Si è dichiarato innocente, nelle scorse ore, uno dei cinque indagati per la scomparsa della piccola Kata a Firenze: davanti agli inquirenti che lo hanno ascoltato ha ribadito di essere estraneo ai fatti e di non conoscere nemmeno i familiari della bambina. Insieme ad altre quattro persone, tra cui i due zii di Kata, è sospettato di aver preso parte al suo rapimento: a confermarlo o escluderlo sarà l’esame del Dna effettuato sul borsone con cui è stato visto uscire dall’ex hotel Astor il 10 giugno scorso e sulle tracce biologiche rinvenute nel suo bagno e in quelli di altre stanze dello stabile.

Kata scomparsa a Firenze, le parole di uno dei cinque indagati

Sono innocente, in quel borsone c’erano soltanto vestiti da lavare,

sostiene uno dei cinque occupanti dell’ex hotel Astor indagati per il rapimento della bambina di origine peruviana. Lo scorso 10 giugno, giorno della sua scomparsa, era stato ripreso mentre lasciava l’edificio con un grosso borsone, per poi farvi rientro circa due ore dopo, attorno alle 21.49, sempre munito di valigia.

Non aveva nessun rapporto con la famiglia di Kata, e quello di cui è a conoscenza verrà riportato ai pm,

aggiunge il suo legale, l’avvocato Andrea Ricci. Il sospetto degli inquirenti è che all’interno della borsa di grandi dimensioni si celasse la bambina. Ma finora sia lui che gli altri indagati si sono dichiarati estranei ai fatti. Come Lidia, la donna di origine romena che si occupava della gestione dello stabile e che, secondo molti, potrebbe aver visto o saputo qualcosa.

Non so niente, quel giorno dormivo – ha detto agli investigatori – perché avevo fatto la chemioterapia. Quando ho saputo della scomparsa della bambina anche io mi sono messa con la mamma e gli altri a cercarla.

L’esame del Dna e il nuovo sopralluogo

Nell’attesa che dal Perù arrivi l’ok alla rogatoria chiesta dalla Procura di Firenze per ascoltare 13 persone potenzialmente informate dei fatti, si procederà, nei prossimi giorni, con nuovi accertamenti. Innanzittutto l’esame del Dna sui borsoni con cui la bambina potrebbe essere stata portata via dall’ex hotel, ma anche sui rubinetti di alcuni bagni in cui, nel corso di perlustrazioni passate, erano state rinvenute tracce biologiche.

Poi il nuovo sopralluogo dello stabile. Per l’occasione arriveranno a Firenze anche i “Cacciatori di Calabria”, gli specialisti dell’Arma solitamente impegnati nella ricerca dei latitanti, un tempo soprattutto nelle zone impervie dell’Aspromonte. Con loro porteranno sofisticati apparati di localizzazione e radar per scannerizzare le pareti alla ricerca di intercapedini nascoste o tracce di muratura recente. L’obiettivo è escludere una volta per tutte che Kata si trovi all’interno dello stabile.

La pista dello scambio di persona

Per ora l’ipotesi più accreditata sembra essere quella dello scambio di persona: la bambina potrebbe essere stata rapita al posto di un’altra, il vero bersaglio del sequestro, orchestrato da qualcuno per vendicarsi nei confronti del compagno della madre, un narcotrafficante che non avrebbe sanato i suoi debiti di droga. E che ora sarebbe detenuto in Perù nello stesso carcere in cui si trova anche lo zio paterno di Kata, tra gli indagati.

Negli scorsi giorni i genitori della bimba hanno dichiarato di fidarsi di lui e di Abel, lo zio materno, finito in manette nell’ambito dell’inchiesta relativa al racket degli affitti dell’ex hotel: secondo loro sono innocenti e hanno detto tutta la verità. Saranno le indagini, però, a chiarirlo. Ciò che è certo è che Kata manca ormai da oltre tre mesi: la speranza è che sia ancora viva e che presto potrà tornare a riabbracciare i suoi cari.

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