Pensioni, con i dati Inps diramati due giorni fa nel Rapporto annuale, si è scoperto che uno dei maggiori ostacoli delle lavoratrici a uscire con opzione donna, ovvero la penalizzazione dell’assegno dettato dal ricalcolo contributivo, in realtà si attesta a un taglio di appena l’8% dell’importo mensile. Lo stesso Istituto di previdenza, con l’occasione della presentazione del Rapporto, ha sottolineato quanto sia importante che le misure di pensione anticipata – e non solo l’opzione donna – possano essere ricalcolate con il sistema contributivo. A bocce ferme, in realtà, la quota di penalizzazione dell’opzione donna si sta riducendo drasticamente per tanti motivi, primo tra i quali proprio la diminuzione della parte di lavoro fatta prima del 1° gennaio 1996.

Non c’è ricalcolo per altre misure, anche se qualche settimana fa girava una proposta di quota 41 nella versione “light” (per gli alti costi sui conti pubblici). L’ipotesi, alla fine, è stata archiviata e sembrerebbe non essere nelle priorità del governo nella legge di Bilancio 2024. Tuttavia, il ricalcolo contributivo di quota 41 sarebbe differente rispetto a quello reale già applicato a opzione donna.

Riforma pensioni, opzione donna con solo l’8% di penalizzazione: per l’Inps occorrono più misure con ricalcolo contributivo

Dal Rapporto dell’Inps sulle pensioni, emergerebbe abbastanza chiaramente l’esigenza di rendere maggiormente flessibile le uscite anticipate, anche mediante il ricalcolo dei contributi versati per determinare quale sarà l’importo della futura pensione. Le considerazioni arrivano dopo aver constatato che lo spauracchio dell’opzione donna, la misura che fino al 2022 ha consentito alle lavoratrici di uscire all’età di 58 anni (le dipendenti) e di 59 anni (le autonome), unitamente a 35 anni di contributi, in realtà pesava per appena l’8% del futuro mensile.

Di certo, in dieci anni (dal 2013 al 2022), la decurtazione è scesa dal 23% (dato inserito anche nelle relazioni accompagnatorie di alcune leggi di Stabilità degli anni scorsi), a circa un terzo. Il dato testimonia che il ricalcolo della pensione, tutto sommato, può essere accettato pur di uscire il prima possibile dal lavoro.

A tal proposito, si possono fare alcune considerazioni. L’opzione donna con i requisiti unicamente anagrafici e contributivi in vigore fino alla fine dello scorso anno comporta un taglio dell’assegno per il passaggio dal sistema misto (o dal retributivo) a quello contributivo. Il ricalcolo, tuttavia, crea meno tagli che nel passato unicamente perché si sta restringendo la quota dei contributi versati nei due precedenti sistemi e datati prima del 1° gennaio 1996.

In futuro, quindi, se la misura di uscita delle lavoratrici dovesse essere confermata, si andrebbe a restringere ulteriormente la quota di penalizzazione della futura pensione in quanto i contributi versati nel sistema misto sono sempre meno e risultano sempre di più quelli versati nel contributivo, che non subirebbero ricalcoli.

Opzione donna, importi di pensione più bassi di altre misure di uscita anticipata: ecco perché

Gli importi delle pensioni delle lavoratrici uscite con opzione donna sono del 40% circa di media più bassi di chi sia uscito con altre misure di prepensionamento. Ciò deriva, essenzialmente, dal minor numero di anni di contributi vantati rispetto agli altri strumenti di prepensionamento che partono da 40 anni e oltre di versamenti. Inoltre, con opzione donna fino al 2022 le lavoratrici sono uscite prima dei 60 anni di età.

A questi livelli anagrafici vengono applicati coefficienti di trasformazione delle future pensioni ben più bassi di chi esca successivamente. Di conseguenza, il calcolo della pensione avviene per indici che continuano a decrescere per tutti ogni biennio, ma che sono di gran lunga inferiori a quelli applicati a chi esce con la vecchiaia a 67 anni o qualche anno prima con misure di prepensionamento.

Pensioni ricalcolo quota 41, quale sarebbe l’importo mensile?

In attesa di dati più certi da parte dell’Istituto di previdenza, la proposta di ricalcolo dei versamenti al contributivo anche per i lavoratori che attendono quota 41 metterebbe i contribuenti nella stessa situazione di scelta delle lavoratrici. Tuttavia, l’impatto del ricalcolo, rispetto a opzione donna, potrebbe essere diverso. In primis perché il numero di anni di contributi è notevolmente più alto (almeno 41 anni contro 35) e, quindi, la parte dei contributi da ricalcolare con quota 41 dovrebbe essere più alta rispetto a opzione donna.

Avendo iniziato a lavorare in età adolescenziale, la quota 41 consentirebbe a molti dei lavoratori di poter andare in pensione in anticipo poco prima dei 60 anni, all’incirca la stessa età delle lavoratrici andate in pensione fino allo scorso anno con opzione donna. Nonostante la differenza dei contributi versati, sarebbe equivalente il coefficiente di trasformazione: per i lavoratori la moltiplicazione del monte contributi per i coefficienti avverrebbe con indici più bassi dell’attuale quota 103, della pensione anticipata dei soli contributi e della pensione di vecchiaia.