Tra le varie proposte di riforma delle pensioni per il 2024, sembra che il rinnovo di Quota 103 sia la più probabile e anche quella con costi più contenuti, mentre ci sono dubbi sull’Opzione donna. Quota 41, invece, verrà lasciata da parte almeno per quest’anno.

Quota 103 nel 2024: le ultimissime dal Ministero

La scelta di puntare su Quota 103 si basa sulla limitata fascia di persone che potrebbero beneficiarne. Innanzitutto, perché il requisito minimo di 41 anni di contribuzione non è di poco conto ed è raggiungibile soprattutto dai lavoratori dipendenti con carriere stabili e continue nel tempo. In secondo luogo, questa iniziativa sarebbe temporanea.

Fondamentalmente, riguarderebbe tutti coloro che compiranno 62 anni l’anno prossimo, cioè coloro nati nel 1962, a condizione che abbiano accumulato almeno 41 anni di contribuzione. Ciò significa che dovevano iniziare a contribuire in modo continuativo entro il 1983 per soddisfare i requisiti entro l’anno prossimo. Ad esempio, uomini nati nel 1962 che hanno iniziato a lavorare nel 1982 o 1983 rientrerebbero in questa categoria.

Per coloro che hanno iniziato a lavorare l’anno successivo o hanno interruzioni nei contributi, Quota 103 non sarebbe applicabile, portando l’età di pensionamento a 64 anni e 11 mesi invece di 62 come per i coetanei fortunati. Lo stesso vale per le lavoratrici, con un requisito di pensione anticipata più favorevole (41 anni e 10 mesi invece di 42 anni e 10 mesi per gli uomini). Altre combinazioni che potrebbero beneficiare dell’estensione di Quota 103 nel 2024 sono quelle di lavoratori nati in anni precedenti ma che accumuleranno i 41 anni di contribuzione proprio l’anno prossimo.

Va notato che il sistema Quota 103 attuale non prevede penalizzazioni esplicite; la diminuzione dell’assegno pensionistico è solo dovuta al fatto di lavorare per meno anni. Tuttavia, per redditi più alti, c’è una temporanea limitazione dell’importo dell’assegno pensionistico fino al raggiungimento dei 67 anni di età.

Su Quota 41 per il 2024 ci sono certezze, ma in senso negativo. È improbabile che questa misura possa essere implementata a causa del suo impatto significativo sulle finanze pubbliche. L’INPS aveva stimato costi tra i 4 e i 9 miliardi di euro all’anno nel periodo dal 2022 al 2029, e le previsioni aggiornate per il 2024 non dovrebbero discostarsi significativamente da queste cifre. Non sorprende quindi che tra le opzioni per contenere questi costi sia stata considerata l’idea di obbligare coloro che scelgono questa misura a un ricalcolo contributivo. Nonostante i costi considerevoli per il governo, i vantaggi per i lavoratori sarebbero relativamente limitati, con la possibilità massima di anticipare la data di pensionamento di 10 mesi per le donne e di 1 anno e 10 mesi per gli uomini.

Opzione donna 2024

Anche la situazione di Opzione Donna è incerta, una misura che è stata prorogata di anno in anno dal 2004. Sorprendentemente, l’edizione 2023 di questa opzione ha subito importanti modifiche, soprattutto per quanto riguarda i criteri di ammissibilità. Mentre in passato era aperta a tutte le lavoratrici, dall’anno in corso è stata riservata solo a chi svolge il ruolo di caregiver, a chi ha una disabilità superiore al 74% e a chi è dipendente o è stata licenziata da aziende in crisi.

Questa restrizione ha drasticamente ridotto il numero di lavoratrici che possono beneficiare di Opzione Donna, rendendola accessibile solo a poche fortunate.

Per il futuro, il governo sta valutando diverse opzioni, come la soppressione dell’obbligo di avere figli, ma l’aspetto economico rimane un ostacolo da superare.

Potrebbe essere esteso a tutte le donne il requisito di età minima di 58 anni, se il legislatore deciderà effettivamente di eliminare l’obbligo di avere figli a carico.

Una possibile soluzione potrebbe essere prorogare gli attuali incentivi per l’anticipo pensionistico già in vigore per alcune categorie di lavoratori e aumentare le pensioni minime. Tuttavia, al momento, non sembra che ci sia un piano per una riforma completa delle pensioni entro il 2024.