Il 15 settembre di trent’anni fa, nel giorno del suo 56esimo compleanno, fu freddato a colpi di pistola davanti alla sua abitazione di Palermo: chi era don Pino Puglisi, chi l’ha ucciso e perché?

Chi era don Pino Puglisi

Tutti lo chiamavano “Pino”, ma all’anagrafe il suo nome era Giuseppe. Era nato nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre del 1937 da una famiglia di origini modeste: il padre, Carmelo, era un calzolaio; la madre, Giuseppa, si arrangiava come sarta. Entrato in seminario, nel 1960 fu ordinato sacerdote. Alla sua attività religiosa unì, ben presto, quella da insegnante.

Due cose aveva a cuore: il destino dei giovani e quello della sua città, Palermo, sempre più afflitta dalla piaga della mafia. Nel 1970 fu nominato parroco a Godrano, un piccolo paese che, in quegli anni, era segnato da una sanguinosa faida. Vi restò solo per poco tempo: quando se ne andò, nel 1973, grazie alla sua opera di evangelizzazione le due famiglie rivali del posto erano riuscite a riconciliarsi.

Nel periodo che seguì ricoprì diversi ruoli: si unì ai volontari del movimento “Crociata del Vangelo”, ma fu anche pro-rettore del seminario minore di Palermo e direttore del Centro diocesano vocazioni. Nelle sue vesti portò avanti numerose battaglie sociali, lavorando anche come animatore dell’Azione Cattolica e del FUCI.

Nel 1990 divenne parroco della Chiesa di San Gaetano nel quartiere che l’aveva visto nascere, controllato, all’epoca, dai fratelli Graviano, legati a Totò Riina. La sua lotta alla criminalità organizzata non fece che crescere: ai giovani che frequentavano l’oratorio insegnava che il rispetto degli altri si poteva ottenere anche per le proprie idee e non solo per le proprie azioni malavitose. Nelle sue omelie si scagliava apertamente contro i boss locali. Si arrivò così a quel 15 settembre del 1993.

Chi ha ucciso don Puglisi e perché

Nonostante le minacce ricevute, don Puglisi aveva dimostrato di voler combattere per i suoi ideali. Proseguì, ostinato, nella sua attività di recupero dei più giovani. Nel 1992 fu nominato direttore spirituale del seminario arcivescovile di Palermo. L’anno dopo inaugurò il centro Padre Pio, che aveva tra i suoi obiettivi quello della promozione umana.

Il 15 settembre del 1993, giorno del suo 56esimo compleanno, fu freddato a colpi di pistola davanti al portone della sua casa a Brancaccio: erano le 20.40 di sera. Una volta sceso dalla sua Fiat Uno di colore bianco, si era avvicinato all’ingresso della sua abitazione: sentì qualcuno chiamarlo, quando si voltò gli spararono, uccidendolo.

Era diventato un personaggio “scomodo”, “pericoloso”, per gli ambienti di mafia. Doveva essere fatto fuori. Per il suo omicidio sono stati condannati in due, nel 1997: Salvatore Grigoli, soprannominato U’ Cacciaturi, legato a Cosa Nostra, e Gaspare Spatuzza, chiamato U’ Tignusu, affiliato all’omonima famiglia del quartiere Brancaccio. Il primo, diventato collaboratore di giustizia, ha confessato di aver preso parte a 46 omicidi.

Puglisi, nel frattempo, è stato beatificato. Nel corso della cerimonia, il 25 maggio del 2013 Papa Francesco aveva dichiarato:

È stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto.

Oggi dal suo martirio sono passati trent’anni e in molti lo ricordano per aver sfidato la mafia per tutta la vita, riuscendo a salvare molti ragazzi dalla strada e regalando loro un futuro migliore. Alle ore 18 presso la Cattedrale di Palermo si terrà una celebrazione in sua memoria.

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