Il 44% dei pensionati rischia di dover tornare sul posto di lavoro; qualcuno, invece, ci sta già pensando da diverso tempo. Esistono diverse considerazioni da fare per coloro che intendono tornare sul posto di lavoro e queste non riguardano solo il semplice “denaro”. Inoltre, le due potenziali modifiche al sistema previdenziale sono rivolte ai lavoratori prossimi alla pensione, ma anche a coloro che sono in pensione da almeno due anni. Analizziamo nel dettaglio le disposizioni attuali per l’accumulo contributivo dopo la pensione e quali sono le novità della pensione part-time.
Chi rischia di tornare al lavoro da pensionato?
Per molti lavoratori, purtroppo, andare in pensione significa subire un forte shock finanziario. Stranamente, si è convinti che in pensione tutto l’andamento della vita si modifichi: meno spese qui, più viaggi là, e alla fine basta una spesa imprevista per far crollare i flebili equilibri finanziari.
Molti pensionati possiedono solo una pensione, non avendo accumulato altre rendite durante la carriera lavorativa. Coloro che non hanno molti risparmi spesso devono valutare altre prospettive lavorative, quindi tornare al lavoro per uno stipendio nei limiti previsti dalla normativa contenuta nella misura di accesso per cui si è richiesto il trattamento.
Tuttavia, si tratta di casi contemplati dalla legge, a differenza della pensione part-time ipotizzata per il 2024, l’ultima novità in campo previdenziale.
Cosa succede se lavoro da pensionato?
Sicuramente, cambiare lo stile di vita potrebbe essere un ottimo stimolo per evitare problemi di salute, spesso legati a uno stile di vita troppo sedentario.
L’idea del governo Meloni di far tornare i pensionati sul posto di lavoro potrebbe non essere allettante per alcuni. Molte persone in pensione continuano a lavorare per ottenere un supplemento di pensione. Questa non è una novità, ma piuttosto la possibilità di accumulare redditi da lavoro abbinati alla pensione, se la misura lo consente e nei limiti della legge.
In questo caso, la contribuzione non viene persa, ma anzi, può trasformarsi in un’ulteriore aggiunta alla pensione. Peraltro, per i contributi versati dopo la pensione si applicano le disposizioni normative contenute nell’articolo 7 della legge 155/1981, che recita:
“Le pensioni supplementari da liquidare ai sensi dell’articolo 5 della legge 12 agosto 1962, n. 1338, nell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti dei lavoratori dipendenti sono calcolate in forma retributiva con le stesse norme previste per le pensioni autonome a carico dell’assicurazione medesima, fatta eccezione per le norme relative all’integrazione alla misura del trattamento minimo…La liquidazione del supplemento di pensione non può essere richiesta prima che siano trascorsi almeno cinque anni dalla data di decorrenza della pensione o dalla data di decorrenza del precedente supplemento.”
Quando sarà attivato il part time per i pensionati?
La pensione con il part-time potrebbe essere una delle misure contenute nella prossima legge di Bilancio, a condizione che le risorse finanziarie lo permettano.
Va detto che questa misura che dovrebbe permettere di tornare al lavoro da pensionato, era stata prevista nel decreto Made in Italy, ma poi è stata accantonata a causa dei costi finanziari insostenibili.
Sicuramente, è importante sostenere la crescita lavorativa, motivo per cui il tema della pensione part-time è tornato alla ribalta per il 2024.
2 potenziali modifiche al sistema previdenziale per il 2024: chi rischia di tornare al lavoro da pensionato?
Sta suscitando molte discussioni l’idea di far lavorare i pensionandi a tempo parziale prima e dopo il pensionamento. Si tratta di una misura finalizzata a garantire l’assunzione “agevolata” dei giovani.
Il governo Meloni sta studiando un nuovo progetto che prevede il lavoro part-time per i lavoratori prossimi alla pensione. Si tratterebbe di un orario ridotto per coloro che mancano tra due e quattro anni dal pensionamento.
Si tratterebbe di tornare al lavoro da pensionato per garantire la formazione dei giovani under 35. In altre parole, una vera e propria staffetta generazionale, con agevolazioni fiscali, seguite da altri provvedimenti come l’aumento delle pensioni minime e la detassazione delle tredicesime. Il nuovo meccanismo si rivolge a:
- alle aziende possono avviare un percorso lavorativo biennale con un pensionato, a condizione che quest’ultimo abbia maturato il diritto al trattamento da almeno due anni;
- il contratto di assunzione verrebbe attivato con una finalità di tutoraggio e monitoraggio per garantire l’inserimento dei giovani under 35 a tempo indeterminato.
Molti sono i punti da chiarire su questa misura, tra cui il versamento contributivo e la totale assenza di costi a carico dell’azienda, voci che potrebbero mettere a rischio l’equilibrio delle risorse finanziarie.
In conclusione, molti pensionati non sono felici di tornare al lavoro, mentre per altri potrebbe rappresentare la soluzione per evitare una vita sedentaria. In ogni caso, l’aspetto più interessante della pensione part-time e della staffetta generazionale riguarda il desiderio di rinnovare il sistema previdenziale. Per ulteriori dettagli, è necessario attendere l’ufficialità della misura.