Durante la mattinata di ieri, circa cinquecento persone provenienti da tutta la regione Emilia-Romagna (e non solo) si sono riunite a Ravenna, dove si è tenuta la manifestazione di protesta di Legacoop sulla situazione nelle zone alluvionate a inizio maggio. Il luogo in cui le persone si sono riunite non è stato scelto casualmente, bensì si trova di fronte a uno degli argini che sono stati tagliati per non allagare i monumenti di Ravenna e le aree abitate, inondando così i campi delle cooperative. I vertici di Legacoop hanno pretesto a gran voce “risposte certe, che dopo 120 giorni dall’alluvione non sono ancora arrivate” e un incontro con il commissario Figliuolo, “per trovare le soluzioni che ancora non ci hanno dato“. Sono intervenuti anche il presidente di Legacoop nazionale, Simone Gamberini, e il presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi.

Ravenna, Protesta Legacoop: “Figliuolo ci convochi per trovare soluzioni”

I presidenti di Cab Terra, Fabrizio Galavotti, Cab Massari, Gabriele Tonini, e Agrisfera, Rudy Maiani, hanno preso la parola a nome delle sette cooperative agricole braccianti del territorio e hanno ricordato il drammatico bilancio dei danni causati dall’alluvione: “Abbiamo avuto quasi 30 milioni di euro di danni, con più di seimila ettari di terreni alluvionati“. Legacoop ha lamentato che, a quattro mesi di distanza dagli allagamenti, non è ancora arrivata neanche una piccola parte dei ristori al 100% promessi dal governo.

L’importanza di essersi riuniti per esaminare queste criticità e di richiedere un colloquio collettivo al commissario Figliuolo è stata ben sottolineata dal sindaco di Ravenna e presidente della provincia Michele de Pascale:

Bisogna capire che i terreni delle cooperative agricole braccianti non hanno padroni: sono stati lasciati in eredità ai soci di oggi dagli scariolanti di più di 100 anni fa, che li bonificarono e sottrassero alle acque con sacrifici enormi. È un grande patrimonio collettivo.

Quella di ieri non è la prima protesta contro la regione e contro il governo per la (mala)gestione dell’emergenza in Emilia-Romagna. Il 17 giugno, un migliaio di persone (tra movimenti ambientalisti, centri sociali, associazioni del territorio e sigle sindacali) si erano dirette verso il palazzo della Regione con stivali infangati e furgoni, portando simbolicamente “il fango che abbiamo spalato” per denunciare apertamente le politiche ambientali e urbanistiche alla luce dell’emergenza climatica.