Molti lavoratori sperano di andare in pensione a 62 anni; qualcuno ci riesce, ma per altri non è un buon affare. Non tutti sono realmente convinti che ritirarsi dal lavoro prima di aver maturato i requisiti canonici previdenziali sia una buona idea; anzi, per molti potrebbe addirittura essere un disastro. Le storie cambiano in funzione degli avvenimenti o semplicemente guardando le cose da un’altra prospettiva. Vediamo insieme quanto aumenta la pensione per ogni anno di lavoro in più?

62 anni età peggiore per la pensione?

 In verità, nel sistema previdenziale, l’età di 62 anni potrebbe non essere vista come un vantaggio per andare in pensione, perché spesso viene correlata a due condizioni: più penalizzazioni e benefici insignificanti.

Quando si tratta del pensionamento, i lavoratori dovrebbero avere la possibilità di scegliere. Aspettare il perfezionamento dei requisiti ordinari per la pensione imposti dalla legge Fornero significa evitare riduzioni sull’assegno previdenziale.

Inoltre, la richiesta di sussidi o indennità, come ad esempio l’Ape sociale (63 anni e 30,32 o 36 anni di contributi a seconda dei casi) o la pensione anticipata Opzione donna (60 o 58,59 anni e 35 anni di contributi), comporta una riduzione dell’assegno. Entrambe le misure scadono il 31 dicembre 2023, per entrambe si attende il rinnovo per il 2024, maggiori dettagli sulla riforma pensioni sono disponibili qui.

Nel caso dell’anticipo pensionistico, si tratta della perdita di diversi diritti fino al soddisfacimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o altro trattamento ordinario. Diversamente, per le donne, l’uscita anticipata impone il calcolo dell’assegno solo con il sistema contributivo.

Qual è l’età giusta per andare in pensione?

L’età per la pensione di vecchiaia è stata fissata a 67 anni. Tuttavia, 62 anni rappresentano l’età minima per presentare la richiesta di accesso alla pensione con Quota 103, correlata alla presenza di un accumulo contributivo di 41 anni e altre condizioni. La misura scade il 31 dicembre 2023 e potrebbe essere rinnovata per il 2024.

Anticipando l’uscita a 62 anni, significa affrontare una riduzione dei benefici rispetto ai 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia. È per questo motivo che alcuni lavoratori non scelgono di anticipare l’uscita, mentre altri, intimoriti dai possibili cambiamenti nel campo previdenziale, cercano qualsiasi modo per ritirarsi dal lavoro, per non rischiare di ritrovarsi incastrati tra misure in scadenza e nuovi paletti per il futuro.

Tuttavia, è importante sottolineare che la scelta di quando andare in pensione dovrebbe essere ponderata. Sicuramente, la situazione finanziaria e personale può incidere fortemente, tanto da decidere di non ritirarsi a 62 anni, anche in presenza di un accumulo contributivo di 41 anni. Alcuni possono scegliere di lavorare più a lungo al fine di accumulare ulteriori risparmi, sia su base previdenziale che personale.

In sostanza, la scelta di andare in pensione è condizionata da diversi fattori, come ad esempio l’aspettativa di vita, la situazione finanziaria personale, la normativa previdenziale e gli obiettivi individuali. In altre parole, sebbene 62 anni di età potrebbero rappresentare l’età per la pensione raggiunta grazie alla “quota”, sicuramente non è l’età “peggiore” se perfettamente in linea con le proprie esigenze.

Quanto aumenta la pensione per ogni anno di lavoro in più?

 Lavorare più a lungo potrebbe portare notevoli vantaggi da pensionato. Questo perché alla base potrebbe tradursi in un beneficio previdenziale più alto garantito per la durata della vita. Oltre a ciò, potrebbe assicurare una vita dignitosa, adeguata al costo della vita e perfettamente in linea con i contributi accumulati durante la carriera lavorativa, fornendo anche un gruzzoletto per ulteriori necessità. In altre parole, significa ridurre tensioni e stress in presenza di spese impreviste durante il pensionamento.

L’importo della pensione in Italia è influenzato da diversi fattori:

  • montante contributivo;
  • coefficiente applicato;
  • età del pensionamento.

Restando più a lungo al lavoro e accumulando contributi aggiuntivi, è possibile ottenere un assegno più elevato. È importante ricordare che il calcolo dell’importo della pensione si basa sul sistema contributivo, retributivo e misto.

Quanto guadagno sulla pensione per ogni anno in più di carriera lavorativa?

Lavorare più a lungo può essere vantaggioso sia dal punto di vista mentale che fisico. Il lavoro spesso funge da ponte verso la comunità, permettendo la continuità delle relazioni sociali, e questo è un altro motivo che si aggiunge a quello previdenziale.

Questi aspetti, associati all’aumento dell’ammontare dell’assegno pensionistico, portano a considerare anche la possibilità di rimanere sul posto di lavoro, quando le condizioni di stress fisico lo permettono.

È importante sapere che la quota contributiva genera un incremento medio del 2,5% per ogni anno in più di carriera lavorativa. Per il biennio 2023-2024 si avrà un aumento della quota contributiva della pensione tra il 2 e il 3% al netto degli altri elementi. 

A titolo di esempio:

  • un lavoratore che ha accumulato un montante contributivo di 300mila euro al 31 dicembre 2022 si trasforma in pensione a 62 anni in 14.310 euro;
  • a partire dal 1° gennaio 2023 coloro che hanno accumulato un montante contributivo di 300 mila euro si trasforma in pensione a 62 anni in 14.646 euro, ovvero 336 euro in più di rendita annua rispetto al 2022.
  • a 64 anni l’aumento in più corrisponde a 372 euro annui, mentre a 67 anni si attesta sui 444 euro e, infine al raggiungimento dei 70 anni di età arriva a 540 euro di rendita in più rispetto al 2022.

In conclusione, andare in pensione un anno dopo comporta un aumento del coefficiente di trasformazione insieme al montante contributivo. Più l’età aumenta, maggiore è l’importo dell’assegno pensionistico. Tuttavia, prima di decidere se lavorare un anno in più, si consiglia di effettuare una simulazione previdenziale per capire esattamente a quanto potrebbe ammontare l’assegno pensionistico.