Com’è morto Giovanbattista Cutolo? Il musicista 24enne è stato ucciso da tre colpi d’arma da fuoco esplosi nella notte tra Mercoledì 30 e Giovedì 31 Agosto in Piazza Municipio a Napoli. Il giovane aveva anche il volto tumefatto a seguito di una lite esplosa per futili motivi nel pub prima dell’omicidio.

Nei giorni seguenti anche l’esito dell’autopsia sul cadavere del musicista assassinato aveva confermato a grandi linee la dinamica ricostruita dagli agenti anche grazie alle immagini acquisite dalle videocamere di sorveglianza della zona.

Com’è morto Giovanbattista Cutolo: chi è l’assassino

Ad uccidere Cutolo dopo uno scambio di battute per un motorino parcheggiato male è stato un ragazzo di 16 anni che poco dopo ha confessato tutto alla Polizia.

Secondo la versione riportata dallo stesso assassino Giovanbattista era girato di spalle quando il 16enne ha fatto fuoco per tre volte contro di lui.

L’assassino era già conosciuto alle forze dell’ordine. A quasi 14 anni era stato infatti accusato di tentato omicidio, ma a causa della giovane età non era imputabile e dunque è rimasto libero.

Determinante anche l’ambiente in cui è cresciuto. Anche il padre del 16enne ha alle spalle diverse condanne penali. Si tratta infatti di un soggetto ben noto alla giustizia soprattutto tra gli abitanti dei Quartieri Spagnoli.

La pistola usata per l’omicidio, sarebbe secondo il killer, di proprietà del gruppo e gliela avrebbe passata uno dei suoi amici, un maggiorenne, che ha preso parte alla rissa.

Una vicenda che ricorda molto bene quella di Francesco Pio Maimone, ucciso per una scarpa sporca a Mergellina. In entrambi i casi, i carnefici avevano già avuto seri problemi con la giustizia e facevano parte di famiglie con precedenti.

Sui social nel frattempo sono molte le parole di vicinanza e addirittura video tributi, per l’assassino di Giovanbattista. A scrivergli sotto le foto in cui si mostra minaccioso con la catena di (finto) oro al collo e ghigno di sfida sul volto sono parenti, amici e conoscenti.

Confermato il carcere

Il pubblico ministero per i Minorenni Francesco Regine aveva chiesto al giudice la custodia cautelare in carcere per il 16enne mentre l’avvocato Piccirillo aveva invocato gli arresti domiciliari o in alternativa, l’affidamento ad una comunità.

Il gip Veschini ha accolto la richiesta del pm e convalidato il provvedimento di fermo, disponendo la detenzione in un Ipm, istituto penale minorile.

La decisione è giunta dopo un’udienza di convalida, durata circa un’ora e mezza. Secondo quanto riferisce il suo legale il ragazzo si è mostrato più cosciente della tragedia causata e con un atteggiamento più remissivo rispetto a quello mostrato quando gli è stato notificato il fermo.

 Al 16enne pregiudicato la pubblica accusa contesta l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi, poi detenzione, porto abusivo e ricettazione dell’arma.

Ancora da approfondire il ruolo dei maggiorenni presenti al momento dell’uccisione di Cutolo. Motivo per cui nell’indagine è coinvolta anche la Procura della Repubblica di Napoli e non solo quella dei minori.

Il ragazzo sotto accusa ha infatti dichiarato che la pistola con la quale ha sparato ed ucciso il musicista gli sarebbe stata passata da altre persone che erano con lui.

Nel frattempo, il questore di Napoli, Maurizio Agricola, ha disposto la sospensione per 30 giorni dell’attività di esercizio di vicinato e di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande nei confronti del pub di piazza Municipio a Napoli al cui interno si è verificata la lite.

Già nel Marzo del 2022, l’area esterna del locale era stata teatro di una rapina ai danni di due avventori. Il provvedimento è finalizzato a scongiurare il pericolo per l’ordine pubblico e per la sicurezza dei cittadini.  

Francesco Emilio Borrelli, deputato dell’Alleanza Verdi-Sinistra ha commentato:

“Dopo la tragica morte di un povero ragazzo, il suo assassino viene celebrato come un divo. Come al solito, zero parole per la vittima ed i suoi familiari. Questi soggetti non dovrebbero essere a piede libero. Proviamo ribrezzo per tali situazioni che sono ormai una costante ed un marchio di fabbrica della mentalità criminale e subcriminale che sta sotterrando la nostra terra sotto un mare di ingiustizia. Gli assassini devono scontare il resto della loro vita in carcere e devono essere esclusi da ogni pensiero di solidarietà e sostegno che invece vanno alle vittime. Fortunatamente, per quanto si possa utilizzare tale parola in questo momento, la parte sana della città è con Giovanbattista e i suoi cari. Noi con loro”.