Sarebbero capaci di intendere e di volere, secondo gli esperti, Paola e Silvia Zani, le due ragazze accusate insieme al fidanzato di una delle due e amante dell’altra, Mirto Milani, dell’omicidio della madre Laura Ziliani, consumatosi a Temù, in provincia di Brescia, l’8 maggio 2021. A chiarirlo è stato lo psichiatra incaricato dal pm di effettuare sui tre imputati la perizia psichiatrica, i cui risultati sono stati resi noti oggi in aula.

Omicidio di Laura Ziliani a Temù, i risultati della perizia psichiatrica effettuata sui tre imputati

Per tutti e tre non abbiamo a che fare con patologici di tipo psicotico,

ha dichiarato davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Brescia lo psichiatra Giacomo Filippini, il perito incaricato di visitare Paola e Silvia Zani e Mirto Milani, finiti a processo per l’omicidio della madre delle ragazze. L’obiettivo dell’esame era comprendere se fossero capaci di intendere e di volere o se il loro gesto potesse essere rinviato a qualche disturbo.

Da quando sono stati arrestati i giovani sostengono infatti di aver agito perché convinti che la donna, ex vigilessa in pensione, volesse ucciderli. Secondo l’esperto, alla luce dei nuovi accertamenti

sussiste la concreta possibilità che si sia trattato di una sorta di linea difensiva preordinata cooncordata dai tre e sostanzialmente mantenuta ferma fino ad oggi. Mi sento serenamente di escludere che si potesse trattare di convinzioni deliranti.

I tre, in pratica, non solo avrebbero deciso volontariamente e coscenziosamente di fare del male alla vittima, ma avrebbero anche cercato di “farla franca”, depistando le indagini. Il 24 settembre 2021, a circa due mesi dal ritrovamento del corpo di Ziliani – sepolto nei pressi del fiume Oglio – i tre erano finiti in carcere; poco dopo, non sapendo di essere intercettato, Milani aveva confessato l’omicidio al suo compagno di cella. E, una volta incastrato dalle registrazioni, aveva vuotato il sacco anche con gli inquirenti, seguito a ruota dalle sue complici.

La ricostruzione del delitto

Stando al racconto del 29enne, la sera dell’8 maggio 2021 i tre avrebbero somministrato a Ziliani degli ansiolitici; poi, dopo averla stordita, le avrebbero prima messo un sacchetto di plastica in testa e dopo l’avrebbero soffocata a mani nude. Non era la prima volta che provavano ad ucciderla: il 16 aprile precedente le avevano fatto bere una tisana avvelenata.

Laura era rimasta addormentata per 48 ore, ma era sopravvissuta. Poi, il delitto. Il motivo? Incassarne l’eredità e costruirsi un nuovo futuro insieme. Il trio, definito più volte dal pm che ha seguito il caso “criminale”, era legato da un forte rapporto sentimentale: sembra che Milani, oltre ad essere il fidanzato di Silvia, avesse anche una relazione con la sorella: una situazione di cui tutti, compresa la vittima, erano a conoscenza.

Eravamo una famiglia,

aveva detto la sorella maggiore, Silvia, nel corso di un interrogatorio. Poi aveva provato ad addossare la colpa dell’accaduto a Milani, sostenendo di esserne stata manipolata. Una versione dei fatti che lui aveva negato con convinzione, dichiarando:

Il trio non c’è più, va bene, ma c’era. Adesso lei (Silvia, ndr) dice che sono stato io ad aver simulato gli avvelenamenti di sua madre. Siamo andati avanti lo stesso. Dio ci perdoni. Tutto quello che ho fatto l’ho fatto per le ragazze. Sono stato un idiota perché non avrei dovuto fare nulla di ciò che ho fatto.

Una cosa è certa: tutti e tre hanno preso parte, anche se in modi differenti, all’omicidio. E pertanto tutti e tre saranno condannati.

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