Lavorava in noti locali milanesi, amava trascorrere il tempo libero tra amici e divertimento ed era molto legato alla madre: ecco chi era Yuri Urizio, il giovane di 23 anni aggredito nella notte tra martedì e mercoledì scorsi in Darsena. Il ragazzo, deceduto svariate ore dopo l’aggressione, sarebbe stato strangolato dal suo assassino per 7 lunghi minuti.

Chi era Yuri Urizio, il 23enne morto dopo l’aggressione in Darsena

Chi era Yuri Urizio? In molti si pongono questa domanda dopo la notizia del suo decesso. Un decesso avvenuto dopo circa due giorni di agonia al Policlinico di Milano. Le sue sofferenze erano iniziate alle 3.52 della notte tra martedì 12 e mercoledì 13 settembre 2023 in una delle aree centrali della movida milanese.

Il giovane, di 23 anni, sarebbe stato strangolato per 7 minuti (dunque fino alle 3.59 di notte) da Cubaa Bilel, tunisino di 28 anni, che si è difeso dicendo che sarebbe intervenuto perché il ragazzo stava importunando una donna.

Yuri Urizio era originario della provincia di Como ma da due anni viveva con la madre, la signora Giovanna, in un appartamento a Milano nella zona di viale Tibaldi. Aveva 23 anni e lavorava come cameriere. Come emerge dai suoi profili social, avevo avuto esperienze in noti locali nel capoluogo lombardo ma anche del lago di Como e della Costa Azzurra.

Egli amava il suo lavoro. Era un ragazzo che cercava anche di darsi coraggio da solo nei momenti di difficoltà. Aveva dei piccoli precedenti penali per reati contro il patrimonio, compiuti durante il periodo della sua adolescenza. Su Facebook scriveva:

La vita mi ha insegnato che nei momenti peggiori devi cavartela da solo.

Il giovane era molto legato alla madre. Il  loro legame era diventato molto stretto soprattutto a seguito della morte del padre, avvenuta nel 2012. Sempre sui social e gli dedicava spesso un pensiero sui genitori. Nel 2022 aveva pubblicato un’immagine del papà con scritto:

10 anni che non ci sei più. Grazie per proteggermi sempre dall’alto papà. Da quaggiù mi hai visto nascere e da lassù mi guardi crescere.

I messaggi di amici e conoscenti per Yuri

Yuri era anche pieno di amici. Gli stessi che, proprio in queste ore, stanno scrivendo messaggi sui social proprio per lui. Sono in tanti a piangere la sua scomparsa avvenuta violentemente all’età di soli 23 anni.

Il giovane, come anticipavamo prima, secondo quanto si apprende dalle ultime notizie sul caso, sarebbe morto a seguito di uno strangolamento. A compiere il delitto sarebbe stato un ragazzo tunisino di 28 anni che al momento si trova presso il carcere di San Vittore a Milano.

Su Facebook e Instagram sono molti a dedicare un pensiero al 23enne. Sui social si legge:

Riposa in pace caro Yuri, quanta ingiustizia.

Oppure:

Buon viaggio, andrai sicuramente in un posto migliore di questa oscena follia. È assurdo morire così a 23 anni.

E ancora:

Io conoscevo da quando eri piccolo, abitavamo nello stesso condominio, riposa in pace caro Yuri.

Sul caso nei giorni scorsi è intervenuto anche il sindaco di Milano Beppe Sala. Il primo cittadino meneghino ha definito questa una tragedia a proposito della quale non possiamo far finta di nulla. Il politico ha anche annunciato che sono in preparazione nuove misure per rafforzare la sicurezza in città.

L’aggressione nella notte: dinamica e movente

La violenza che ha portato alla morte di Yuri Urizio è avvenuta nel pieno della notte in una delle aree più movimentate di Milano, a due passi dai Navigli. Per ricostruire il delitto sono state fondamentali le testimonianze dei presenti che hanno assistito alla scena e le immagini immortalate dalle videocamere di sorveglianza di viale Gorizia.

Ad aggredire il 23enne un ragazzo tunisino di 28 anni, che lo avrebbe liberato solo all’arrivo delle volanti. Gli agenti, giunti sul posto, avevano subito capito la gravità della situazione avevano praticato il massaggio cardiaco a Yuri. Nel giro di pochi minuti erano giunti anche i soccorritori dell’Areu, che lo avevano portato in codice rosso in ospedale.

Le sue condizioni erano gravissime ed egli era in coma farmacologico. L’aggressore, con i documenti non in regola, non aveva tentato di scappare ma aveva riferito agli agenti di aver difeso una ragazza. La sua versione però non sembra trovare alcun riscontro.