in particolare provenienti dall’Africa sub-sahariana, sono stati espulsi dalla città di Sfax, un porto noto per essere un punto di partenza per le imbarcazioni dirette verso l’Europa. Sfax ha infatti visto una significativa presenza di migranti, specialmente nella piazza Ribat El Médina. Nell’ambito di un’operazione di sicurezza, le autorità tunisine hanno sgomberato diverse aree della città. L’agenzia ufficiale Tap, citando fonti locali, ha riportato l’attuazione di ulteriori operazioni, in particolare nella Place du Jardin “La Mère et l’Enfant” a Bab El-Jebli.
Questi migranti sono stati ricollocati in varie aree rurali e città. A seguito di queste operazioni, sono state effettuati numerose arresti di individui sospettati di organizzare viaggi clandestini.
Storicamente, c’è stata preoccupazione riguardo al trattamento dei migranti espulsi. Alcuni rapporti suggeriscono che in passato, i migranti espulsi venivano lasciati in aree desertiche al confine tra Tunisia e Libia, privi di risorse essenziali come cibo e acqua. La Tunisia ha avuto fasi di campagne intense per affrontare l’immigrazione, spesso spostando i migranti in luoghi remoti.
Dall’inizio dell’anno, le condizioni per i migranti in Tunisia sembrano essere peggiorate. Commenti e discorsi ufficiali hanno ritratto i migranti, in particolare quelli sub-sahariani, in una luce negativa, attribuendogli un impatto demografico significativo sul paese. Questa percezione ha portato a numerosi episodi di violenza e discriminazione nei loro confronti.