Grazie ad una veloce indagine interna, un nucleo della Guardia di Finanza di Roma ha scoperto che un loro collega si era intascato oltre 110.000 euro senza alcun diritto. L’amara scoperta è stata fatta dal legale di due società coinvolte in un sequestro, stupite che il ladro di quella somma fosse un finanziere.

Il furto del denaro dopo il sequestro e le indagini interne alla Guardia di Finanza

La vicenda ha inizio nell’agosto del 2020. La Guardia di Finanza indaga su un giro di spaccio di stupefacenti e prodotti contraffatti e perquisisce un esercizio commerciale all’Esquilino, la Anna Pelletterie Srl, sequestrando 11.570 euro. Le indagini portano poi ad un’abitazione privata non molto distante, al cui interno si trovano 160 mila euro in contanti e due macchine conta soldi. Il proprietario, un uomo di origine orientale, è accusato di vari reati fiscali e subisce il sequestro di quella somma di denaro.

In totale sono stati sequestrati 171.500 euro ed il tutto si sposta nelle aule di tribunali. Due aziende, la Anna Pelletterie e la Leone, affermano che questa somma non appartenga all’uomo indagato (deceduto per cause naturali), ma a loro stesse. Nel settembre 2022 la Cassazione sentenzia che il sequestro mancasse di adeguate motivazioni, disponendo quindi il dissequestro dei 171.500 euro.

L’avvocato difensore delle due aziende, Maurizio Oliva, si è quindi recato lo scorso agosto negli uffici della Finanza, ma 123.550 euro erano stati rubati dalla somma totale. Il responsabile? Un finanziere di 54 anni, al quale agli inizi di luglio sono stati sequestrati, dopo una perquisizione, la casa, la moto e anche l’auto (tutte nuove di fabbrica). Le indagini interne hanno subito puntato a lui grazie alle registrazioni video dalla sezione “sequestri”.

L’avvocato Oliva ha chiesto che la somma rubata tornasse nelle mani delle aziende che difende. Il gip ha però risposto dicendo che era necessario un nuovo procedimento giudiziario che chiamasse in causa il finanziere responsabile: il Comando Generale o quello Regionale della Guardia di Finanza non hanno risposto alle richieste di Oliva. Se lo Stato da un lato riconosce che del denaro manca per l’azione fraudolenta di un suo servitore, dall’altra ha pure dato luce verde alla restituzione del denaro.

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