E’ la serata di Luis Alberto, leader indiscusso per la Lazio di Maurizio Sarri e sogno di mercato dell’Atletico Madrid negli anni scorsi. Lo spagnolo si sta prendendo sulle spalle i biancocelesti dopo la partenza di Milinkovic, sono solo un vecchio ricordo i dissidi con l’allenatore e i problemi legati al rinnovo di contratto. Torna a calcare il palcoscenico della Champions League per dimostrare anche alla nazionale spagnola che può essere un elemento importante, domani sera all’Olimpico sarà la serata ideale per dare un ulteriore segnale degli errori commessi in passato quando è stat sistematicamente ignorato.

Lazio-Atletico Madrid: la conferenza di Luis Alberto

Talento cristallino con la giusta dose di follia che ha contraddistinto la sua esperienza con la Lazio. Gol e assist a pioggia alternati da occasionali attimi di polemica che lo hanno fatto entrare nel cuore dei tifosi biancocelesti. Non sarà una partita come le altre per lui, l’Atletico Madrid lo ha già affrontato in passato e due anni era finito fra le alternative di Diego Pablo Simeone che poi ha ripiegato su Rodrigo De Paul. E’ pronto Luis Alberto, vuole prendersi la scena allo Stadio Olimpico per lanciare un segnale chiaro agli avversari del girone di Champions League ma anche al CT della nazionale iberica.

L’ultima volta che ho giocato contro l’Atletico era sette anni fa e ho perso 3-1. La squadra di Simeone è difficile da affrontare, l’ha dimostrato in questi anni. Lui è un emblema, una leggenda per il club. Sarà difficilissima come partita, ci vuole cattiveria e personalità. Da gennaio dello scorso anno sta giocando con più possesso, mostrano un calcio con più sicurezza. L’ha dimostrato vincendo 7-0 in campionato, adesso attaccano molto, hanno calciatori di livello internazionale che possono cambiare la partita da un momento all’altro.

Non ci penso, giocare per il mio Paese è importante. Sono a disposizione, ma non ci penso perché è una cosa che toglie energie. Ci pensa il mister alla lista, si vede che non gli piaccio, ce ne sono tanti forti in Nazionale. Ce ne sono 10-12 nel mio ruolo. Io devo fare prima bene qua, poi si vedrà

Dopo tre anni la Lazio torna ad affacciarsi al palcoscenico più importante d’Europa. Nel 2020/21 fu un cammino positivo con il passaggio del girone per poi fermarsi agli ottavi contro la corazzata Bayern Monaco, oggi è cambiato l’allenatore così come tanti giocatori da quella avventura. I biancocelesti sono reduci dal secondo posto in campionato e vogliono confermarsi su questi livelli.

E’ la rosa più completa degli 8 anni che sono qui. Altri anni abbiamo fatto bene, ma ci mancava qualcosina in più. L’importante è continuare a lavorare, poi se vinci una partita o due dopo può cambiare tutto, anche il modo di affrontare la partita successiva. Giocando in Champions la motivazione arriva da sola, altrimenti vuol dire che non ti piace il calcio. Sarà più bello ancora giocare in uno stadio pieno, quando l’abbiamo fatto qualche anno fa è stato un po’ strano senza tifosi. Il calcio rimane loro.

Serve più cattiveria nelle due aree, bisogna difendere meglio tutti, non possiamo prendere certi gol. I gol presi contro la Juventus nemmeno una squadra di quarta-quinta categoria li subisce. Sta mancando un po’ di personalità. Per il resto stiamo giocando bene, dobbiamo essere più forti nelle due aree. Per Immobile continuerò a fare quello che ho fatto sempre. La vita dell’attaccante è così, quando fa gol è un fenomeno, altrimenti è scarso. Lui è tranquillo, quando farà 2 gol tutti staranno zitti

Una stagione cominciata sulla falsariga di come si era conclusa per lo spagnolo che sta provando a prendere la spalla sulle spalle. L’addio di Milinkovic ha fatto venire meno il partner di tante battaglie che dovrà trovare nei nuovi arrivati Kamada e Guendouzi andando ad affinare ancora di più l’intesa con Felipe Anderson e Mattia Zaccagni.

Io leader non mi sento. Il leader è Ciro, che è il capitano e quello che ha fatto di più di tutti nella Lazio. Io provo ad aiutare e fare il massimo. È il mio modo di vedere il calcio, quando parlo è solo per dire qualcosa di positivo. Felipe a Napoli l’ho visto benissimo, ha attaccato e difeso alla grande. Gli esterni devono fare il 60% degli uno contro uno. Zaccagni mi è piaciuto, difficile giocare contro la Juve. Ti raddoppiano sempre, ci ha provato. Devono continuare a tentare, troveranno il gol, gli darà più fiducia. Abbiamo tanto bisogno di loro e anche di Isaksen che sarà fortissimo.

Kamada, Guendouzi e Rovella sono giocatori fantastici. Guendouzi ha giocato all’Arsenal e all’OM, già questo dice tutto su di lui, è un ragazzo serio. Daichi mi piace tanto, tutti a centrocampo troveranno spazio. Sicuramente faranno benissimo nel corso della stagione. Con Matteo ho giocato poco, ma non cambia tanto. Sappiamo cosa dobbiamo fare con la palla e in fase di rientro. Lavoriamo tutti i giorni su questo. Magari a seconda del compagno so quando devo dargliela più sui piedi o nello spazio

L’ultima bizza è arrivata ad inizio agosto a causa del mancato rinnovo di contratto, ora è tutto sistemato e Luis Alberto è sereno per il resto del campionato. Dovrà quindi far parlare attraverso le sue giocate e le sue geometrie, Sarri gli ha affidato le chiavi della squadra. Uno sguardo anche al futuro quando gli piacerebbe tornare a fine carriera in patria ma è una realtà ancora molto lontana.

Spero di non avere limiti (ride, ndr). Lavoro per la squadra, sono in un momento in cui riesco a fare le cose bene, la vittoria però è più importante. Puoi segnare 100 gol, ma se non arrivano i 3 punti non sono contento quando torno a casa. Contratto? A dicembre vado via (ride, ndr). Siamo tranquilli, mi piacerebbe finire al mio Paese per un anno, ma dipende tutto da come starò fisicamente