Nella riforma delle pensioni del 2024 un capitolo di spesa nella legge di Bilancio, sarà occupato dagli aumenti degli assegni mensili, tra i quali anche le minime che dovrebbero ricevere un ritocco che le porterebbe a 670 euro, rispetto ai 600 euro per gli over 75 percepiti nel 2023. Ma non sono gli unici aumenti attesi. Infatti, per le minime c’è da considerare il 2,7% già nelle previsioni di aumento degli assegni nel 2024. Un bonus simile a quelli applicati nel 2023 agli over 75 (del 6,64 per cento) e agli under 75 (dell’1,5%).

Tutte le pensioni fino a quattro volte il minimo (fino a circa 2.250 euro lordi nel 2023), dovrebbero ricevere l’aumento pieno rispetto al tasso di inflazione registrato quest’anno dall’Istat. L’Istituto di statistica comunicherà l’indice di aumento dei prezzi il 20 novembre prossimo. Inoltre, tutti i pensionati dovranno ricevere arretrati per i cedolini del 2023 non adeguati al reale tasso di inflazione che, nel 2022, è stato dell’8,1%, più del tasso provvisorio al quale sono stati calcolati gli aumenti che è stato del 7,3%.

Riforma pensioni 2024, le minime verso 670 euro al mese: ecco tutti gli aumenti previsti

Le pensioni minime potrebbero aumentare fino a 670 euro. Non saranno i 1.000 euro richiesti da Forza Italia, ma gli adeguamenti all’inflazione di chi percepisce trattamenti base dovrebbero ricevere incrementi consistenti anche nella lege di Bilancio 2024.

Ad oggi, gli importi sono di 570 euro circa per chi ha meno di 75 anni e di 600 euro per le minime degli over 75. L’obiettivo nella prossima legge di Bilancio è quello di avvicinare gli importi di chi percepisce meno di tutti a 700 euro. A spingere per il ritocco è soprattutto Antonio Tajani di Forza Italia, alla fine dovrebbero arrivare incrementi fino a 650 o 670 euro.

Pensioni minime 670 euro e conguaglio nel cedolino di gennaio 2024

A determinare l’aumento delle minime fino a questa cifra è la percentuale del 2,7 per cento già decretata nella scorsa Manovra e gli incrementi all’inflazione il cui tasso sarà comunicato dall’Istat il 20 novembre prossimo. Nel cedolino di gennaio 2024, i pensionati con la minima – come anche gli altri pensionati – percepiranno gli arretrati per la differenza di tasso di aumento dei prezzi considerato nella legge di Bilancio del 2023.

A fronte di un tasso provvisorio del 7,3%, infatti, quello definitivo è stato dell’8,1%. La differenza dello 0,8% sarà recuperata nel nuovo anno con gli arretrati spettanti.

Indicizzazione trattamenti di pensione per l’inflazione: ecco gli importi previsti

Il recupero degli arretrati sulle pensioni avverrà per tutti i percettori dei trattamenti, secondo i calcoli assicurati dal meccanismo attualmente in vigore per l’indicizzazione degli assegni. Fino a quattro volte la pensione minima (circa 2.250 euro nel 2023), l’incremento del cedolino è pieno e pari al 100% del tasso di inflazione. Quindi, agli aumenti del 2023 del 7,3%, dovrà essere recuperato anche lo 0,8% del tasso definitivo. Chi percepisce pensioni al di sopra di questa soglia (tra 4 e 5 volte, pari a 2.650 euro lordi, ovvero 1.980 euro netti), vede abbassarsi l’indicizzazione all’85%.

Per le pensioni tra 5 e 6 volte il trattamento minimo (fino a 3.150 euro lordi, 2.300 euro netti), si scende al 53%, tra 6 e 8 volte (fino a 4.200 euro lordi, 2.940 euro netti), l’indicizzazione è del 47%, mentre tra 8 e 10 volte la minima (fino a 5.250 euro lordi, 3.583 euro netti), la rivalutazione è del 37%. Per le pensioni oltre le 10 volte il minimo, la rivalutazione è pari al 32%. A partire dalle pensioni tra 5 e 6 volte il minimo, le percentuali di indicizzazione del 2024 potrebbero ridursi ulteriormente per consentire di recuperare risorse che andranno investite per opzione donna, quota 103 e Ape sociale.