Lo scambio di prigionieri tra Iran e Usa è in dirittura d’arrivo, e l’esito porterà alla liberazione dei cinque detenuti americani dal carcere di Teheran. A confermarlo alla stampa alti funzionari dell’amministrazione a stelle e strisce.

L’accordo raggiunto tra i due Paesi va avanti da oltre un anno: solo il mese scorso è arrivato il via libera finale alle trattative. Gli Stati Uniti libereranno cinque cittadini iraniani, detenuti nelle carceri americane, in cambio di altrettanti cittadini statunitensi.

Decisivo nella ricerca di un accordo lo sblocco di 6 miliardi di dollari di fondi in favore di Teheran, fino adesso congelati in Corea del Sud. Un’intesa, dunque, che ha portato alla “valutazione” di ciascun individuo con oltre un miliardo di dollari.

Uno scambio di prigionieri, quello tra Stati Uniti e Iran, che non cambierà la posizione di Washington nei confronti del regime iraniano. Gli alti funzionari amministrativi Usa sottolineano l’arrivo imminente di nuove sanzioni contro Teheran.

Scambio prigionieri Iran-Usa, somma di 6 miliardi potrà essere utilizzata solo per “usi di natura strettamente umanitaria”

Secondo gli ultimi aggiornamenti, i cinque prigionieri statunitensi in Iran hanno raggiunto oggi, lunedì 18 settembre, l’aeroporto di Teheran. Con loro l’ambasciatore del Qatar. Per il momento c’è ancora riserbo sulla situazione, visto che lo scambio non è ancora stato formalmente concluso.

Una volta terminata l’operazione i cinque, quattro uomini e una donna, potranno far ritorno a casa, in America. I prigionieri erano detenuti nel famigerato carcere di Evin, lo stesso dove era finita l’italiana Alessia Piperno.

Nel frattempo, il governatore della Banca Centrale iraniana ha confermato in mattinata la ricezione, da parte della Repubblica islamica, dei 6 miliardi di dollari di fondi. Denaro depositato “in sei conti iraniani in due banche del Qatar“, come spiegato da Mohammad Reza Farzin in una conferenza stampa.

Washington ha assicurato che Teheran non avrà un accesso “diretto” all’ingente somma, che potrà essere utilizzata solo per “usi di natura strettamente umanitaria“.