Si torna a parlare del caso di Saman Abbas e questa volta al centro c’è un audio inedito fatto ascoltare ieri durante una puntata del programma Quarto Grado su Rete 4. In esso si sente la giovane scusarsi per “essere una ragazza sbagliata”. Nel file traspare tutta l’angoscia della ragazza per aver rifiutato un matrimonio combinato con il cugino, programmato dalla propria famiglia circa un anno prima del delitto.

Saman Abbas, l’audio prima di essere uccisa: secondi di angoscia e paura

A mostrare alcuni documenti inediti sulla vicenda di Saman Abbas e, nello specifico, l’audio mandato dalla giovane uccisa nella notte del 30 aprile 2021 nelle campagne di Novellara, località in provincia di Reggio Emilia, sono stati ieri sera Gianluca Nuzzi e Alessandra Vieri, nel corso della prima puntata di Quarto Grado. I due presentatori del programma di Rete 4 hanno fatto ascoltare la voce della ragazza registrata poche ore prima di essere uccisa.

Saman, 18enne di origine pakistana, sembra essersi sentita in colpa per aver essersi opposta alla volontà della sua famiglia e di aver detto di no ad un matrimonio combinato. Ma non è tutto. Sempre in questo audio inedito che è stato fatto ascoltare per la prima volta solo ieri, ad oltre due anni di distanza dal delitto, pare quasi che la ragazza sapesse a che cosa stava andando incontro.

La giovane Abbas è stata uccisa nella notte tra il 30 aprile 2021 e il primo maggio. Prima le è stata tolta la vita, poi è stata sepolta in un casolare abbandonato nelle campagne di Novellara. Ad essere ritenuto il principale responsabile dell’uccisione della ragazza è proprio il padre, lo stesso che la voleva obbligare a sposarsi.

Ma se da un lato la 18enne si era opposta con forza a questa imposizione voluta dalla propria famiglia, dall’altro, come emerge proprio dall’audio inedito, sembra proprio che lei si sentisse in colpa per aver “disonorato” il padre, la madre, i suoi zii e i suoi cugini. Il file dura pochi secondi, durante i quali emergono i sentimenti di angoscia e di paura della ragazza.

Che cos’ha detto Saman poco prima del delitto?

Nel documento sonoro Saman Abbas si scusa con il suo interlocutore e rivela di sentirsi sbagliata. Afferma che la sua famiglia la fa sentire sbagliata. E non è tutto. Nell’audio traspare anche una sorta di possibile consapevolezza a proposito di quello che sarebbe stato il suo futuro. La 18enne di origine pakistane sembra quasi arrendersi al suo destino.

Scusami, sono sbagliata. La mamma, mio fratello e mio zio, tutti me lo dicono che sono sbagliata, se possibile perdonami. Può essere che ci sia questo nel mio destino e che io non andrò da nessuna parte.

Capiamo dunque che si tratta dell’ennesima prova che dimostra la situazione estrema ed insopportabile in cui la giovane viveva dopo che aveva detto di no ad un matrimonio combinato. Tale documento inoltre, mostrato durante la prima puntata della nuova stagione di Quarto Grado, si aggiunge ad altri file contro la famiglia della ragazza. Famiglia che si trova già in una posizione molto grave.

L’omicidio di Saman Abbas

Al momento il padre di Saman Abbas – che dopo la scomparsa della figlia era fuggito in Pakistan con la moglie – si trova in un carcere italiano dopo essere stato estradato dal suo Paese, il quale ha collaborato così con le istituzioni italiane. La madre della ragazza, la signora Nazia Shaheen, risulta ancora latitante.

Ma i genitori non sono gli unici coinvolti in questo tragico caso. Ad essere accusati di aver ucciso la 18enne e di averla fatta scomparire sono anche lo zio Danish Hasnain e i cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ijaz Ikram. Tutti questi membri avrebbero avuto dunque un ruolo importante non solo nell’omicidio della giovane, ma anche nel tentativo di far perdere le sue tracce.

Il movente del delitto è stato il rifiuto da parte della giovane ad un matrimonio combinato. La notizia della scomparsa della ragazza risale alla mattina del primo maggio 2021. In un primo momento si era ipotizzato un allontanamento volontario ma, poco dopo, grazie anche alle testimonianze, i sospetti erano ricaduti tutti sulla sua famiglia. La Abbas nel 2020, quando era ancora minorenne, si era opposta ai suoi genitori e li aveva denunciati per maltrattamento e sequestro di documenti.

Ad inchiodare il padre e gli altri soggetti coinvolti erano state alcune immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza. Esse avevano immortalato tre figure maschili – successivamente riconosciute come lo zio i due cugini della giovane – fuori da un magazzino con attrezzi da lavoro in mano e un sacchetto di plastica.